Petra riuscì a dormire quella notte, ma non prima di essersi girata e rigirata nel letto più e più volte: aveva assistito, ancora una volta, ad una situazione di grande pericolo per i suoi amici. Certo non poteva essere paragonabile ad una serie di uomini armati, ma il fatto che quella donna, che la mutante suppose fosse tale sentendo la sua voce, potesse neutralizzare ben cinque persone con tale facilità e, soprattutto, senza essere vista, la preoccupò. La scarsissima luminosità del luogo la aveva sicuramente aiutata nel contrastare gli "invasori", ma a Petra sembrò di avere a che fare con un vero e proprio fantasma, almeno fin quando non la colpì, mettendola fuori combattimento. L'unica cosa che poté vedere furono due occhi luminosi e giallognoli, mentre stava portando Jason e gli altri alla macchina, che per quanto sapeva erano del tutto innaturali per un'umana. Il mistero si stava infittendo, senza contare quello che avevano visto in quella struttura e del fastidio che la mutante provò alla base del cranio; se l'albina avesse incominciato a chiedersi cosa ci fosse nelle altre camere avrebbe rischiato di non dormire più. Sharon era rimasta esattamente dov'era, senza muoversi di un centimetro durante il sonno, come un cadavere; ciò che tenne Petra ulteriormente sveglia fu proprio lei. Ogni tanto, infatti, buttava l'orecchio verso la donna per udire il suo respiro, tanto basso e sovrastato dal russare di Kimberly: sì, respirava ancora; dormire accanto ad un corpo senza vita non doveva essere il massimo come esperienza, quindi meglio assicurarsi al 100% di non viverla. Preoccupazioni e domande varie a parte, quella notte filò in fretta per l'albina, ovviamente quando riuscì a prendere sonno, e riuscì comunque a svegliarsi prima della bionda. Fu Kimberly, però, ad essere la più pimpante quella mattina: la sera prima nessuno le aveva dato da mangiare ed era di pessimo umore, tanto che continuava a mordere la caviglia di Petra. Nonostante il fastidio, la mutante non poté biasimarla più di tanto, per questo le diede il doppio della razione mattutina di crocchette, sulla quale la terranova si buttò senza esitazioni. La mutante decise di impostare tre sveglie sul cellulare, rispettivamente ad indicare la colazione, il pranzo e la cena di Kim, in modo tale da non trascurarla in caso Sharon fosse impossibilitata a seguirla. Per quanto riguardava quest'ultima, Petra doveva pensare a come intavolare quel "discorsetto" con lei, ma non prima di aver fatto colazione assieme. L'ultima volta che la mutante aveva provato a farsi colazione da sola non aveva avuto altro che un fastidio allo stomaco, per questo si mise a cercare su Google, tramite telefono, cosa mangiare per una buon pasto di inizio giornata. Ci mise tutto l'impegno possibile, nel mentre che la terranova stava a panciolle soddisfatta per la sua doppia colazione, e compose tutto sul tavolo: una ciotola piena di fiocchi d'avena, un bicchiere pieno di succo di pompelmo, un piatto di due uova all'occhio di bue, che Petra si sorprese di essere riuscita a cucinare, e fette di pane integrale. L'albina guardò più e più volte la disposizione dei componenti sul tavolo, continuando a disporli e ridisporli su di esso, cercando l'ordine perfetto, ma ciò che la interruppe furono proprio dei passi provenienti dalle scale: Sharon si era svegliata. La mutante andò a sedersi, lasciando il posto da capotavola, quello davanti alla colazione, a Sharon; Petra mise su il sorriso più naturale che poté, e salutò la donna che nel mentre avanzava verso di lei, ancora stordita.
Petra;; « Buongiorno, Penny. Finalmente ti sei svegliata! » La mutante pronunciò le labbra verso di lei, aspettandosi un bacio, che le venne subito dato dalla donna.
Sharon;; « Ciao amore.. Ma quanto ho dormito? » Chiese, a bassa voce, rialzandosi col busto e grattandosi la nuca, ella aveva un'espressione totalmente confusa in viso. Kimberly scodinzolò, andando da lei per salutarla.
Petra;; « Un bel po'! Però, ho pensato di prepararti qualcosa, così non arrivi a mezzogiorno con il mal di pancia! » Esclamò, riferendosi orgogliosamente a ciò che le aveva preparato, di cui Sharon se ne accorse solamente in quel momento. La bionda spalancò le labbra, osservando tutti gli ingredienti collocati di fronte a lei.
Sharon;; « Amore ma.. Lo hai fatto tu? » Sorrise raggiante, ancora incredula.
Petra;; « E chi sennò? Dai, siediti e mangia, prima che le uova si raffreddino! » Sharon obbedì, scostandosi i capelli dalla faccia, guardando tutto davanti a sé, essendo per qualche secondo indecisa sul dove cominciare. La bionda optò per le uova, rompendo il tuorlo con una pezzo di pane integrale, impregnandolo del liquido.
Sharon;; « Tu non mangi, tesoro? » Chiese, dopo aver dato il primo morso al pane integrale.
Petra;; « Ma sì, qualcosina.. » Prese anche lei del pane, ed incominciò a mangiarlo a secco. « Ti è piaciuta questa sorpresa? » Domandò.
Sharon;; « Moltissimo! » Rispose, parlando a bocca piena, per poi mandare giù il boccone con un sorso di succo di pompelmo. « Vedo che stai facendo progressi! »
Petra;; « In realtà non è nulla di ché.. » Ammise, in tutta sincerità. « Non c'era molto da cucinare, uova a parte.. Avrei potuto farti un Juicy Lucy, ora che ci penso. » Prese qualche fiocco d'avena in mano, ed incominciò a mangiarseli: non sapevano di niente.
Sharon;; « Beh, lo avrei mangiato comunque. Grazie, amore. » Ammise, continuando a mangiare e Petra annuì, parzialmente soddisfatta.
Petra;; « Sharon, amore.. Ti devo chiedere una cosa.. » Partì, non nel modo in cui lei si era promessa di fare.
Sharon;; « Dimmi! » Rispose, prontamente.
Petra;; « Beh, ecco.. Tu hai un occhio viola. » L'incapacità di Petra nell'esprimere i propri pensieri e i propri dubbi si era ben palesata e Sharon la guardò, come se non riuscisse a capire.
Sharon;; « Beh, sì! Io ho un occhio viola, non dirmi che te ne sei accorta solamente adesso! Si chiama "Eterocromia oculare", è quando si ha occhi di colore diverso. » Continuò a mangiare, ma Petra proseguì.
Petra;; « ..Sì, me ne sono accorta; io quello che voglio chiederti è un'altra cosa. Sharon, ti è mai capitato, magari quando noi discutiamo o sei arrabbiata per qualcosa, di sentire qualcosa di strano all'occhio sinistro..? » Sharon tornò a guardarla, e dopo cinque secondi scosse il capo.
Petra;; « No..? »
Sharon;; « No, amore. »
Petra;; « Sei sicura? »
Sharon;; « Non vedo perché dovrei mentirti. » Rispose prontamente, finendo il suo bicchiere di pompelmo, Petra poté percepire una variazione del tono di Sharon.
Petra;; « Sharon, il tuo occhio diventa letteralmente un faro quando discutiamo. » La bionda alzò un sopracciglio, e la sua cosce iniziarono a tremare sotto il tavolo.
Sharon;; « Non so di che parli. » Scosse nuovamente la testa, alzandosi dalla sedia per allontanarsi. Petra la raggiunse, afferrandola per il braccio, dovendo quasi strattonarla per tenerla ferma.
Petra;; « Sharon, tu stai tremando! Sharon, cos'è successo ieri?? » Si mise davanti a lei, ma la bionda schivò il suo sguardo, come se non volesse incrociare gli occhi di Medusa per non venire pietrificata. Petra si vide costretta a prendere il suo viso tra le mani, orientandolo verso di lei, con una fatica immensa: la bionda si stava opponendo con tutta la sua forza e questo ferì la mutante nel profondo. « Sharon, guardami!! Che cosa è successo ieri??!! » Insistette, alzando la voce. Una volta essere riuscita a direzionare il suo volto al proprio, Petra si accorse che Sharon, volontariamente, teneva serrate le palpebre sinistre.
Sharon;; « Non so di che.. Parli. » Rispose a fatica, poggiando le mani sulle spalle di Petra, in modo tale da spingerla via. I ruoli erano invertiti: quella che doveva essere assistita non era più Petra ma Sharon; doveva essere la mutante quella a non sapere, quella attanagliata da un grosso problema e colei che non si poteva contestare in alcun modo. Petra resistette, piantando i piedi a terra per non farsi allontanare.
Petra;; « Sharon, apri.. apri gli occhi!! » Esclamò, avvicinando le dita verso l'occhio sinistro.
Sharon;; « NO! » Ella prese l'avambraccio dell'albina, stringendolo con una forza maggiore del dovuto, comprimendo il suo tessuto muscolare, arrossandolo. Il braccio di Petra venne abbassato. La mutante dovette chinarsi, dolorante, tentando di tirare via la presa di Sharon dal suo braccio.
Petra;; « Ahia.. Ahia! Mi stai facendo male, Sharon! Basta! » Petra alzò gli occhi, guardandola, dal basso: la bionda aveva aperto gli occhi e, come prevedeva, il suo occhio viola brillava da tanto che era lucente. Kimberly si frappose tra le due, prendendo le difese di Petra, dopo che aveva sonoramente abbaiato durante tutta quella situazione. « Sharon! Guardati allo specchio!!! » Esclamò.
Sharon;; « . . . » La bionda allentò lentamente la sua presa, senza distogliere lo sguardo da lei. Sharon la scrutò dall'alto e, a contrario della notte precedente, il suo respiro era molto più pesante e affannoso, un respiro sofferto, riconducibile a quelli che si facevano dopo un lungo pianto. L'occhio viola, dall'essere luminescente e chiaro, ritornò alla normalità: spento e scuro. Sharon voltò il capo verso lo specchio del salotto, avvicinandosi; si trattava dello stesso specchio nel quale Petra aveva visto quell'uomo dai caratteri somatici identici a lei. Si fermò davanti alla sua immagine, incominciando a parlare.
Sharon;; « Petra. »
Petra;; « . . . »
Sharon;; « Tu pensi che io sia stupida, non è vero? » Lentamente si voltò verso di lei, guardandola. Petra poté rivedere lo stesso sguardo che la donna le aveva rivolto dopo la discussione riguardo all'ubriacone del pub, quando le disse di non volerla più rivedere. La mutante, da quella volta, sperò di non ritrovare più in Sharon quell'espressione di disprezzo, ma come al solito la vita riservava orribili sorprese.
Petra;; « Io non l'ho mai fatto! » Ribatté, tentando di rialzarsi. Kimberly incominciò ad indietreggiare, perché Sharon avanzò, lenta ma decisa.
Sharon;; « Credi che non l'abbia capito, Petra? Come hai architettato tutto questo per il tuo sporco volere? » La mutante poté percepire una distorsione sempre più crescente nella sua voce, in direzione della stessa tonalità con la quale Sharon le aveva detto "Io sono Sharon Dane", la sera prima.
Petra;; « Ma di che cosa stai parlando?! Io voglio aiutarti! » Rispose, balbettando, cominciando ad indietreggiare assieme a Kimberly. L'occhio tornò ad essere velocemente di un viola acceso.
Sharon;; « Aiutarmi? Non mi prendere per il culo. Tu vuoi farmi passare per pazza, farmi sbattere in un merdoso manicomio a marcire per il resto della mia vita!! » Ringhiò, spalancando le palpebre in maniera innaturale.
Petra;; « Io.. Io non so neanche cosa sia un ma-manicomio! » Rispose, in sua difesa, incominciando a salire le scale, perché Sharon la stava costringendo a fare ciò, spingendosi verso di lei.
Sharon;; « BUGIARDA!! » Urlò, e per poco Petra non cadde per lo spavento. La velocista incominciò a tremare, guardando la donna che amava trasformarsi, lentamente, in un mostro ricolmo d'odio. Kimberly si nascose tremolante sotto la credenza del salotto, ancora troppo piccola per fare qualcosa, benché volesse mettere fine a tutto questo.
Petra;; « Non è vero! Io non lo sono!! » Ribatté, tentando di ricomporsi.
Sharon;; « FALSA!! VISCIDA!! STUPIDA!! » Continuò ad insultarla; dalle sue labbra uscì qualche filo di bava, sintomo di una rabbia incolmabile.
Petra;; « BASTA! SMETTILA, PER FAVORE!! » Petra strinse gli occhi, si tappò le orecchie con le mani, e sperò invano di non poter sentire ulteriori cattiverie.
Sharon;; « Ti piacerebbe, non è vero?? Quanto è bello vivere tra le bugie, vero Petra? » Sibilò, malvagiamente; ormai la sua lingua era una lama velenosa, pronta a trafiggere Petra da parte a parte.
Petra;; « ZITTA! » Rispose in un singhiozzo, cercando di controllare le sue emozioni. Il labbro inferiore di Petra tremò, di fronte ai denti serrati. Divenne tutta rossa in viso, e non aveva il coraggio di riaprire gli occhi.
Sharon;; « Peccato che le bugie vadano punite, e sarai punita con la verità, piccola ingannatrice. PERCHE' IO SONO LA VERITA'. IO SONO SHARON DANE! » Ma qualcosa, in Petra, si spezzò: non ce la fece più a sopportare la pressione, soprattutto perché non capiva la ragione dietro tutte quelle ostilità. Le ferite emotive che le erano state inflitte causarono il crescente bisogno di un contrattacco; Petra non avrebbe permesso a nessun altro di parlarle in quel modo, nessuno. Chiunque si fosse anche solo permesso di rivolgerle una singola parola sgradita, sarebbe andato incontro alla furia violenta della mutante: chiunque, tranne Sharon. In quel momento, però, la razionalità, i sentimenti e il buon senso abbandonarono il corpo dell'albina, lasciando spazio agli insulti di penetrare la sua pelle, scatenando il peggio di Petra.
Petra;; « HO DETTO DI STARE ZITTA!!! » Ruggì, lanciandosi verso di lei. L'impatto delle nocche della velocista contro il viso della donna fu istantaneo, ma Petra poté vedere il suo viso perdere conoscenza molto lentamente, dopo l'impatto rovinoso del pugno. Sharon venne sbilanciata, e le sue palpebre divennero pesantissime: perse i sensi, pochi millesimi di secondo prima di cadere giù dalle scale. Ella non sbatté la testa, la caduta non arrivò neanche lontanamente ad essere violenta quanto il colpo sferrato dalla mutante. Il piacere di aver fermato quel fiume in piena di offese venne, quasi immediatamente, sostituito dalla disperazione e da un fortissimo senso di colpa: aveva colpito la sua donna e, nonostante non sapesse cosa fosse un trauma, la paura di aver fatto qualcosa di irrimediabile si manifestò in lei, propagandosi rapidamente. Kimberly, uscita dal suo nascondiglio, corse allarmata verso Sharon e così fece anche Petra. « Che cosa ho fatto..? Che cosa ho fatto!!?? » Piagnucolò, mettendosi le mani tra i capelli. Kimberly incominciò ad abbaiare e a guaire di fronte al corpo privo di sensi della donna, mentre Petra prese a scuoterla a dovere. « Sharon..?! Sharon, ti prego, svegliati!! Cazzo! Merda! Porca puttana! SVEGLIATI, TI PREGO!! » Nel mentre che Petra la dimenava, si accorse che sulla guancia di lei si manifestò una grossa macchia nera e violacea; questo non fece altro che gettare la mutante ancor di più nel vortice del panico. L'albina deglutì, e le sue braccia incominciarono a tremare vistosamente: Petra guardò il viso sfigurato di Sharon, non sapendo cosa fare. « Io.. non volevo, ti giuro io.. » Parlò a Kimberly, come se quest'ultima la stesse giudicando. « Io.. Io.. Non sto capendo più niente! Che cosa devo fare?? Che cosa faccio adesso?? Ho cercato di mettere a posto, ma ho finito per peggiorare le cose.. Io non sono una falsa, né viscida e nemmeno stupida.. Io non sono una bu-bugiarda!! Non ho voluto che lei andasse in un manicomio.. Perché ha detto quelle cose, Kim!?! Io.. Io mi sono arrabbiata e..e.. L'ho colpita!! L'ho colpita.. forte.. Ed ora la sua faccia è viola.. Come faccio adesso??!! » Man mano che Petra dava sfogo ai suoi pensieri, la sua voce diventava sempre più rotta e acuta, tanto che necessitò di spaziare, sempre più frequentemente, tra una frase e l'altra. Gesticolò ripetutamente con le braccia, ma le sue mani finirono sempre tra gli argentei e spettinati capelli, le classica posa disperata. Accovacciata, nel mentre che reggeva Sharon tra le braccia, Petra si torturò il labbro inferiore, ripetutamente, quasi come se fosse un tic nervoso, mordendolo così forte da essere ad un passo dal tagliarselo. Kimberly, di risposta, posò una zampa anteriore sulla coscia di Petra, in segno di empatia e supporto. La mutante iniziò a calmarsi solamente dopo tale gesto: ci impiegò un po', visti i numerosi respiri profondi che dovette compiere per stabilizzarsi. La Terranova, per aiutarla ancora, si mise a strusciare il proprio capo contro il fianco della mutante, la quale reagì dandole qualche carezza. « Tu n-non pensi che io sia una b-bugiarda.. Non è vero, Kim..? » Kimberly, sorprendentemente, scosse il capo, facendo rimanere Petra stessa sbalordita. « Quindi tu mi aiuterai..? A-anche stavolta..? » Kimberly rispose con un sonoro abbaio, che diede a Petra la motivazione di agire. « Allora andiamo. » Il corpo di Sharon venne preso in braccio e, per la terza volta in pochi giorni, condotto in camera. Petra riprese in mano il proprio cellulare, mettendosi a cercare con frenesia il rimedio per quella macchia violacea, che scoprirà chiamarsi "livido". Per prima cosa, l'ematoma doveva essere rilassato con del ghiaccio per 15 minuti ogni ora, poi dovevano essere mescolati acqua e aceto, in modo tale da creare un miscuglio da spalmare sulla zona interessata. Fu proprio questo rimedio ad essere il primo; trovare l'aceto non fu difficile, e la mutante riuscì a mescolare i due liquidi con un piccolo cucchiaio, mettendoci tutta l'energia possibile e schizzando un po' dappertutto. Il liquido venne versato a gocce sulla faccia di Sharon. Il livido, visto ancor più da vicino, faceva ancor più impressione e, nello spalmare, l'albina aveva la costante paura che lei si svegliasse a causa del fastidio. Kimberly fu quella incaricata di dover tenere il ghiaccio contro la guancia della bionda, ma siccome non vennero trovati pezzi di ghiaccio nel freezer, le due dovettero arrangiarsi con una confezione di gelato piena a metà. La cagnolina era ben concentrata: faceva pressione con le zampe, tenendo l'imballaggio di gelato alla vaniglia ben attaccato alla guancia della donna. Questi due rimedi casalinghi vennero ripetuti, intervallati da pause, il tempo che la pelle assorbisse il miscuglio e che il freddo smise di fare effetto. Ben presto si fece mezzogiorno e la sveglia per il pranzo di Kimberly suonò, causando nella mutante una reazione istantanea, onde evitare il brusco risveglio di Sharon. « Ecco qui. » Appena la ciotola venne messa a terra, la cagnolina si fiondò a divorare le sue tanto meritate crocchette; una volta sistemata la palla di pelo, Petra sentì il proprio cellulare vibrare ancora. « Chi è adesso?? » Sussurrò, prendendo in mano il proprio dispositivo.
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Sci-fiPetra Maximoff è una mutante col dono della supervelocità che si trova, di suo malgrado, alle prese di un mondo ostile nei confronti della sua razza. A rendere il suo viaggio ancor più intricato e complesso, ci sarà la scoperta di una vita passata...