Capitolo 10 - Lo splendore dell'ambra

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La lamina di acciaio brillò appena quando mi piegai per raccoglierla. Visto che era caduta dove un attimo prima c'era il grifone, pensai che fosse importante e la tenni in mano. Stavo per riprende il cammino quando apparve un sentiero luminoso e, seguendolo fino in fondo, mi ritrovai ai piedi delle scale di pietra. 

Era giunto il momento di risvegliare Ra. Mi sforzai di camminare con calma, trattenendo l'istinto di correre sui gradini. Era davvero difficile, ma dovevo farlo in segno di rispetto. La pietra era perfettamente liscia anche se, proprio dove stavo camminando, c'erano delle lievi solcature. Finalmente arrivai in cima e davanti a me vidi una porta di roccia senza maniglia. Mi avvicinai di più, finendo nell'ombra creata dalla costruzione, e notai un'incisione. Aveva la forma della lamina di acciaio che avevo trovato! Mi dovetti alzare sulle punte dei piedi per riuscire a inserire la lamina nell'incavo della roccia. 

Appena l'acciaio aderì alla roccia vidi comparire sotto all'occhio delle parole luminose: "Sulla nostra Terra il sole splende in ogni antro, ma tra queste fonti di luce solo una le alimenta tutte. Tu, giovane discepolo della Luce, addentrati nel nostro cuore e restituisci al nostro popolo la vita ambrata che porti al collo." 

Appena finii di leggere, l'intera porta di roccia brillò e si dissolse in una miriade di piccole luci. Adesso non c'era più nulla tra me e il tempio, quindi entrai e rimasi a bocca aperta per lo stupore. Tra la polvere e alcuni teli che avevano visto tempi migliori, notai numerose statue di pietra, forzieri colmi di ricchezze e armature parzialmente integre che impugnavano delle armi particolari. 

Mi sentii come se fossi tornato indietro nel tempo, all'epoca dei cavalieri e dei re, che combattevano per difendersi e per conquistare territori. Ricordavo di aver letto delle incredibili storie nei libri che avevo a casa. All'improvviso il mio sole ambrato si illuminò e sentii che ogni pensiero scomparve dalla mia mente, lasciandomi solo con le parole che erano comparse sulla roccia. Il messaggio era chiaro: avevo un compito da portare a termine e non potevo distrarmi. 

«Sulla nostra Terra il sole splende in ogni antro, ma tra queste fonti di luce solo una le alimenta tutte» ripetei ad alta voce, mentre mi osservavo attentamente intorno. 

Le parole chiave erano il sole e la luce. Concentrai la mia attenzione sulle statue, che raffiguravano Ra con le braccia incrociate al petto. Ne ero sicuro perché tutte le statue presenti avevano la testa a forma di aquila, come quella che avevo sognato. Notai anche che ogni scultura aveva delle particolarità: alcune non avevano le braccia, altre non avevano il becco e altre ancora erano seriamente danneggiate e si reggevano per miracolo. Mi avvicinai a un gruppo di statue sulla sinistra, per osservarle più da vicino e adocchiai un dettaglio su ognuna di loro. Su una parte del loro corpo c'era il disegno scavato del mio ciondolo! 

Una statua aveva il segno su una spalla, un'altra sulla fronte e un'altra sul dorso di una mano. Forse la scritta intendeva che ognuna di loro possedeva un sole, ma solo una tra di loro era quella giusta. Quale poteva essere? Dovevo pensare a quella scritta. Come continuava? 

«Addentrati nel nostro cuore» sussurrai ed ebbi un'intuizione. 

Sperai solo che fosse quella giusta. Ricominciai a osservare le statue, ma questa volta sapevo cosa stavo cercando. Mi ci volle del tempo, però riuscii a trovare quello che volevo. Sotto uno dei teli polverosi scoprii una statua di cui rimaneva soltanto il busto, ma ecco che proprio al centro del petto c'era il simbolo del sole. Quasi a darmi la conferma dei miei pensieri, il mio ciondolo brillò per un'istante. A questo punto mancava l'ultima parte della scritta. 

«E restituisci al nostro popolo la vita ambrata che porti al collo.» 

Fu in quel momento che compresi appieno il significato di quelle parole. Per far tornare Ra, dovevo dare via il mio ciondolo. Il ciondolo di mio padre. In quel momento esitai. Questo piccolo sole era tutto quello che mi rimaneva di lui e, da quando lo tenevo al collo, non lo avevo mai tolto. Nemmeno quando andavo a letto o mentre mi facevo la doccia. Perderlo di vista anche solo per un secondo mi faceva sentire perso. Strinsi il piccolo sole ambrato con forza tra le mani. Come avrei fatto senza? 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora