Capitolo 14 - Il flusso dello zaffiro

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Leggete in fondo che ho un paio di cose da dirvi!

Grazie alla luce del mio ciondolo salire le scale non si rivelò difficile e, ancora una volta, rimasi senza parole nell'ammirare il mio sogno diventare realtà. Il tappeto e i vasi di fiori ai piedi delle colonne formavano un sentiero che conduceva a una piccola scalinata. Lì prendeva posto un trono di pietra decorato in cima dal simbolo di Iside: una goccia di zaffiro. Un tendaggio blu notte colorava le mura del piano proprio alle sue spalle. 

«Wow» espirai, portandomi una mano al petto per stringere la mia goccia. 

«Sì, è splendido e lo sarà ancora di più quando tornerete al fianco di Iside, altezza» convenne Iris. «Ma ora non c'è più tempo da perdere.» 

L'atteggiamento della sacerdotessa cambiò in fretta. Nel suo sguardo si accese la luce della determinazione e i suoi movimenti leggiadri cedettero il passo a un modo di fare più pratico. Se non mi fossi accorta del suo cambiamento repentino, avrei pensato di avere di fronte un'altra persona. 

«Normalmente dovreste passare un intero anno in mezzo al vostro popolo per imparare le tradizioni e i costumi, poi il custode precedente istruisce il successore sulla prova che deve affrontare. A nessun altro è concesso sapere cosa si cela nell'Ara del Dormiente. Ma il tempo stringe e dobbiamo accelerare i tempi.» Smise un attimo di parlare per alzare una mano e pronunciare l'incanto per spostare gli oggetti. 

«Fugo.» 

Alle sue spalle il tendaggio blu ebbe una sorta di sussulto e da sotto ne uscì quello che mi parve un piccolo libro. Avevo la domanda sulla punta della lingua, ma me la morsi per non dire niente. Avrei avuto tutto il tempo di chiedere a Iris ogni cosa dopo il ritorno di Iside. Adesso era il momento di concentrarsi veramente. Contavano tutti su di me e non potevo fallire. Il libro volò dritto nella mano di Iris, che me lo porse. 

«Questo lo fece vostra madre per voi» mi rivelò, mentre afferravo il prezioso oggetto. 

La copertina era morbida e azzurra. Curiosa com'ero aprii subito il libro alle prime pagine. Una dolce calligrafia riccioluta era impressa in quei fogli scritti interamente a mano. La mano di mia madre. 

«C'è scritto tutto quello che può servirvi durante la prova. Mi raccomando: fatene buon uso. Poi avrete bisogno anche di questa.» Mi porse una piccola bisaccia di tela che misi subito a tracolla. «Il mio compito, per ora, termina qui. Che lo spirito di Iside illumini la vostra strada, giovane Miwa.» 

E senza darmi ulteriori indicazioni s'incamminò verso le scale da dove eravamo salite. Io ero così presa dalle emozioni, che a malapena avevo sentito le parole della sacerdotessa. Scorrendo quelle pagine adocchiai anche dei disegni. Immaginai mia madre seduta a uno scrittoio e china su questo libro, a scrivere con amore ogni singola parola a lume di candela. Per me. Quanto tempo aveva impiegato per farlo? Mi passai un braccio sugli occhi e tirai su con il naso. Per fortuna non c'era nessuno che poteva vedermi piangere. 

Camminai verso il trono e mi sedetti sul primo gradino, appoggiando il libro sulle gambe. Mi persi in quelle pagine e appresi il maggior numero di informazioni possibili. C'era davvero di tutto: dagli animali alle pietre preziose, dalle festività ai costumi e una lunga descrizione sui vari tipi di piante. Mentre leggevo mi sembrava quasi che la voce di mia madre – non avevo alcun ricordo di lei – mi sussurrasse quelle parole nell'orecchio. Il mio ciondolo brillava di una tenue luce azzurra, come a rispettare quel momento tanto importante per me.

 Il mio ciondolo brillava di una tenue luce azzurra, come a rispettare quel momento tanto importante per me

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