Capitolo 2 - Rivelati a noi, Katàn!

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«Ahh!» si stiracchiò Erik, alzandosi dalla sedia. «Uff, non ne potevo più di stare seduto. Il professore potrebbe fare dei riassunti ogni tanto» borbottò, mentre raccolse lo zaino in tela con sopra un pallone da calcio ricamato. 

«Dai, adesso la professoressa Ortena sta per portarci in gita. Ci sarà da camminare» obiettai, cambiando argomento. 

«Ci voleva un po' di movimento!» esultò, contento. «Sai che puoi tranquillamente chiamarla per nome: è mia madre» mi fece notare. 

«Ragazzi! Siete pronti per andare?» trillò la prof Ortena, entrando in classe col suo vestitino verde chiaro e le ballerine rosa. 

Sarebbe stata una ballerina meravigliosa con quel suo fisico slanciato e gli occhi di un marrone più simile ad una foglia arancione in autunno, se non avesse avuto la vocazione dell'insegnante.

«Sì!» rispondemmo all'unisono, felici di andare a visitare la struttura. 

«Benissimo, allora adesso vi darò i biglietti per entrare. Mettevi in fila a coppie, quelli che riceveranno il biglietto escano dalla classe e si preparino per uscire» ci informò, prima di iniziare la distribuzione. 

Nel giro di dieci minuti ci ritrovammo tutti fuori dall'istituto. Intanto osservai attentamente il biglietto, pensando a dove avrei potuto metterlo quando sarei arrivato a casa. Sembrava una cartolina: uno sfondo marino in cui nuotavano verso di me una manta maculata, un pesce acrobatico con delle bellissime ali dorate e uno sprizzalampo rosso. Non vedevo l'ora di vederli dal vivo! Per il resto era pieno di scritte azzurre, che smisi di guardare perché ci stavamo muovendo verso l'idrocubo, alle spalle dell'Accademia. 

Potevamo già vederlo in lontananza. Era veramente un gigantesco cubo azzurro, pieno di finestre e un portone principale in vetro mostrava già molta gente intenta ad ammirare quelle creature meravigliose. Mi sentii pervadere dall'emozione. Appena entrammo rimasi senza fiato. Davanti a me c'era un altissimo cilindro bianco da cui si diramavano dei ponti turchesi forse di legno. Sopra vi camminavano persone di tutte le età, eppure si udiva malapena un basso vociferare. 

Anche Samira ci diede le istruzioni a bassa voce: «Ragazzi, mi raccomando. Tenete un tono di voce moderato, in rispetto degli animali e per chi li sta guardando. Andate in giro a coppie o massimo in quattro e, se incontrate qualcuno dei custodi che vi chiede perché siete in giro da soli, gli mostrate il biglietto, okay?» 

Venti teste di quattordicenni annuirono. 

«Ottimo, ci ritroviamo qui davanti tra due ore. Il compito di oggi è scegliere un animale e una pianta tra quelle che vedete da disegnare. Quando avrete finito andate al consulto libri e raccogliete più informazioni che potete su quello che avete scelto. Il vostro lavoro verrà valutato, sia chiaro. Se vi perdete o avete bisogno di qualunque cosa mi troverete al secondo piano. Buona visita a tutti.» 

Ci fece un largo sorriso e noi iniziammo la nostra gita. Io, Erik, Miwa e Celia cominciammo a girovagare per il piano terra. Il pavimento era di un bel blu acceso, come a richiamare i fondali marini. Fu come trovarsi in paradiso per Miwa: era pieno di piante di tutte le forme, colori e dimensioni. Si potevano osservare attraverso degli oblò grandi per una persona sola. 

Passò così mezz'ora in cui presi nota di qualche pianta molto bella: avevo visto uno scoppia-fiore, una pianta gialla a forma di goccia che ogni trenta secondi si apriva lanciando una palla di luce che scoppiava per poi richiudersi; c'era anche un armonioso, un bellissimo cespuglietto i cui boccioli rosa si schiudevano a intermittenza seguendo la melodia del vento, come i tasti di un pianoforte; infine un fronzolo, una pianta acquatica blu fatta di piccoli petali attaccati tra loro come delle corde. 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora