Capitolo 34

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[ Sotto ogni návrh ] 34

Lui l'aveva notata.
Dal primo giorno, l'aveva notata.
Quella ragazza tanto solare, innocente, tanto sensibile nonostante avesse sedici anni.

Lui lo aveva capito sin da subito che non era una studentessa, solo una semplice visitatrice fra le tante che quel giorno era lì, per incontrare gli Hero.
Lo aveva capito prima che il suo professore gli chiedesse di farle visitare la scuola:
"E loro sono..."
"Bakugou Katsuki e Shoto Todoroki, vero? Ho visto il festival sportivo, siete stati fantastici!"
Aveva detto lei qualche minuto prima, con quella voce che dall'inizio emanava immenso stupore.
Shoto girò gli occhi, non affatto sorpreso:
Prevedibile.
Doveva essere la solita ragazzina, quella che non vedeva l'ora di incontrare un Hero solo per vantarsene con le sue coetanee.

Poi però... lo aveva guardato.
E sentì come se il tempo si fosse fermato. Una sensazione insolita si fece spazio nel suo cuore irruente, poi nel suo corpo, come se lo stomaco si fosse rigirato in un rovo pieno di spine.
E la cosa non gli piaceva, affatto.

Quella sensazione continuava a crescere fra i corridoi della scuola, mentre le faceva strada verso il lungo edificio. Voleva solo che quell'incarico finisse al più presto.
Così per tutto il tempo aveva provato a nascondere cosa gli stava succedendo, a comportarsi indifferente, ma più i secondi passavano, più la sensazione cresceva.

Quella sensazione...così insolita che lo tormentava, era quasi illusoria, come delle rose in un rovo.

Come facevano a sbocciare fra le sferzanti spine?

Bastava il suo sorriso, la sua timidezza e il modo in cui riusciva a prendere confidenza tanto da iniziare a parlare e non capire mai quando era il momento di chiudere la bocca.
Si chiedeva se in futuro avrebbe cambiato atteggiamento.

La guardava mentre volteggiava come un fragile pezzo di carta fra le stanze della scuola, ammaliata, contenta come un bambino che non vedeva l'ora di scoprire il mondo.
Aveva pensato di sentirsi strano solo perché era stupito, d'altronde, non aveva mai visto una ragazza atteggiarsi in questo modo.
Ma non ne voleva sapere nulla.
Allora lui non le aveva chiesto il suo nome, la ignorava, la trattava con freddezza, le faceva notare quanto fosse irritato mentre i loro passi suonavano nell'edificio. Così lei avrebbe distolso lo sguardo, avrebbe smesso di esporre la sua semplicità... così quel rovo di spine e rose che si stava creando dentro di lui, avrebbe cessato per sempre.

Quelle spine però continuavano a tormentarlo, erano frustranti e la ragazza continuava ad essere solare.
Ed improvvisamente qualcosa dentro di sé lo obbligò a darle una spallata, per allontanarsi per sempre da quegli occhi, che nel mentre, continuavano a guardarlo smarriti.

E finalmente sentì il suo respiro ritornare regolare, sentì le spine togliersi dal suo stomaco.
E ritornato nel suo mondo, rimosse la sconosciuta dalla sua testa, senza pensarci più.
Sapeva che l'avrebbe vista per la prima e l'ultima volta in quella giornata.
E sei anni dopo capì...
Capì che si era sbagliato, eccome se si sbagliava.

Dopo essere uscito dall' agenzia, era entrato nella piccola bijoux, pronto a rilanciare la sua richiesta. Aveva salito le scale scricchiolanti del negozio, rimanendo a guardare una ragazza mettere a posto dei gioielli nei cassetti.
Poi lei si voltò verso di lui.
E d'improvviso sgranò gli occhi:
Il suo corpo si riavvolse di spine, il mondo ritornò a fermarsi.
La studiò dall'alto in basso.
Ricordava il suo viso, era rimasta sempre la stessa. Era lei.
L'aveva riconosciuta...

THE PENDANTS || CEO TodorokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora