Capitolo 11

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[ La stanza ] 11

"C-cosa?"
"Ti ho detto fanculo." Ripetè Matt
"Per... quale motivo mi stai mandando a-"
"Per quale motivo, Ayako? Ma fai sul serio? Non ti sei fatta sentire per tutta la giornata! Pensavo fosse successo qualcosa"
"Lo so dovevo chiamarti ma sai che è lavoro e non avevo tempo da perdere" si fermò un secondo mentre vedeva il gruppo rientrare, così andò nella sua stanza "ma ora sai che sto beeneee! Ma cosa c'è che non va? Sono giorni che mi tratti con freddezza."
Bene, l'alcol si stava facendo sentire
"Sembri ubriaca" aggiunse lui, sembrava un'accusa più che un'osservazione
"Sembro ubriaca?" Chiese articolando le parole con cura, tradendosi completamente.

"Hai detto che era un viaggio di lavoro! Io e Mirai speravamo che avresti almeno mandato un messaggio!"
"Ma devo comunque mischiarmi nella folla!" solo dopo pensò alle ultime parole di Matt "Mirai...perchè ogni volta metti  in mezzo-" si bloccò, non riusciva a credere a cosa stava pensando; dal telefono si sentì il silenzio.
"O mio dio..." si mise una mano sulla bocca "A te piace Mirai..."

Matt non fiatò, ma riusciva a capire perfettamente che era agitato
"Ayako no- tu pensi veramente che ti abbia- non puoi fare sul serio, ragiona non ti farei mai una cosa del genere!"
Ayako strinse con forza il telefono
"ECCO PERCHÉ PARLAVI SEMPRE CON LEI! ECCO PERCHÉ ERI SEMPRE FREDDO E STRANO GLI ULTIMI GIORNI, A TE PIACE MIRAI! TI- TI È SEMPRE PIACIUTA!" Urlò, sentendo la vista appannarsi e il labbro tremare violentemente
"Ayako, stai dicendo una marea di cazzate ti prego ascoltami" subito dopo Matt espirò, ma a quanto pare, sembrava troppo scosso anche lui per parlare
Ayako provò ad essere più composta possibile ma non riusciva, era troppo per lei "Non provare a richiamarmi, mai più" ed attaccò prima di poter sentire un'altra parola provenire dal telefono. Ora aveva solo bisogno di acqua.
Andò lentamente verso la sala pranzo, ritrovandosi tutto il gruppo a guardarla sbigottiti. In preda all'imbarazzo tentò di asciugarsi le lacrime.

"Abbiamo sentito tutto, ci dispiace" si affrettò il Number One a dire "Da quanto tempo stavate insieme?"
"Due...anni non avrei mai immaginato che-" era così scossa che non riusciva nemmeno a finire una stupida frase. Basta, non voleva più pensarci
"Aoyama, puoi venire con me un secondo?" Lo chiamò mentre lo guardava mangiare del formaggio
"Uhm...ok?" Rispose perplesso, lei lo guidò verso la sua stanza, chiudendo la porta
Aoyama si sedette sulla poltrona, mentre la vedeva prendere il taccuino e la penna "Oh...j'ai compris, vuoi iniziare l'intervista per non pensarci, sei sicura?"
Lei annuì con decisione, sedendosi davanti a lui "raccontami di Catline"
Il biondo si schiarì la gola "Forse sapere cosa ha passato lei ti farà sentire meglio: I suoi genitori erano finiti in prigione per spaccio quando lei aveva solo nove anni. Allora viveva in Giappone e quando furono arrestati venne mantenuta da sua zia a Parigi...sua zia era un vero mostro"
Ayako alzò un sopracciglio "oh...e perché?" "Era una grande stilista di moda e presa dalla mania di volere una modella tutta per se utilizzò Catline. Non la fece mangiare per giorni solo per renderla perfetta, poi la inscrisse ai casting di moda, non le fece conoscere nuove persone e studiava a casa, era il suo manichino personale. A diciassette anni la zia la portò con se a sfilare in Giappone. Catline scappò pensando che sarebbe riuscita a trovare la prigione, per incontrare di nuovo i genitori. Prese però la strada sbagliata e voilà! Si ritrovò davanti la Yueei. Fui il primo a fare amicizia con lei!"

Ayako rimase sbigottita "Cavolo avrà passato veramente tanti momenti difficili...mi dispiace"
"Mhm...e poi conobbe Gen, da quando l'ha conosciuta, Catline è diventata forse anche troppo sicura di se e ha stranamente influenzato molti di noi. Stranamente anche Todoroki"
"In che senso?" Domandò lei mentre appuntava la storia
"Come se gli avesse fatto il lavaggio del cervello. Prima era molto chiuso, poi ha incominciato ad essere un po' più..." "Stronzo?" "Diciamo di sì."

"Bene. Credo che possa bastare, ho tanti altri da sentire" disse lei facendo un sorriso forzato
Aoyama si alzò facendo l'occhiolino "A dopo allora!" Disse per poi uscire.

Dopo un po', Ayako decise di fare una passeggiata fra i corridoi, fermandosi alla vista di una stanza a cui non aveva mai fatto caso: era un piccolo ufficio, anche fin troppo ordinato. Cosa ci faceva in un hotel? Ora era troppo curiosa per non entrare.
Il suo sguardò si posò sulle mensole di libri ad una delle pareti, poi alla scrivania e infine ad un cassetto lasciato aperto, con dentro decine di lettere. Le prese una ad una, intenta a guardare tutte le buste... il destinatario era sempre lo stesso, Todoroki. Tutte le lettere provenivano da sua madre
"Forse non dovrei curiosare...ma è più forte di me" pensò tra se e se.
Era così presa da aprire una delle buste che non si accorse di una seconda presenza dietro le sue spalle

"Non ti hanno mai detto di non immischiarti nelle cose degli altri?" Quella voce. Ormai la riconosceva fin troppo bene.
Il tono acido la riportò alla realtà, lasciandola attonita

"Fuori di qui" le ordinò strappandole le lettere dalle mani.
Era scioccata: pensava che la giornata non sarebbe potuta andare peggio e invece eccola lì! Scoperta mentre curiosava fra le cose private del suo capo
"Mi serviva una gomma per cancellare delle cose sul taccuino! Pensavo che ne avrei trovata una qui" mentì
"Oh,ma davvero?" Rispose sarcastico, avvicinandosi anche troppo a lei. "E allora perché guardavi ogni angolo dei libri ed hai quasi aperto delle lettere che non ti appartengono?" Beccata.

Ayako avrebbe voluto trovare un'altra scusa, ma quel meno di mezzo metro tra di loro non riusciva a farle elaborare nulla di buono.
Todoroki indietreggiò di un passo "Il fatto che il tuo ragazzo ti abbia tradito non mi farà chiudere un'occhio. Non puoi entrare qui dentro, che ti entri chiaro in testa" continuò mantenendo il tono fermo.
Era stata una giornata così estenuante che l'unica cosa che avrebbe voluto fare era solo tirarlo a schiaffi, ma probabilmente sarebbe solo scoppiata a piangere per la quantità di alcol che aveva bevuto qualche ora prima come una stupida.
Lo guardò un'ultima volta per poi voltarsi e oltrepassarlo, chiudendo la porta alle sue spalle.

THE PENDANTS || CEO TodorokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora