XXXIV ° - Il significato della mia esistenza.

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Sembrava la fine di un era, un avvenimento storico che avrebbe soppiantato anche il natale stesso: non solo Petra era riuscita a vincere Elizabeth, ma aveva tramutato dei fischi assordanti in scroscianti applausi. Una cosa che non era mai successa prima d'ora; forse solo nella fantasia cinematografica, dove Rocky Balboa riuscì ad essere acclamato in Unione Sovietica, contro il famigerato Ivan Drago. Petra passò tutta la mattina a guardare il soffitto: non solo, per le regole stesse della Danger Room, il suo corpo non riportava alcun danno, ma era anche tornata a risplendere, con i suoi folti capelli argentei. Era come se nulla fosse successo, almeno all'apparenza; tutto quello che succedeva dentro le simulazioni, doveva rimanere lì: ovvero la più grande bugia che si potesse raccontare. Non aveva alcuna intenzione di uscire da quella stanza, nonostante ci fossero mille motivi per farlo: non solo si era liberata di una grande spina nel fianco, ma aveva anche mantenuto la promessa fatta a Kurt, reso orgogliose le persone che avevano faticato per riabilitarla, messo a tacere i detrattori e, soprattutto, era tornata ad essere una mutante: la sua vita era tornata ad avere un senso. Petra era entrata nell'arena senza niente da perdere, e proprio per questo ella riuscì a prendersi tutto. Eppure, nonostante sembrasse che il sole fosse sorto per lei, la velocista non sentì nessun senso di soddisfazione sulla sua pelle. Non riusciva in nessun modo a vedersi come la vincitrice, come la fenice rinata sotto gli occhi di tutti, anzi sembrava che tutto fosse peggiorato, che lo scontro della sera prima avesse solamente messo a nudo un problema, senza risolverlo, fino a quando una delle due non ha retto più, e fu proprio Petra. Quell'applauso l'aveva messa estremamente a disagio: da quando aveva messo piede in quella scuola, la sua presenza aveva portato disagio, conflitto e confusione. Nemmeno Kurt ed Emma avrebbero potuto negare che la presenza di Petra, come una maledizione, avesse causato notevoli problemi. D'altronde Quicksilver era un nome pesante, un rivolo rosso della grande macchia che fu la Confraternita, e proprio per questo ella aveva indossato i suoi colori: perché era pronta a prendersi l'eredità di un nome, ma ora che l'avevano acclamata... Cosa sarebbe successo? Cosa avrebbe trovato, varcando la porta della sua stanza? Cosa significava essere " Benvoluta "? Perché tutto doveva cambiare? Non potevano tornare ad odiarla, come avevano sempre fatto? Kimberly aveva il muso appoggiato sul suo petto, e dalle narici uscivano costanti spifferi che si abbattevano contro il collo: entrambe sdraiate sul letto sembravano come imbalsamate, semplicemente Kimberly era in stato di veglia, con i suoi occhioni, pronta a reagire a qualsiasi stimolo da parte di Petra. Raven entrò nella stanza, ritornando al suo aspetto originale, e tra le mani aveva dei pacchi regalo. Petra e Kimberly portarono lo sguardo verso di lei, e finalmente la mutante poté avere uno stimolo.
Raven;; « Mamma natale è tornata con i regali! » Enunciò fiera, poggiandoli in seguito sul letto.  « Almeno ti sei svegliata, sei rimasta a poltrire tutta la mattina? » La provocò, ma era genuinamente felice. Petra ignorò, andando ad alzarsi col busto.  « Non è la regola aprire i regali prima, ma.. Te lo sei meritato. » Raven le consegnò il pacco più grande, che Petra afferrò con uno sguardo confuso. Non le aveva chiesto qualcosa per natale, non ci aveva proprio pensato, e quindi si chiese cosa avesse potuto prenderle. Raven osservava lo scartare della figlia adottiva con impazienza, quasi come se il regalo fosse in realtà destinato alla bluastra, e i suoi occhi gialli si spalancarono di gioia quando Petra si trovò tra le mani una nuovissima Playstation 4.  « E dentro c'è anche il gioco che ti piace tanto, quello del topo giallo e del robottino! » A Petra sembrò di tornare indietro di anni, e non seppe come reagire a tale sorpresa: le sue dita accarezzarono la variopinta scatola. 
Petra;; « Grazie, Raven. Ci giocherò più tardi. » Rispose di circostanza, azzardando un mezzo sorriso. La trasformista ticchettò le dita sugli altri pacchi, sentendosi lievemente in imbarazzo.
Raven;; « Vuoi parlare di ieri sera? » Domandò senza girarci attorno, con confusione: per quello che si sarebbe aspettata, Petra doveva fare i salti di gioia e vantarsi in maniera petulante per tutto il giorno.
Petra;; « No, non voglio. » Rispose in maniera tranquilla, senza intenzione di avviare un discussione, poco prima di ricoricarsi nuovamente a letto. Raven sospirò, non sapendo effettivamente come reagire a riguardo. 
Raven;; « Se vorrai, sai dove trovarmi.. » Capì che era inutile provare a tirarle fuori le parole di bocca, e Petra lo apprezzò. Raven stava quasi per alzarsi dal letto, quando il capo di Kimberly si alzò, incuriosito verso un punto indefinito del muro, al quale vennero rivolte anche le sue orecchie. Petra, inizialmente, non ci fece troppo caso: la terranova era abbastanza solita a comportarsi in questa maniera, ma non così a lungo: la sua coda smise di battere sul letto e rimase a mezz'aria, mentre Raven si era alzata dal letto, con ancora i capelli rossi che scendevano sul suo volto: entrambe divennero immobili, così statuarie che potevano venir danneggiate con un tocco. Molto spesso, quando Petra si guardava attorno durante la dimostrazione del suo potere, notava spettacoli simili: vedeva persone immobili, incapaci di percepirla nei dintorni: era abitudine, ma non in una situazione dove lei era certa di non star facendo nulla. Il tempo, attorno a Petra, si era fermato e lei era l'unica che poteva muoversi normalmente all'interno di quella stanza: sentire il pelo di Kimberly, la cosa più morbida al mondo, essere così rigido al tatto da richiamare il marmo era decisamente destabilizzante. L'albina si alzò col busto, guardandosi attorno, alla ricerca di cosa fare, quando, improvvisamente, una mano uscì fuori dal muro, come se stesse attraversando il pelo dell'acqua. Una seconda, e poi una gamba: qualcuno stava arrivando per lei, e c'erano ben poche persone che Petra si sarebbe aspettata di vedere in quella situazione, Amelia Xavier non era una di quelle. 
Amelia;; « Buongiorno, Petra, interrompo qualcosa? » Esordì la bionda col suo solito sorriso accennato, dopo essere entrata con successo nella stanza, facendo particolare riferimento alla presenza di Raven. L'ombra dietro Petra era stata scoperta, esattamente ciò che non doveva succedere, e quest'ultima scattò in piedi, frapponendosi tra Amelia e la trasformista. 
Petra;; « No! Lei è con me! » Esclamò, guardandola allarmata. « Non ha intenzione di creare problemi, non farà del male a niente e a nessuno! Se non fosse stato per lei, non sarei nemmeno quì! Non è più la Mystica che conoscevate un tempo! Amelia, se qualcuno lo venisse a sapere, andrebbe tutto a puttane! Le cose sono cambiate, sia per me che per lei! » Petra sbottò energicamente, arrivando quasi a coprire Raven nella sua interezza. Come poteva, una ragazzina così minuta incutere così tanta preoccupazione, se non per il fatto di aver ereditato il potere telepate più forte che il genere mutante avesse mai visto? Quella ragazzina metteva le abilità di Elizabeth in ridicolo, e Petra non la conosceva per niente bene. Al contrario, e per forza di cose, Amelia sapeva ogni cosa di lei. La bionda la guardò impassibile, quasi incuriosita da quell'atteggiamento.
Amelia;; « Lo so. » Rispose con una tranquillità disarmante, scrollando le spalle.
Petra;; « Tu.. Sai.. Cosa? » Balbettò, incredula.
Amelia;;  « Che non siete un problema, anzi mi sarebbe piaciuto salutarla. Hai presente quando incontri quei lontani parenti che non vedi da una vita? Ecco, la stessa cosa. Ripeto, mi sarebbe piaciuto, ma per evitarti problemi ho provveduto a qualcosa di più creativo. » Petra la guardò con uno sguardo assente, confuso e incredulo.
Petra;;  « Aspetta, aspetta: tu sapevi che Raven era con me? » 
Amelia;; « Petra, se mi sforzo, solo un po' di più, so anche quante volte piangi sotto la doccia. »
Petra;; « Io non.. Piango sotto la doccia, ma tu non lo dirai a nessuno. Non c'è alcuna possibilità che gli insegnanti o i miei compagni credano alle mie parole. Amelia, questa cosa deve rimanere tra me e te. » Tornò così sull'argomento della conversazione, usando un tono categorico.
Amelia;; « Oh, ti conviene che sia così. Io non ho preoccupazioni a riguardo, non rappresentate una gran minaccia per me, ma avrai un grandissimo problema con i professori. Soprattutto nella posizione in cui sei ora. » Le diede una leggera gomitata sul braccio e successivamente saltò, andando ad ancorare i suoi piedi al soffitto, osservando Petra a testa in giù. « Proprio perché ieri sera sei stata così sorprendente, non devi permetterti errori. »
Petra;; « C'eri anche tu? » Effettivamente, lei era l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere; con tutto quello che le era successo, quasi aveva dimenticato la sua esistenza.
Amelia;; « Perché sarei dovuta mancare? » Domandò, arricciando il naso in una risata semi-trattenuta. 
Petra;; « Non lo so, sei letteralmente scomparsa dalla mia vista. » 
Amelia;; « Credimi, Petra, quello che ho fatto ultimamente riguarda più te che me. » Ovviamente, la bionda si riferì al momento in cui, allarmati, i professori si erano rivolti all'utilizzo di Cerebro per localizzare la velocista nella notte di Halloween, per questo Amelia non andò nel dettaglio su cosa intendesse dire, anche perché l'utilizzo di Cerbero l'aveva lasciata spaventata e tramortita. « E poi, decido di apparire quando lo ritengo più opportuno. » 
Petra;; « E il momento opportuno, adesso, quale sarebbe? » Chiese, parecchio annoiata.
Amelia;; « C'è una persona che vorrebbe parlarti, io vengo solo in funzione di mandante. Avanti, cosa ti sei allenata a fare? Per startene a letto tutto il giorno? » Petra sospirò.
Petra;; « Va bene, ma aspetta qui.. Io devo andare a prepararmi. » Per richiesta stessa, che la velocista impartì in seguito, Amelia estese i suoi poteri anche al resto della scuola, così potevano muoversi liberamente, camminando in quelle stanze piene di manichini. 
Amelia;; « Non immaginavo di trovarti in camera tua. In giro non si fa altro che parlare di te: pensavo proprio che te ne saresti stata con i tuoi fan acquisiti a festeggiare. Sei sicura di non volere che ti vedano, anche solo per cinque minuti? »
Petra;; « Sì, sono sicura. » Asserì, senza guardarsi troppo in giro. Non le importava di quanto ora venisse apprezzata, non se ne faceva proprio niente.
Amelia;; « Non ti vuoi godere la tua vittoria? »
Petra;; « Io non ho vinto niente. »
Amelia;; « Anche tu avrai le conseguenze delle tue azioni, non potrai scappare dalla folla per sempre. » Replicò con impellente ironia, arrivando davanti alla porta dell'ufficio del preside: porta che Petra conosceva piuttosto bene. « Ti sta già aspettando. » Concluse, e Petra poggiò la mano sulla porta, spingendola per farsi strada al suo interno. L'ufficio sembrava vuoto, c'era un silenzio quasi tombale, compresso da tutti quell'imponenti scaffali di libri. In cattedra non c'era nessuno, una delle due poltrone opposte ad essa era, vuota, e ben direzionata verso Petra, mentre la seconda le dava completamente le spalle. Il quadro enorme di Charles Xavier troneggiava, come al solito, su tutta la stanza. Petra camminò per la stanza, le sue scarpe toccavano il parquet con una cadenza ben ritmata. Dalla poltrona opposta alla sua visuale scorse una mano, una gamba, e presto divenne decisamente chiaro chi volesse scambiare due parole con lei. Le due non si salutarono, ma si guardarono negli occhi con un religioso silenzio, mentre Petra prendeva posto sulla poltrona di fronte a quella di Elizabeth. Quest'ultima appariva decisamente più disordinata rispetto a Petra; sul volto, infatti, aveva delle piccole tracce di trucco della sera prima, ma sembrava comunque pronta a scagliarsi contro la velocista in qualsiasi momento. Fu proprio lei ad iniziare il discorso.
Elizabeth;; « Togliti quella roba dalla faccia, sei ridicola. » L'asiatica si riferiva al cerotto che Petra si era messo sul naso, preparandosi per uscire dalla stanza con Amelia.
Petra;; « E se non lo faccio? Mi costringerai? » Rispose in maniera passivo aggressiva, dimostrando di essere pronta, all'evenienza, di difendersi anche troppo bene. 
Elizabeth;; « Non è affatto un'idea così pessima. » Replicò quasi subito, e respirò profondamente subito dopo. « E credimi che sto faticando a trattenermi. »
Petra;; « Dubito che tu riesca a fare meglio di ieri sera, nello stato in cui sei adesso. Se mi hai chiamata per un incontro a porte chiuse, non sono interessata. » Volle farle capire che non era più la sua priorità anzi, che non lo era mai stata. 
Elizabeth;; « Non mi interessa. » Replicò, con la sua solita sfacciataggine.
Petra;; « Ovvio che non ti interessa, non quando non c'è nessuno a vederti. » Aggiunse, non disdegnando di provocarla un pochino. Petra si aggiustò in maniera confortevole sulla poltrona, accavallando le gambe. 
Elizabeth;; « Hai una bocca bella larga e rumorosa, per essere una che ha avuto l'opportunità di vendicarsi e non l'ha sfruttata. » Elizabeth non ricambiò il tono sarcastico di Petra; al contrario, andò subito al punto della questione, per risolvere il tarlo che la infastidiva.
Petra;; « Ed accontentarti? Accontentare quello che gli altri si aspettavano da me? No, sarebbe stato troppo facile per voi. Pensavate di aver scoperto tutte le mie carte, io vi ho ribaltato il tavolo addosso. »  Petra assottigliò lo sguardo, Elizabeth pronunciò un microscopico sorriso.
Elizabeth;; « Dunque hai finto. Lo sapevo che non potevi essere tu. » 
Petra;; « Hai tentato in ogni modo di andarmi sottopelle, urtando corde che non dovevi nemmeno sfiorare, e molto spesso ci sei anche riuscita. Devo dartene atto, in questo sei una vera campionessa. Tu sei intelligente ed astuta, Braddock, ma c'è una cosa che non hai mai capito. E si tratta del motivo per cui hai perso. » Con quell'ultima arringa, l'albina aveva catturato le attenzioni della telepate, che schiuse le labbra e la guardò confusa.
Elizabeth;; « E sentiamo, cosa non avrei capito? »
Petra;; « Da più di un mese a questa parte, hai completamente smesso di essere una mia preoccupazione. Forse un tempo significavi qualcosa, forse un tempo sarei entrata nella room con la voglia di farti del male, forse un tempo avrei perso il controllo nel vederti entrare, conciata in quel modo, ma da settimane.. Non sei stata più un problema per me. Vedi, Braddock, io sono viva per miracolo. E sono sopravvissuta con la consapevolezza di aver perso tutto; mi dispiace, ma non c'è lontanamente paragone tra me e te: ho visto cose che nessuno dovrebbe mai vedere, e il tuo dolore peggiore è solamente una casella spuntata del mio elenco. » Elizabeth inorridì, non potendo credere alle sue orecchie.
Elizabeth;; « Stai seriamente facendo a gara a chi ha sofferto di più? Sei davvero una persona minuscola, Maximoff! Lo sai, ti ho dato il beneficio del dubbio, ma più ti lascio parlare e più ti riveli una delusione. Sai benissimo che gran parte delle tue sfortune te le sei procurate da sola, tu con le tue scelte di merda! Pensi che io non sappia nulla di te? Tu non hai nessun diritto di dirmi come devo o non devo reagire! » Elizabeth si alzò in piedi, alzando i toni della voce, e Petra fece lo stesso, non lasciandosi mettere in soggezione.
Petra;; « E invece posso! Credi davvero che sia passata da non essere capace di pisciare in autonomia, a reggere una battaglia come quella di ieri sera, in un mese e mezzo, soltanto per vendicarmi di te?! Persone a cui tengo, che tengono più a te, mi hanno chiesto di battermi affinché la loro amica tornasse quella di prima. Ad un Kurt disperato ho giurato che ti avrei fatta rinsavire con queste mani, e sai perché ho vinto? Perché tu non potevi farmi niente. Tu non potevi toccarmi. Mi hai sentito, Braddock?! IO HO VINTO!! » Scandì le parole finali, pronunciando quella che era, a tutti gli effetti, una bugia bella e buona. Petra sapeva di mentire, Petra sapeva di stare gridando una cosa che non pensava realmente, perlopiù ad una telepate, che poteva scoprirlo in ogni modo, ma era quello di cui Elizabeth aveva bisogno. Quella rabbia, che covava dentro di sé, doveva essere innalzata e domata, ed era certa che avrebbe reagito violentemente; infatti, Elizabeth colpì Petra con un pugno. Petra si abbassò col busto, ma con un effetto frusta le diede un pugno di rimando. Elizabeth grugnì di dolore, e colpì il mento di Petra con le nocche. La mutante strinse gli occhi. Elizabeth ne approfittò per schiaffeggiare, a mano aperta, il volto di Petra. I denti dell'asiatica erano stretti, serrati come quelli di un cane rabbioso, e quegli schiaffi risuonavano per tutto l'ufficio. Tra uno e l'altro, Petra ripeteva una semplice ma efficace domanda: « Ti senti meglio, adesso? [ ... ] Ti senti meglio, adesso?! [ ... ]Ti senti meglio, adesso?!?! » Quella domanda, ad ogni percossa, venne esclamata con più energia e rabbia. Per quanto il volto di Petra venisse colpito, ella rimaneva stoica, in piedi, e la pelle diventava sempre più dura e quegli schiaffi sempre meno potenti. Qualche decina di schiaffi e la ripetizione, ossessiva di quella domanda, costrinsero il volto di Elizabeth a contrarsi su sé stesso, si staccò immediatamente da lei, ed urlò la risposta.
Elizabeth;; « NO!!!! » A Petra, per poco, non sanguinarono le orecchie. Il volto dell'asiatica si colorì di rosso, ed una vena pulsò sulla sua fronte. « FA SCHIFO, FA TUTTO SEMPRE COSI' SCHIFO! » Ella si chinò, e Petra vide ciò che non si sarebbe mai aspettata: Elizabeth pianse, ma non un pianto liberatorio, ma estremamente doloroso. Urlò con forza, mentre il suo volto veniva segnato da mille lacrime. Lo sapeva anche lei, lo aveva sempre saputo in realtà, ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo a sé stessa: togliere Petra di mezzo, non avrebbe cambiato niente, non le avrebbe fatto stare meglio, e non avrebbe colmato il suo vuoto interiore. « Ogni giorno.. Ogni giorno mi sveglio imponendo a me stessa di essere la migliore di tutti. I miei genitori non sono morti, non per un " ci hai provato, sarai più fortunata la prossima volta ". Questa scuola è tutta sulle mie spalle, perché io sono il futuro.. Io devo essere il futuro! Non me ne starò con le mai in mano, a sentire le stronzate di chi non potrà mai capire. Non me ne starò a sentire che mi hai battuto solamente perché ti hanno chiesto di farlo, io non ti permetterò di umiliarmi in questo modo! Non ti lascerò insinuare che tutti questi anni, che ho trascorso a spaccarmi la schiena, siano stati inutili! NON DA TE! » Fecero presto i suoi occhi a gonfiarsi e arrossarsi, con tutte le lacrime che vennero riversate sul pavimento. « Se persone come Kurt mi considerano cambiata, è perché non mi hanno mai conosciuta realmente. Non avete mai vissuto con la paura di buttare la vostra vita. » Lentamente, il suo dolore venne contenuto e smise di sfogarsi in maniera così disperata. Si pulì il viso fradicio con il polso della mano, tirando poi su con il naso. Respirava profondamente, cercando di calmarsi, e lentamente alzò lo sguardo verso di lei: si sentiva profondamente in imbarazzo, e Petra la fissava in silenzio, il disagio che pervadeva quella stanza era piuttosto palpabile. « Congratulazioni, hai vinto due volte. » Petra si avvicinò lentamente, e si sedette opposta ad Elizabeth: le due si fissarono in silenzio per un paio di minuti. « Non lo dirai a nessuno. » Petra fece cenno di no col capo.
Petra;; « Non ti ha vista nessuno. » La rassicurò, guardando per un attimo altrove. 
Elizabeth;; « E' strano. » 
Petra;; « A che ti riferisci? » 
Elizabeth;; « Non percepisco nessuna vibrazione positiva da parte tua. »
Petra;; « Non ho alcun piacere nel vederti piangere in quel modo, anche se mi hai fatto del male. Anche io ho pianto in quel modo, non ripeterei quelle notti per niente al mondo. » Ammise in tutta sincerità, guardando poi fuori dalla finestra: stava iniziando a nevicare. 
Elizabeth;; « Mi dici una cosa? »
Petra;; « Spara. »
Elizabeth;; « A cosa pensavi, ieri sera? Quando hai risvegliato i tuoi poteri. Mi ricordo che da quel momento, fino alla fine dell'incontro, la tua mente era diventata inaccessibile per me. » Petra provò a ricordare quel preciso momento: scoprì di avere un tassello mancante, perché ricordava semplicemente il suo mettere a fuoco le mani, dalle quali veniva sprigionato il suo potere come fiamme ardenti. 
Petra;; « Mi sono semplicemente rialzata. » Replicò in tutta sincerità. « L'ho fatto senza pensarci, mi è venuto naturale come un battito di ciglia. In quel momento era come se vedessi cose che non ho mai visto, dissezionando te stessa e l'ambiente che ci circondava. Ogni volta che ti colpivo, una nube nera abbandonava il tuo corpo, e alla fine ho visto noi due- »
Elizabeth;; « -Da bambini. » Concluse, aggrottando la fronte, guardando per un attimo il basso. 
Petra;; « Prima ti ho detto una bugia. Io non ho vinto contro di te, perché contro di te io non ho mai combattuto. Ho affrontato ciò che adesso ti ho fatto piangere, e forse ho trovato anche il modo di combattere contro me stessa. Però, io non ti ho mai affrontata, perché io non ti ho mai conosciuta, come tu non hai conosciuto me. Ciò che ha fatto male non sono mai stati i tuoi colpi, è stato vedere uno specchio davanti a me, ed è lo stesso specchio che tu hai visto adesso. » Elizabeth rimase con le labbra schiuse a guardare Petra, che ora appariva la telepate delle due.
Elizabeth;; « Io non so che cosa fare. Credo.. Credo che sia tardi. Ho convissuto con tutto questo per tutta la mia vita, e ormai.. Io sono questo. » Parlò a bassa voce, prendendosi qualche momento per rispondere, sentendosi alle strette.
Petra;; « Inizia a fare la cosa più difficile: accetta te stessa. Prenditi il diritto di cadere e sbagliare, magari di parlare anche un po' a te stessa. Quando arriverà il momento di dimostrarti la migliore lo saprai, e lo dimostrerai a te stessa. » Petra accennò un piccolo sorriso, rialzandosi, facendo per andare via, ma l'asiatica fece lo stesso.
Elizabeth;; « Aspetta!! » Petra si voltò nuovamente verso di lei. « Continuo a non capirti. Ho fatto tutto il possibile per farmi odiare da te, quasi quanto ti ho odiata io, eppure mi tratti come se fossi tua amica. » La parte più razionale della telepate vinse su quella emotiva: perché Petra aveva ascoltato quella richiesta di aiuto senza riderle in faccia? Petra fece le spallucce.
Petra;; « Perché ti ho perdonata. Non c'è alcuna certezza del domani, Braddock: questa potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo, prima che una di noi due lasci definitivamente questo mondo. Per quanto tu mi abbia fatto arrabbiare, mi piacerebbe molto combattere nuovamente contro di te. Perché no, magari essere anche tua amica! » Elizabeth si sentì davvero scomoda a sentire quelle parole: tutto quel tempo passato a tormentare la velocista, nel pensiero di vendicare i genitori scomparsi e il proprio posto all'interno della scuola. Quel posto, che la telepate tanto amava e conosceva, era nato per i legami, gli amori e le amicizie tra mutanti. Il dipinto di Charles Xavier appariva giudizievole nei confronti di Elizabeth, per come aveva trattato una sorella, che possedeva il suo stesso genoma: in particolare, l'esistenza stessa di Petra era ormai un simbolo di resistenza contro l'odio raziale nei confronti dei mutanti. Era sopravvissuta ad un ordigno velenoso contro i superior, e per la prima volta Elizabeth capì il perché. Per lei non c'era niente di più trattabile della vita di Petra, niente che potesse avere un'importanza così infima.
Elizabeth;; « Non ti ho fatta chiamare per nulla di tutto questo, comunque. » Evitò accuratamente di rispondere alle affermazioni di Petra, non sentendosi comunque a suo agio nell'accettare o meno una tale possibilità. Petra si sedette sul tavolino, ricordandosi del perché fosse entrata in quell'ufficio in primo luogo. 
Petra;; « E' stato sorprendente per entrambe, quindi. » Replicò con un certo sarcasmo. « Avanti, che vuoi da me? »
Elizabeth;; « Vorrei che tu ascoltassi una storia, una storia che non ho mai raccontato a nessuno. » Quelle parole incuriosirono Petra a tal punto da farle chinare il capo di lato.
Petra;; « A nessuno? Nemmeno a Warren? » Chiese, valutando la prima cosa che le era venuta in mente. Elizabeth scosse la testa.
Elizabeth;; « Fa troppo parte della mia famiglia: è una parte di me che non verrà mai messa a nudo. Per quanto io possa amare Warren, e per quanto possiamo essere intimi, non potrebbe comprendere. » 
Petra;; « E cosa ti fa pensare che possa riuscirci io? » Domandò, alzando un sopracciglio.
Elizabeth;; « Non è una storia per i deboli di cuore, al contrario è una racconto brutale e violento. Mi serve qualcuno che la ascolti senza dare di stomaco. » Petra sospirò leggermente, incurvando la schiena in avanti. Di cose brutte ne aveva viste e sentite, quindi era piuttosto preparata a qualsiasi tipo di atrocità. 
Petra;; « Ti ascolto. » Elizabeth tese il braccio davanti a sé, ed aprì la mano: in un soffio di vento a pochi centimetri dall'albina, la katana di Elizabeth venne richiamata. La telepate la afferrò, ben racchiusa nel suo koshi. 
Elizabeth;; « Hai imparato a conoscere la potenza di questa katana, ma quello che non sai è che possiede un nome. » Elizabeth sciolse il cordone del koshi, e sfilò lentamente la katana dal suddetto contenitore. Il rumore di un violino stridente venne prodotto, fino a quando la lama non fu libera di risplendere la luce del lampadario. « La Midori rappresenta l'eredità che mi è stata tramandata. Quando mi è stata consegnata, ha rappresentato la mia sopravvivenza, la speranza che io potessi trovare la scuola e potessi avere una nuova famiglia. Per tutti gli anni della mia infanzia, l'ho sempre vista all'interno di una teca, ma sapevo che era destinata a me. » Accarezzò la lama col palmo aperto della mano, facendo attenzione a non tagliarsi. « Devi sapere che Braddock non è il mio vero cognome. E' frutto della ricerca di una nuova identità, ma io mi chiamo Elizabeth Yamakure. » Petra sgranò gli occhi a quella rivelazione: in tutte quelle settimane, senza saperlo, si era rivolta a lei con un nome fittizio. « Diretta discendente di Midori Yamakure. » Petra intrappolò il labbro inferiore sotto l'arcata superiore dei denti, percepiva uno strano presagio.
Petra;; « Quanto tempo fa è vissuta? » 
Elizabeth;; « Due secoli fa, anche se chiamarla vita la sua è fin troppo generoso. » Lasciò andare la spada, che fluttuò sospesa verso Petra. La velocista la afferrò con cautela. « La sua non è una storia importata oltreoceano, ma i miei antenati hanno fatto il possibile pur di tramandare la sua memoria. » Ella incrociò le braccia sotto il seno, volgendo lo sguardo fuori dalla finestra. « Sua madre morì sotto ai suoi occhi: a posteriori, si sospettò si trattasse di leucemia, ma non ne si ha la prova certa. Lo sconvolgimento fu talmente gravoso da sfogare in lei un'abilità innata. Riesci ad indovinare quale? » Petra stava osservando la spada quando, a quella domanda, alzò il capo.
Petra;; « ..Telepatia. » Elizabeth annuì.
Elizabeth;; « Nell'era del Giappone feudale, il sole iniziò a tramontare su una bambina che si guadagnava una scodella di udon al giorno, facendo la giocoliera di strada. Dava gioia ai contadini che si fermavano, divertendosi in cambio di un pugno di hansatsu, ma non tutti gli occhi osservano con buone intenzioni. Nel suo caso, venne trovata da persone come lei, persone come noi. »
Petra;; « Mutanti. » 
Elizabeth;; « Fenomeni da baraccone, mostri da scopo ludico. » La corresse, voltandosi verso di Petra. « Midori era un dono, ed è stata trascinata dentro un circo itinerante. Midori è stata tolta da persone che potevano apprezzarla per quello che poteva essere. Mi immagino lei a capo di un teatro tutto suo, dove poteva creare spettacoli meravigliosi, comporre dipinti fluttuanti.. E invece, è stata ingannata a performare per il pubblico circense, a sollevare oggetti pesanti per ore e ore. Sotto gli schiamazzi di persone grette, che altro non pensano se non al proprio divertimento. Il divertimento di vedere una bambina dotata fare fatica come tutti gli altri. » La vecchia Petra, colei che si riempiva la bocca di discorsi suprematisti della razza mutante, avrebbe preso un forte schiaffo psicologico. Elizabeth le stava parlando, senza nascondere un forte disgusto, di una mutante sfruttata da altri mutanti, a dimostrazione di come non c'era alcuna correlazione di DNA che poteva impedire atti di cattiveria. « Una sera capitò che Midori non riuscì a sollevare una palla di cannone per completare il suo numero, e lo spettacolo andò avanti lo stesso, con un altro numero e Midori... E Midori venne... E Midori venne punita. Fu costretta a sentire, dal retro capannone, gli schiamazzi e gli acclami della folla, mentre... » L'intelligenza emotiva di Petra seppe ben intendere cosa Elizabeth stesse cercando di dire, un po' tra le righe e un po' con la difficoltà di esprimersi senza scadere in orribili dettagli. La telepate dovette fermarsi un attimo, per riprendere fiato: raccontare il lascito della sua famiglia iniziava a causarle fitte allo stomaco, come degli artigli che graffiavano il suo ventre dall'interno. « Continuò per anni, fino a quando... Midori non venne considerata troppo grande per subire quelle cose. La abbandonarono come un cane nonappena smise di avere aborti spontanei, e partorì sola. Il bambino venne ritrovato accanto al suo corpo: si era aperta la pancia con un coltello da cucina. La lama di quel coltello venne lavorata decenni dopo, dal figlio cresciuto, e divenne la spada che stai tenendo in mano. Venne chiamata Midori in suo onore, per la vita che ha vissuto e per l'anima che vi è custodita. » Petra non seppe cosa rispondere, ma non poté non notare delle similitudini inquietanti con i ricordi di Raven: anche lei una donna abbandonata a sé stessa, alle prese con un parto, un'immagine che Petra non poté mai dimenticare. Elizabeth si avvicinò a lei, e la guardò con uno sguardo penetrante. « La nostra famiglia è nata da abusi e violenze. La rabbia che ci portiamo dentro, da decenni, la sento tutta sulle mie spalle. Non è per manie di protagonismo che desidero essere forte abbastanza da attraversare il sole, ma perché sono stanca di pensare al calvario di Midori. La sofferenza è stata tramandata di generazione in generazione, e con me finirà tutto. Dopo di me, nessuno pronuncerà il nome di questa spada con toni affranti e pietosi. Io, Elizabeth Yamakure, discendente di Midori Yamakure, vivrò affinché lei possa finalmente riposare onorata e in pace. » Quelle parole risuonavano tonanti, perché vennero pronunciate con una convinzione tale da poter smuovere le montagne. « Ma per farlo, ho bisogno che tu mi aiuti a decifrare le sue ultime volontà. » Aprì nuovamente la mano, e una leggera fiammata violacea compose un pezzo di carta, che porse a Petra. Si trattava di una foto antichissima, che ritraeva una giovane donna dai capelli neri. Aveva uno sguardo triste, ma allo stesso tempo mite. Petra voltò la foto, notando delle scritte, in kanji, sul retro. Ad Elizabeth bastò un accenno con la mano, per modificare un antico inchiostro, in modo tale da permettere a Petra di leggere ciò che c'era scritto.
Petra;; « " A colui che leggerà il vero significato della mia vita, saprà dove trovarmi. Non è qui quello che cerco, e sicuramente quel luogo ancora non esiste. Me ne andrò ora, in silenzio come fece mia madre, perché so di tornare. A me stessa, che tu non sappia mai cosa siano stati questi diciotto anni, a quel punto, io sarò semplicemente cenere. Mi farebbe semplicemente piacere risentire, occasionalmente, che tempo fa c'era una ragazza di nome Midori, che avrebbe tanto voluto trovare la propria felicità in quella altrui. A te, che salverai più di una vita, sii il mio nemico e il mio riflesso, aiutami ad essere ciò che non sono mai stata. " » Petra alzò lo sguardo dal foglio, incontrando nuovamente gli occhi di Elizabeth.
Elizabeth;; « I miei genitori hanno iniziato a preoccuparsi, quando ho manifestato i miei poteri fin dall'infanzia. Hanno cercato di nascondermelo, ma potevo sentire ogni loro conversazione: non c'è stato nessun altro mutante nella nostra famiglia: dopo di lei, io sono la seconda. » Era chiaro che si lasciasse intendere che, in qualche modo, nelle sue ultime parole, Midori avesse predetto l'esistenza di Elizabeth, ma non solo. Infatti, ella continuò. « I miei genitori si sono fidati di mutanti, anche quando altri mutanti braccavano la mia esistenza. E poi sei arrivata tu, tornata con un aspetto diverso, come nemica.. E come specchio, utilizzando parole tue, uno specchio nel quale ti sei rivista, un riflesso per l'appunto. » Petra osservò nuovamente la katana, poco prima di riconsegnarla.
Petra;; « Pensi davvero che possa essere io? »
Elizabeth;; « Quando afferrasti questa spada, mi aspettavo una sua reazione ostile. La Midori, così come le altre armi che posseggono un anima, sono solite riconoscere un padrone. C'è un legame di fiducia che lega il possessore di una katana a quest'ultima, e quando questo non sussiste... L'arma rifuggirà in ogni modo la possibilità di essere brandita. Per quanto non potessi credere ai miei occhi, ieri sera, la Midori si è fidata di te. » Petra osservò la spada venire riposta nel suo koshi, con uno sguardo pensieroso.
Petra;; « Se la katana rappresenta molto per te, e se la memoria di Midori vuoi proteggere, sono disposta a ricominciare da capo. A patto che lo faccia anche tu. » Petra pose fermamente quella condizione, ed allungò la mano verso di lei. Era rimasta troppo coinvolta dalla storia, per lasciarsi andare a futili questioni di orgoglio: se c'era di mezzo la vita di una ragazza, trascorsa nella sofferenza e conclusa in maniera cristologica, Petra avanzò quella proposta con assoluta serietà. Elizabeth osservò la mano destra di Petra, qualche secondo prima di afferrarla e stringerla.
Elizabeth;; « Pace. »
Petra;; « Pace. » Ripeté, lieta di scambiarsi quel piccolo gesto. La bellezza della vita stette in quello sguardo di reciproco rispetto ritrovato: il più sincero. Qualcuno poteva definirlo " il miracolo di natale ", ma all'albina piacque pensare che si trattasse di un primo passo per entrambe, verso un legame significativo e duraturo. 

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