Capitolo 35 - Il sogno del mio incubo

9 2 0
                                    

Inspirai a fondo, colto da un'improvvisa ondata di energia che mi svegliò di soprassalto. Misi a fuoco il terreno. Sabbia. Ero ancora in spiaggia? Le gambe non mi facevano più male, così mi alzai. Strinsi le mani un paio di volte. Le forze mi erano tornate, ma com'era possibile? Allora alzai lo sguardo e il mio cuore perse un battito per la scena che mi si presentò davanti agli occhi. L'oscurità che avevo visto non era legata alla mia stanchezza. Erano le ali color sabbia di Ra, in quel momento afflosciate. Il dio mi dava le spalle con le braccia aperte ed era inginocchiato a qualche passo da me. 

«Ra» espirai, sgranando gli occhi mentre realizzavo cos'era successo. 

Mi ha protetto con il suo corpo. 

Oscar si godette il momento, prima di parlare. 

«Tutta qui la forza della Terra di Ra?» 

Il custode ritrasse la spada e sentii il dio gemere appena. Seth riapparve al fianco di Oscar a braccia incrociate. Un rivolo di sangue gli colava sotto il mento e aveva anche un taglio rosso su una guancia.

«Credo tu sappia quale sia stato il tuo errore più grande in questa sfida, Ra.»

Il dio del sole mosse appena le gambe. Ero certo che volesse rialzarsi e continuare, ma il colpo infertogli da Oscar doveva essere stato duro. Strinsi i denti e mi alzai al suo posto. Una serie di puntini mi esplosero davanti agli occhi, ma non ci badai. 

«Perché non finite quello che avete iniziato?» dissi, mettendomi davanti a Ra. 

«Credimi, lo vorrei davvero» sghignazzò Oscar. «Ma abbiamo una grande sorpresa per tutti voi, faraone...» 

«... e le sorprese richiedono tempo. Non vi preoccupate: non dovrete aspettare ancora molto. Anzi riceverete il nostro invito a breve da una persona molto speciale, che ha deciso di aiutarci» proseguì il dio. 

«Ci si vede alla festa, Ra, faraone. Spero verrete.» 

Gli occhi di Oscar mandarono un ultimo lampo cremisi, poi il ragazzo e il dio schioccarono le dita all'unisono. Sparirono nel nulla insieme ai vascelli e molto probabilmente anche con il resto dei corsari, sparsi per la nostra Terra. Dall'emozione caddi in ginocchio. Per ora era finita. Un pensiero mi attraversò la mente e mi voltai. Ra era ancora inginocchiato a terra e stava respirando a fatica. 

«Ra, stai... stai bene?» chiesi. 

«Perché?» sibilò con un tono così serio che mi fece ammutolire. «Perché non avevi più energia magica?» 

Non potevo dirglielo. Non volevo dirglielo. Ra non aspettò la mia risposta e alzò la testa di scatto. Arretrai appena a vedergli il volto: teneva un occhio chiuso, tre righe rosse gli attraversavano la guancia destra e un rivolo di sangue secco all'angolo della bocca gli rigava il mento. 

«Ti rendi conto che hai messo in pericolo non solo la tua vita, ma quella di tutti su quest'isola?» proseguì, rimettendosi in piedi a fatica. Premette la mano destra contro il fianco opposto. «Se muori, morirà anche la speranza di tutti quelli che hanno riposto la loro fiducia in te. In noi

Noi? 

Quell'ultima parola mi aiutò a riprendere fiato e ribattere senza bisogno di pensare. 

«No, Ra. È di te che si fidano. È di te che hanno bisogno» dissi, a denti stretti. «So che per te non esiste un noi.» Feci per superarlo e tornare alla piramide, per assicurarmi che stessero tutti bene. Mi fermai dopo qualche passo. «E se anche morissi, puoi sempre trovare qualcuno molto meglio di me, alla fine me lo hai detto tu stesso: sono troppo giovane e inesperto per mettermi sulle spalle un incarico simile.» 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora