Petra non aveva ancora mangiato quella sera. Con tutto quell'allenamento, e lo stress accumulato nelle ultime ore, il suo stomaco ruggiva dalla fame. Sebbene avesse voglia di mangiare a sbafo, sapeva che non avrebbe fatto altro che pensare a quello che aveva visto nella mente di Raven, fino a farle andare il cibo di traverso. Mai avrebbe pensato di vederla così, e mentre cucinava malamente una serie di petti di pollo, aveva impressa l'immagine della stimata mutante ridotta in uno stato di sofferenza degradante. Poteva quasi sentire ancora l'odore del suo sangue, e le grida dell'infante trapanarle le orecchie. Petra guardava quelle fette di pollo arrossarsi, ed arrivò a vederle blu. Si diede un paio di schiaffi, per rinsavire da quello stato mentale. Si era intrufolata nella cucina proprio per sfogarsi mangiando: sapeva benissimo che non doveva essere lì, ma cosa sarebbe potuto succederle di preoccupante? Accompagnò quei petti di pollo mezzi bruciati a del riso scotto: in cucina era sempre stata una frana, ma pur di mettere qualcosa sotto i denti, si accontentava anche di quello. La sala da pranzo sembrava ancora più grande quando era vuota, addobbata solamente dagli striscioni appesi, illuminati dalla fioca luce lunare. Tutti, ovviamente, atti a sponsorizzare l'imminente incontro: il 20 di Dicembre si sarebbe deciso tutto, in primo luogo la migliore tra lei e Elizabeth. Molti, nella scuola, non avevano alcun dubbio: attaccati alle pareti, infatti, c'erano due cestini per le scommesse. Un grande mucchio di banconote per Elizabeth contro 40 dollari scarsi puntati su Petra. Quest'ultima non ci fece troppo caso, e continuò a mangiare: pensò che più le persone puntassero su Elizabeth, e più sarebbe stato divertente causare nei suoi compagni una perdita economica. Mentre si ingozzava di riso e pollo, Petra continuava a pensare al bambino che Raven aveva lasciato all'ingresso della villa: se solo fosse riuscita a vederlo, magari avrebbe potuto raggiungerlo; ma quanti anni erano passati da quell'avvenimento? A giudicare dall'aspetto di Raven, quel parto sarebbe potuto accadere il giorno prima, dieci anni prima o cinquant'anni prima: affidarsi visivamente ad una mutante capace di rimanere giovane e bella per sempre era una controindicazione non indifferente. Raven era una mutante dagli innumerevoli segreti, ma perché non le aveva mai parlato di un bambino? Proprio lei che aveva sviluppato un sentimento materno nei suoi confronti, perché tenere nascosta la sua esistenza, e lasciarlo nel posto che in seguito avrebbe attaccato? Anche affidandosi alle memorie di Pietro, non le risultava che Raven gli avesse mai detto qualcosa a riguardo di una sua maternità. Petra pensò che essere successo qualcosa di terribile, e visto il modo in cui il pargolo venne al mondo, ne era praticamente certa. Che fosse successo dopo lo scioglimento della Confraternita? Che si trattasse di uno degli studenti più piccoli? Se Petra lo avesse ritrovato, magari avrebbe potuto riunire entrambi: ma come si trova il figlio di una trasformista e di un "padre" dall'aspetto sconosciuto? Troppe cose a cui pensare, soprattutto quando venne, improvvisamente illuminata dal raggio di una torcia. Festus, il guardiano notturno, cuoco e inserviente della scuola, entrò a passo svelto.
Festus;; « Hey tu! Non conosci il regolamento?! Non si può accedere alla sala grande in orario notturno! » Esclamò, grugnendo, gesticolando con le sue quattro braccia.
Petra;; « Sì, lo so! Lo so! Mangio e me ne vado... E abbassa quella torcia, mi stai accecando! » Festus fece un verso indecifrabile, spazientito, ed acconsentì ad abbassare la torcia.
Festus;; « D'accordo, ma vedi di fare in fretta, sono già in ritardo sulla scaletta. » Le diede le spalle, e fece per andarsene.
Petra;; « Si sieda. » Rispose con la bocca mezza piena.
Festus;; « ...Come? » Domandò smarrito.
Petra;; « Si sieda. Devo farle delle domande. » Il mutante, con non poca titubanza, si diresse a sedersi adiacente a Petra. Quest'ultima mangiava tranquillamente.
Festus;; « Cosa vuoi sapere? » Domandò, unendo le mani sul tavolo, non sapendo cosa pensare: nessuno lo interpellava mai, soprattutto gli studenti.
Petra;; « Noi due ci siamo già visti in passato, giusto? » Incominciò, infilzando pezzi di pollo con la forchetta.
Festus;; « Direi di sapere piuttosto bene chi sei. » Rispose con una lieve nota di sarcasmo.
Petra;; « Recente passato. Intendo recente passato. » Precisò. Festus fece un sospiro. « Una manciata di Km fuori da Detroit. Metropolitana. »
Festus;; « Io viaggio molto spesso, anche fuori città. Non tutto quello che serve a questo istituto è sempre a portata di mano, sai? » Il mutante sbuffò: voleva essere in tutt'altro posto, in quel momento.
Petra;; « Parlo dei tre ragazzi. » Replicò a bocca piena.
Festus;; « Oh, non so di che parli. » Rispose prontamente, alzando due braccia su quattro.
Petra;; « Quei ragazzi sono morti. » Tornò a guardarlo negli occhi, mentre continuava a mangiare. Festus rimase immobile e imbarazzato per qualche secondo. Petra parlava con una tranquillità piuttosto straniante.
Festus;; « ...Perché lo stai dicendo a me? » Petra alzò alle spalle.
Petra;; « Non ho più nulla da nascondere. » Rispose calma.
Festus;; « Ma... Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? Mi stai consegnando una responsabilità che non voglio avere! Cazzo, che cosa succederebbe se i tuoi professori lo venissero a sapere?! » Sbottò, agitando tutte le quattro braccia.
Petra;; « Non è un grosso problema. In fondo lo sanno già. La mattina dopo la mia scia era su tutti i telegiornali, qualche ora dopo tre cadaveri vennero rinvenuti da dentro un cassonetto. Solo uno stupido non saprebbe fare due più due. E in più: io sono quì per una manovra di contenimento nei miei confronti. Lo sai benissimo anche tu. » Ella si manteneva tranquilla, mentre beveva e mangiava quel pasto improvvisato.
Festus;; « Continuo a non capire dove tu voglia arrivare. » Rispose spazientito.
Petra;; « Ricordo che avevi confabulato qualcosa, riguardava il tuo non essere più in forze come un tempo. A questo punto volevo chiederti: hai mai provato quella profonda sensazione violenta, quando vedi qualcosa di profondamente ingiusto? Quando davanti a te si predispongono due alternative: piangere e venire considerato un'anima schiacciata dalla società, il cui unico destino è la commiserazione e un "se solo avessi potuto", oppure... Fare qualcosa di talmente brutto, che non lascia spazio a nient'altro, nemmeno ai rimpianti? » Festus prese un buon minuto per rispondere a quella domanda. Incrociò tutte le sue braccia tra di loro, e guardò in alto.
Festus;; « Durante la guerra del Golfo, il governo aveva un accordo segreto: si parla di documentazione riservatissima... Secondo il quale ogni squadrone doveva avere almeno un soldato mutante. Se pensi che il governo possa agire nell'ombra oggi, all'epoca era pressoché invisibile. Eravamo in tanti, almeno per lo squadrone d'assalto in terra nemica. Alcuni li conoscevo, altri no. Ci hanno messi in una stanza, e l'ordine impartito era il seguente: " Prenderemo solamente colui che rimarrà vivo. Lui sarà declassificato come "non mutante". Uno di noi rispose: " Noi siamo mutanti, siamo quì per servire il nostro paese! " Quella voce così fredda, baritonale, e senz'anima dell'interfono disse: " Decideremo noi chi sia un mutante e chi no, fino a quel momento: siete bestie. " Avevo un figlio in arrivo, avevo promesso a mia moglie che sarei tornato. Il pensiero che crescesse senza un padre... Li uccisi tutti, i loro corpi ammassati riempirono la stanza. Il fetore della morte... Lo sento ogni notte, prima.. Prima di addormentarmi. » Petra lo ascoltò in rigoglioso silenzio. Ad un occhio esterno, poteva sembrare che quel discorso le stesse piacendo, come se si trattasse di un'improvvisa sadica passione nel far riemergere, agli altri, ricordi spiacevoli, ma la totale assenza di emozioni sul viso di Petra confuterebbe tutto. Successivamente, ella si alzò, fece un cenno col capo, lo ringraziò, e si allontanò passo dopo passo, lasciando Festus nella sala da solo con i suoi pensieri. Dentro di sé aveva ottenuto quello che voleva, ma ciò che significava, lo avrebbe solamente fatto uscire dalla sua testa al momento giusto. C'era una cosa che aveva imparato, da Raven, ed era quella di non lasciare troppi indizi dietro di sé. Buffo, in effetti, se si pensava che la natura del suo potere era proprio quella di lasciarsi alle spalle una scia blu. Era ben cosciente di essere stata loquace e petulante, e che questo le ha portato più sventure che altro. Se quella doveva essere davvero la fine di Quicksilver, l'ultima grande sfida prima di accettare di non essere più una mutante, sarebbe arrivata esattamente come voleva lei. Dormì in palestra, quella notte, sdraiata sulla panca. Venne scoperta da un incredulo Piotr, che tutte le cinque del mattino si alzava per controllare il funzionamento di tutte le macchine. Decise di lasciarla in pace, e non farsi domande, perché da lì in poi sarebbe diventata abitudine. Tutti i giorni li passava ad allenarsi intensamente, provando per la prima volta il sentore della fatica, di un limite umano, di braccia e di gambe che iniziavano a farsi pesanti. Vedeva che Kurt, Jubilee, Roberto e James si stancavano molto dopo di lei, e il sentirsi fuori posto iniziò a farsi strada nella sua mente. Ma faceva partire un altro round, andava avanti di qualche ripetizione, faceva un km in più di corsa.
Petra;; « Mente debole. Corpo debole. Spirito debole. » Continuava a ripetersi come un mantra, e l'animo vinceva sul corpo stanco e provato. Ogni singola volta. Anche se questo significava farsi portare bottiglioni d'acqua dalle zanne bavose di Kimberly, perché troppo stremata per alzarsi da terra, ella rifiutava di arrendersi e non le mandava a dire ai poveri Emma e Kurt, ogni volta che provavano ad aiutarla; perché una storia senza un finale deciso dall'autore, non è un finale degno di essere letto. La Danger Room divenne uno strumento di tortura e pressione per il corpo. Petra impose che questa venisse utilizzata per allenamenti che persino Piotr avrebbe definito " esagerati ". Un campo in fiamme da attraversare, dove l'energia sprigionata da Roberto avrebbe creato una vera e propria supernova. Petra sentì il suo corpo bruciare, emanare un vapore che l'avvolse come un abbraccio. « Mente debole... Corpo debole... Spirito debole. » Ripeteva, cercando ossigeno ma venendo colta da una coltre di fumo, oltre che il morso di Lucifero. Gli occhi fuori dalle orbite impensierirono spesso Roberto, ma sapeva che se si fosse fermato gliela avrebbe fatta pagare. Continuò a camminare, nonostante le bruciasse tutto, con degli occhi che sprigionavano fiamme più accese di quelle che circondavano. Meditò in mezzo ad una bufera di neve, con una morsa glaciale che si stava, piano piano, congelando il suo corpo. Come lunghe dita artigliate, il ghiaccio abbracciava la ragazza, finendo quasi per paralizzarle la parte sinistra del corpo. Ella tremava, ma impose al suo corpo di non pensarci, di rimanere ferma e di non farsi portare via dalla bufera. « Trovare equilibrio, avere mille nemici come non averne nessuno. » Petra sapeva che Elizabeth sfruttava a suo vantaggio il dolore, le insicurezze e le paure; se quello che le aveva fatto Raven l'aveva scossa, ciò che sarebbe stato in grado di fare la telepate, sarebbe stato mille volte peggio. In quei giorni la suddetta sembrava scomparsa, nemmeno i suoi compagni avevano idea di dove fosse, ma Petra era ben consapevole del fatto che presto sarebbe uscita allo scoperto. In ogni caso, era compito di tutti fare in modo che le due stessero lontane l'una dall'altra. Di certo, volevano evitare risse inutili come quella di sere prima. La vera prova, a cui Petra sottopose il suo corpo, fu quella di utilizzare la Danger Room come una camera a regolazione gravitazionale. Voleva vedere quanto avrebbe resistito, ed ordinò di aumentare gradualmente la gravità della stanza. Non impiegò molto, prima che ella scoprisse quanto forte fosse l'attrazione gravitazionale, perché si ritrovò presto con la sensazione di star trasportando un macigno sulle spalle. Le sue gambe tremarono, fino a quando non si inginocchiò. Il respiro le mancava: strinse i denti e chiuse gli occhi. Era come se fosse ancorata al terreno, che ci fosse il peso di una montagna a farle da ancora. Emma, improvvisamente, parlò all'interfono.
Emma;; « Adesso basta, Petra!! Ne ho abbastanza, non ti permetterò di distruggerti in questo modo. Lo so che ti senti come se dovesse provare qualcosa a te stessa, ma hai dei limiti, Petra! Tutti noi li abbiamo. Accettalo, Petra, per favore!!! DEVI ACCETTARE I TUOI LIMITI!!!!! » Ma quello che videro tutti, gli lasciarono esterrefatti. Petra, sopportando una attrazione gravitazionale triplicata, lentamente tornò in piedi. Il suo corpo, teso e contratto nell'esemplificazione della definizione "Impresa d'Ercole", sembrava fatto d'acciaio. Petra, in risposta alle parole di Emma, lanciò un urlo di fatica, rabbia e voglia di rivalsa. Da lontano, nelle alture, due ombre stavano osservando la scena.
Piotr;; « Deve considerarsi fortunata ad essere ancora viva ed invece eccola a giocare. Pensa davvero che sia tutto uno scherzo. Che ce ne staremmo quì a tesserle le lodi. Una tale incoscienza ed una tale arroganza non possono che disgustarmi. » Una voce femminile, accanto a lui, sogghignò.
Ororo;; « A volte sei davvero divertente, Piotr; mi vorresti davvero far credere di non essere impressionato! Se tanto la credevi così incosciente ed arrogante, perché l'hai messa in questa situazione? » Domandò, provocatoria, guardandolo con la coda dell'occhio.
Piotr;; « Lo sai meglio di me che i ragazzini imparano meglio con le cattive. » Asserì, annoiato.
Ororo;; « Se ti mostrassi per quello che sei realmente, forse per qualcuno scaleresti le classifiche degli insegnanti preferiti. Sappiamo bene che riconosci dei leader quando li vedi: forse non era la tua favorita fin dall'inizio, ma non provare a fingere di non star tifando per lei in tutto questo. » Rispose con un sorrisetto beffardo sulle labbra, allontanandosi facendo fluttuare il mantello dietro di sé. Piotr rimase nascosto, ad osservare l'allenamento, e senza farsi vedere sorrise appena. In quei giorni non mancavano di certo gli sparring, e Petra sviluppò un certo piacere nell'indossare i guanti e salire sul ring assieme a Jubilee. Le due si prendevano a parole ad ogni round, ma per ogni volta che si colpivano, entrambe sapevano che un rispetto reciproco stava nascendo. Petra non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a fare a pugni, per ore ed ore, ed essere iniziata ad un'amicizia in questo modo. Le due arrivavano stramazzate a terra sempre al dodicesimo round, a respirare a pieni polmoni, sopra quel ring bagnato di sudore.
Jubilee;; « Hai cinque secondi per rialzarti, o otterrai il meritato titolo di " weak ass fraud" » La provocò, dopo essersi tolta il paradenti e spostata i capelli dal viso con il guantone. Petra, per tutta risposta, le sputò addosso il proprio paradenti.
Petra;; « Hey, no hard feelings. » Rise di lei, e venne spintonata via con una guantata in faccia. Una spintonata di rimando e in pochi secondi erano in piedi a prendersi a pugni sul ring. Tuttavia, tra un round e l'altro, si potevano vedere sui loro visi i sorrisi di puro divertimento.
Jubilee;; « Ancora devo aspettare una tua vittoria pulita su di me. » La salutò, poco prima di trovarsi lanciata la bottiglietta che si stava tracannando Petra, portatale da Kimberly. Petra era seduta contro il muro, a riprendere fiato dopo quell'ennesima giornata intensa. Ormai mancavano solamente sette giorni, sette giorni all'incontro decisivo. Emily Guerrero le tamponò il viso con un asciugamano pulito, pulendolo dal sudore.
Emily;; « Agitata? » Domandò, e Petra annuì. « Hai fatto il possibile, e forse qualcosa in più. A ricordare come eri arrivata sul ring, direi che ti sei messa ad imparare in fretta. » Osservò, mettendosi le mani sui fianchi.
Petra;; « Piuttosto, mi dispiace di averti aggredita. Sai, un paio di mesi fa. Semplicemente non sapevo chi tu fossi, e pensavo mi stessi prendendo in giro. » Replicò con una certa stanchezza addosso. Emily se la rise.
Emily;; « Senza offesa, Petra, ma sei davvero una frana a chiedere scusa. Sì, diciamo che mi sono presa un po' di libertà sul ring, per vendicarmi, ma è tutto a posto. Passato. » Le mise il pugno contro la faccia e la spinse via in maniera scherzosa.
Petra;; « Oh, ti sei presa delle libertà? Sai, non me ne sono accorta. » Rispose in maniera provocatoria, lasciandosi andare ad un risolino giocoso. Emily annuì appena, e dopo qualche secondo le rispose.
Emily;; « E' bello vederti sorridere, Quicksilver. » Ella si allontanò da lei, afferrando il suo borsone riposto accanto al ring. « Oh, e dovresti uscire una di queste sere. Prendere un po' d'aria. »
Petra;; « Ma io non posso uscire! Non più, almeno. » Lamentò.
Emily;; « Ripostiglio del terzo piano, finestra a sinistra. » Si voltò solo per risponderle, intimare di starsene zitta a riguardo e mandare un bacio soffiato a Kimberly prima di andarsene. Petra se ne stette lì per minuti interi, a riprendere fiato, mentre coccolava il lungo pelo della terranova. Alzò lo sguardo, e si trovò Emma e Kurt davanti.
Emma;; « Avanti, diglielo! » Lo esortò.
Kurt;; « Ma tu sei molto più brava con le parole! Diglielo tu. » Protestò.
Petra;; « Perché parlate come se io non potessi sentirvi? » Domandò, confusa.
Emma;; « Kurt ha qualcosa per te. » Esclamò, spazientita, ma con un sorrisetto sulle labbra. Petra aggrottò la fronte, rialzandosi da terra per avvicinarsi.
Kurt;; « Volevo dartela dopo l'incontro, in realtà. Adesso non credo che sei nello stato d'animo giusto per- » Emma le diede una gomitata sul braccio.
Emma;; « In realtà voleva dartela proprio adesso. Vero Kurt? » Petra, in quel momento, notò che Kurt aveva le mani congiunte in maniera sospetta. Il mutante sembrava a disagio, piuttosto teso, e Petra incominciò a guardarlo stranita. Lentamente, le mani di Kurt si aprirono, e rivelarono all'interno una collana d'oro, con un crocifisso dello stesso materiale.
Kurt;; « Io volevo darti questa. » Si avvicinò a lei, per consegnarglielo, quando venne punzecchiato ancora da Emma.
Emma;; « Diglielo bene! » Kurt annuì.
Kurt;; « Va bene, va bene. Questa collana è un regalo che ricevetti da mia madre tanto tempo fa, ed è l'unico oggetto che mi rimane di lei. E posso dire... Che si tratti dell'oggetto a cui sono più affezionato sulla terra. A lungo è stata contro il mio petto, ed ha guidato ogni mio battito, nelle cose brutte e nelle cose belle. Adesso io... Adesso io voglio che ce l'abbia tu. » La poggiò sulla mano di Petra, facendola dondolare sopra di essa prima. « Vorrei che tu la indossassi durante l'incontro, in questo modo sarà come essere con te a lottare. O... magari non esattamente... Però non ti sentirai da sola. Forse diamo troppo per scontate le persone, e ce ne accorgiamo troppo tardi, quando quelle persone rischiamo di perderle. E nonostante quello che possono dire gli altri, noi due abbiamo rischiato di perdere la nostra migliore amica, e vorrei davvero... Cancellare la sofferenza che hai dovuto sopportare. » Dai suoi occhi giallognoli uscirono delle lacrime, ma decise di rimanere composto e controllarsi, asciugandole subito. La mano di Emma gli accarezzò la schiena. « No, non piangerò adesso. Se ho imparato qualcosa, vedendoti allenare duramente per tutti questi giorni... E' che se posso avere un'esistenza appagante, sarà solo se mi permetterai di lottare al tuo fianco, ed inspirare altri come tu hai inspirato me. E quindi io sono quì a chiederti di accettare il mio regalo, Petra. Perché anche se non è molto, ti do il mio passato, perché mi hai aperto gli occhi sul futuro. Se non ho più paura è solo perché ho la tua determinazione come faro, che mi guiderà sempre. Voglio ringraziarti di essere mia amica, maestra e guida. Tu vincerai, Petra, perché tu sei il dono. » Se nessuno di quei colpi, fiamme, aumento di gravità, era riuscito a sconvolgere l'animo di Petra, quelle parole le arrivarono dritte al cuore come un pugnale. Fu lei quella a piangere, commossa, con le lacrime che filtravano dalle sue dita, mentre osservava quella croce luccicare. Venne abbracciata sia da Kurt che da Emma, e si sentì sollevata e rinvigorita da averle la loro presenza nella sua vita. Le mani di Kurt chiusero quella di Petra, facendole stringere la collana, successivamente Petra guardò la croce brillare tra le sue dita. Non seppe davvero cosa dire. Si morse il labbro, singhiozzando come una bambina, poco prima di indossarla. Le stava affidando un oggetto di un valore inestimabile, un simbolo di stima, di speranza e amore fraterno. Petra la indossò, facendo cadere la croce sul suo petto. Ringraziò i due amici, poggiandosi poi su Kimberly per calmarsi. Ella era ormai da tempo capace di allentare il suo cuore in tensione. Tirò su con il naso, mentre veniva accarezzata e baciata dai suoi amici. Per la prima volta in assoluto, Petra fu davvero grata di essere ancora viva: viva per le persone che le volevano bene, viva per chi andava oltre il suo nome, viva per chi la faceva sentire tale. Un paio di sere più tardi, Petra decise di ascoltare il consiglio di Emily, raggiungendo il ripostiglio indicato per uscire dalla finestra. Per ovvie ragioni, non era più agile come un tempo: uscire da una finestra e calarsi giù dal terzo piano non era così semplice, ma con un po' di goffaggine e fortuna, riuscì nel suo intento, e presto detto fu fuori dal cancello. Scelse di staccare e prendere un po' d'aria sotto sera, in modo tale da non dettare troppi sospetti. Un paio d'ore per le strade di New York: per alcuni decisamente una tranquillità, ma per lei, che era abituata quasi a volare e ad andare dove voleva, totalmente noncurante, la musica era cambiata. Soprattutto quando si rese conto che, prima, 3km li faceva in neanche 10 secondi, ora doveva impiegare 40 minuti. Le strade erano parecchio affollate, molto di più rispetto a quelle di Detroit, e Petra camminò tra quelle persone sperando di non dare nell'occhio in nessun modo. Si stava ormai avvicinando il natale, e non aveva la minima idea di come sentirsi a riguardo: sapeva solo che le sarebbe tanto piaciuto mangiare schifezze sul divano assieme a Sharon. Non che i natali, nella sua vita, fossero stati mai esperienze esaltanti: il senso di colpa di non riuscire a dare tale atmosfera a Wanda, quando vivevano da soli in case inabitate e pericolose, all'inutile sfarzo del natale nella Confraternita. Il natale non era mai stato nulla di speciale, ma quell'anno voleva davvero avere la possibilità di passarlo con la persona che amava di più al mondo. Ne approfittò per entrare in un centro commerciale, volendo non solo osservare come le altre persone si comportavano a riguardo, ma anche per fare un paio di compere utili. Prese un paio di leggings e una maglia sportiva attillata, entrambi bianchi. Prese qualche migliaio dai suoi risparmi, quindi non ebbe alcun problema economico. Siccome era orario di punta, si mise in fila ad aspettare che quelle povere commesse finissero di impacchettare tutti quei vestiti.
???;; « Hey, dove le hai prese quelle??! Le sto cercando da un sacco! » Petra si voltò, sentendosi interpellata. E dietro di lei c'era una ragazzina. Ad occhio e croce dovette avere non più di sedici anni. Era in divisa da basket, più precisamente dei Golden State Warriors. Teneva uno skateboard in una mano e una pila di vestiti nell'altra. Aveva un cappellino abbinato, con la visiera al contrario, dei capelli bruni e lisci, una big babol in bocca, e guardava Petra con occhi verdi e pungenti. All'albina ricordò molto lei stessa, prima di tutto l'incidente.
Petra;; « Come? » Domandò.
???;; « Quelle Air Jordan 11 Blackout, dove le hai prese? » Replicò, indicando le scarpe di Petra.
Petra;; « Oh, me le hanno regalate. » Tentò di liquidare la conversazione, ritornando a guardare avanti.
???;; « Oh, certo. Psst. Le hai rubate? » Sussurrò all'orecchio di Petra, cercando di non farsi scoprire.
Petra;; « Ma che cazzo? E anche se fosse, certamente non lo direi a te. » Sussurrò di rimando, con un sospiro.
???;; « Giusto.. Emh, senti non è che mi faresti da palo? » Continuò a sussurrare, cercando di non farsi vedere dalle commesse.
Petra;; « Ragazzina, chi ti dice che io non sia una poliziotta? » Rispose, questa volta girandosi completamente verso di lei. La ragazzina, per poco, non le scoppiò una big babol in faccia.
???;; « Hai una flag rossa legata alla testa. » Rispose con una schiettezza incredibile, e Petra si trovò a roteare gli occhi al vento. Con la forza dell'abitudine, quella bandana se l'era messa addosso senza nemmeno pensarci.
Petra;; « Dammi quà, ci penso io. » Afferrò la sua pila di vestiti, proponendosi quindi di pagare, per non fare incappare la ragazzina in problemi con la legge. Le due uscirono, e la minore le propose di andare a mangiare un burger, invito che Petra accettò volentieri. Era da tempo che non ne mangiava uno bello succoso.
???;; « Ma quindi tu hai fatto parte di una gang! Sarebbe il mio sogno, tu come ci sei entrata? E' vero che si fanno feste ogni sera? Non lo avrei mai detto, hai troppo un viso da modella per essere una criminale! » Petra quasi non si strozzò per tutto quell'entusiasmo mostrato dalla ragazza, che aveva dichiarato chiamarsi Candace.
Petra;; « Abbassa la voce, Candace! E poi chi te lo ha detto che entrare in una gang sia così divertente? E poi... Sarebbe un complimento, quello? » La rimproverò a bocca semipiena.
Candace;; « Perché, non lo è? Voglio dire , tutti i rapper ne parlano e... Ma dai, non dirmi che tu e la tua gang non facciate baldoria tutto il giorno! » Ella le diede esattamente la risposta che Petra si aspettava.
Petra;; « Sono morti quelli della mia gang. Sono rimasta solo io. In più, alla prima festa che ho fatto è scoppiata una sparatoria. Credimi, non c'è nulla di bello nel seppellire i tuoi amici. » Sapeva che quelle parole l'avrebbero zittita, e forse fu un po' troppo irruenta con esse, ma era la nuda e cruda realtà. « E non credere che io stia facendo la guastafeste, tutti quelli che ci sono stati davvero ti incoraggerebbero a non entrarci. I rapper ne parlano bene, sì, ma molto spesso lo fanno o per il loro personaggio o per vantarsi di esserne usciti. » Aspirò della cola dalla sua cannuccia, squadrando Candace dietro i suoi occhi glaciali. « Perché vorresti entrare in una gang? Voglio dire sei una ragazza spigliata, perché introdurti in un cumolo di merda? Che cosa dicono i tuoi genitori? » La ragazza fece le spallucce.
Candace;; « Tutti mi dicono che è una figata. Tante persone vogliono entrarci, e non voglio sentirmi in difetto. » Candace mangiò un paio di nuggets, rimanendo con lo sguardo sul suo vassoio. « Io e i miei genitori non parliamo più, da qualche mese vivo da una mia amica. I soldi che mi danno i suoi genitori li uso per comprarmi i vestiti, quando riesco. » Petra, mise mano alla tasca, ed incominciò a poggiare banconote da cento dollari sul tavolino. Candace non se lo aspettò, e sbiancò nel vedere che cinquemila dollari fossero stati posti davanti a lei. « Woo.. Che cazzo fai..? » Sbiascicò, inquietata.
Petra;; « Pagati qualche mese d'affitto, e al contempo stesso cercati un lavoro. Ho visto qualche annuncio per giovani della tua età, venendo quì. » Spiegò tranquillamente, finendo di mangiare il suo panino in un paio di bocconi.
Candace;; « Mi hai dato...5K? Così? Sul serio? » Petra annuì, bevendo dalla cannuccia.
Petra;; « A me non servono. » Ed era vero: in tutti quei giorni non aveva toccato un singolo dollaro, più precisamente da quando aveva messo piede nella scuola.
Candace;; « Ma come fai ad averne così tanti, in tasca poi! » Esclamò, prendendo quel gruzzolo e cominciando a contare per vedere se fossero soldi veri.
Petra;; « Adesso sei tu la poliziotta. » Asserì con ironia. « Ora mettili via, veloce, e vedi di non farti scoprire. » Ordinò, poco prima di prendere la propria roba e alzarsi dal tavolo, dato che aveva finito di mangiare.
Candace;; « Te ne vai di già, Petra? Non hai paura che utilizzi questi soldi in modo illecito? » La provocò con tale domanda, allungandole la mano per avere il cinque, che venne subito battuto.
Petra;; « In realtà no. Perché se sperpererai quei soldi in maniera poco intelligente... Lo saprò. Sei a New York, Candace: hai la fortuna di avere tantissime alternative alla vita da strada, non dimenticartelo mai. » Concluse Petra, poco prima di voltarsi ed andare via.
Candace;; « Tanto non sei mia madre! » Ribatté lei, salutandola con un sorriso a trentadue denti. Petra era assai soddisfatta di aver allontanato una ragazzina da quella vita, perché sapeva che anche i suoi amici avrebbero fatto lo stesso, se a loro fosse stato concesso di maturare dalla situazione in cui erano. Pensò proprio a loro, perché in quell'incontro avrebbe portato anche la loro esperienza, il loro sacrificio. Passò per un altro negozio e prese tre bombolette spray: una bianca, una azzurra ed una blu. Sistemò gli abiti bianchi su un manichino, ed iniziò a verniciarli con le bombolette. Sapeva che non sarebbe mai venuto un lavoro preciso, non come lo avrebbe fatto Jason, ma non le importò. Passò i tre colori al meglio che poté, distribuendoli per rappresentare i colori di Quicksilver su di essi. Un tuono bianco sul petto e un connubio di azzurro e blu, a contornare il suo fisico. Bassò alla porta di camera sua, e fu Raven la prima a vederla. Petra, finalmente indossò le vesti che richiamavano il suo nome: vesti che, per la prima volta, non le stavano affatto larghe.
Raven;; « Credo che qualcuno, quì, abbia fatto finalmente ritorno. »
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QUICKSILVER
Science FictionPetra Maximoff è una mutante col dono della supervelocità che si trova, di suo malgrado, alle prese di un mondo ostile nei confronti della sua razza. A rendere il suo viaggio ancor più intricato e complesso, ci sarà la scoperta di una vita passata...