Capitolo 3 - Gentilezza salvifica

45 5 30
                                    

Chiedo scusa per le 3670 parole.

Mh, cos'è questo profumo di rose? 

Mi mossi appena sull'amaca, inspirando quell'aroma a me sconosciuto. Curioso però mi sembrava di non averlo mai sentito in casa. Che Kiki stesse provando una nuova ricetta?

«Ehi, ragazzino. Sei sveglio?» Una voce femminile, che non avevo mai sentito prima, mi diede la forza di spalancare gli occhi. 

La prima cosa che riuscii a mettere a fuoco, furono un paio di quarzi fumeé incastonati in un viso cesellato, incorniciato da dei capelli nivei striati di biondo. In quel momento erano raccolti in uno chignon alto. 

«Ma tu non sei Kiki.» 

Tentai di mettermi a sedere su quello che scoprii essere un letto e non la mia amaca, ma delle fitte a tutto il corpo mi fecero ricadere sul materasso imbottito con un gemito. 

«Fai piano!» mi avvisò la donna, che si mise a sistemarmi il cuscino dietro la schiena per farmici appoggiare. 

«Mi scusi, signora-» iniziai, dopo aver preso un bel respiro. 

«Chiamami pure Hélena e dammi del tu» mi interruppe, sedendosi su uno sgabello di fianco al letto e sorridendomi. 

«Hélena, posso chiederti dove siamo?» 

Mentre lei mi rispondeva, le osservai i vestiti. Indossava un abito che le fasciava il corpo, lasciandole scoperte solo le spalle e il collo fino sopra il seno, oltre che le braccia. Era verdolino e terminava con quelli che sembravano giganteschi petali di fiore rovesciati, poi portava delle ballerine gialle. 

«Devi aver preso una bella botta per non ricordarti nulla» commentò, con un'inflessione della voce che mi ricordava quella della nonna, calda e limpida. «Se ti dico Terra di Ra, ti viene in mente qualcosa?» 

Non dovetti nemmeno pensare per rispondere: «Cos'è la Terra di Ra?» 

Lei si passò una mano sul viso, cambiando atteggiamento. 

«Almeno sai che siamo nel Regno di Katàn?» disse, piano come se parlasse a un cucciolo indifeso. 

Al suono dell'ultima parola qualcosa nella mia mente si accese. Rividi una sequenza di immagini in cui il professor Chione blaterava qualcosa riguardo a Katàn, poi ci aveva attaccato e... 

«Miwa! Dov'è Miwa?» 

Feci scattare la testa in tutte le direzioni della casa, finché non la vidi a qualche metro da me in un altro letto. Non si muoveva.

«Oh, intendi la tua amica? È lì e non si è ancora svegliata, ma sta bene» mi rassicurò, seguendo il mio sguardo. 

Miwa dormiva tranquilla, ma vederla quasi immobile mi ricordava quello scontro tremendo. Mi vennero i brividi al solo ricordo. 

«Da quale terra venite, allora? Te lo ricordi?» mi chiese Hélena, dopo un po'. 

La guardai, senza capire la domanda, ma risposi ugualmente: «Sì, veniamo da Obeliska, un paese circondato da un anello di montagne» spiegai brevemente. 

Fu il turno di Hélena di guardarmi in cagnesco. 

«È un nome che non mi dice proprio nulla» rispose, massaggiandosi le tempie con le dita. Poi sembrò avere un'idea. «Mostrami la mano un attimo.» 

Non capii cosa sperasse di ottenere, ma feci quello che mi chiese. Le diedi la mano e mi fece aprire il palmo, lo guardò corrugando la fronte. Mi chiese l'altra mano e la sua espressione si accentuò. 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora