Capitolo 37 - Viola, che bel colore

7 2 0
                                    

Un suono delicato si propagò per tutta la stanza. Durò poco visto che mi misi a ridere, facendo finire la nota con una tonalità fin troppo acuta. Ripresi il brano daccapo e osservai l'acqua nella bacinella davanti a me. Inspirai, appoggiai appena le labbra sul flauto di perla e soffiai. Le campanule azzurre sul fondo dello strumento sbocciarono. L'aria si piegò in diverse tonalità dettate dalle mie dita e cercai di non sorridere troppo. 

Il liquido si mosse e alcune gocce tonde si alzarono, sospese nelle maglie invisibili della mia musica. Presto se ne aggregarono altre e decisi di farle alzare verso il fascio di luce che entrava dalla finestra alla mia sinistra. Appena le gocce sfiorarono la fonte luminosa, brillarono come tanti piccoli specchi e la sala di allenamento si affollò di piccoli arcobaleni. Tenni la concentrazione e richiamai l'acqua dentro la bacinella. Le luci sparirono e il liquido tornò nella bacinella, placido. Esplosi in piccoli urletti di gioia per esserci riuscita e in quel momento bussarono alla porta. 

«Avanti.» Iside comparve sulla soglia con un dolce sorriso. 

«Buongiorno, Miwa» mi salutò. «Allora come sta andando?» 

«Buongiorno a te.» Mi alzai in piedi, stringendo il flauto fra le mani, euforica. «Benissimo! Sono riuscita a creare le gocce d'acqua e a tenerle sospese in aria fino alla fine della melodia, come mi avevi detto.»

«Brava» si complimentò, mentre scendeva le scale. «Vorrei poter continuare, ma oggi ti mostrerò un altro posto molto importante della piramide. Ra, Aegi e tutti gli altri ci aspettano.» 

Mi fece un occhiolino. Annuii e sistemai il flauto nella sua teca dopo averlo pulito. Era bellissimo nel suo angolo di legno e vetro in fondo alla sala. Uscimmo dalla stanza e seguii Iside nel suo vestito frusciante su per le scale. Appena superammo la mia camera capii dove stavamo andando. La sala eterea. Sentii l'emozione avvolgermi il petto e le lezioni di Iris mi invasero la mente. Solo dopo aver creato i legami con tutti i custodi e il faraone potevo accedere a quel luogo magico. 

Serviva per le emergenze ed era molto più rapido che andare nella Terra Neutra. In passato era stata usata per avvisare di attacchi imminenti o per pianificare strategie di guerra. Pensandoci, sperai non si trattasse di nulla del genere. Sapevo che Seth e Oscar stavano tramando qualcosa. Bastet e Malinda erano state molto chiare a riguardo. 

Ancora non mi capacitavo con quanta velocità Iside ci aveva portato nelle varie Terre. Sapevo che le piaceva stare in compagnia degli altri e aveva i suoi tempi, ma capivo anche che in questa precaria situazione era meglio giocare d'anticipo. Giusto ieri sera avevamo finito il nostro viaggio nella Terra di Anubi. Un sorriso involontario mi increspò le labbra. Quel Samba era davvero simpatico e come me amava ballare. Avrei desiderato poterci passare più tempo. 

«Eccoci!» 

La voce allegra di Iside mi riportò alla realtà. La dea mi invitò ad aprire la porta e in quel momento notai che sul pomello era inciso il disegno del Regno di Katàn. Appena lo afferrai, una lieve luce arcobaleno – non c'era alcuna traccia del rosso – scaturì dalla mia mano e si propagò su tutta la porta. In un istante la superficie legnosa si tramutò in puro zaffiro scintillante. Guardai Iside e la dea mi sorrise, facendo cenno di aprirla. Spinsi la porta, scoprendola leggera, e in attimo fui dentro. 

«Wow» espirai, mentre mi guardavo intorno. 

Il soffitto appuntito mi fece capire che eravamo proprio in cima alla piramide. Osservai con un certo stupore innumerevoli libri e pergamene che facevano capolino dalle librerie in legno incassate nelle pareti azzurre. Seguivano perfettamente l'inclinazione dei muri, ma non c'era pericolo che cadessero. C'erano anche molti cesti di vimini di varie forme e dimensioni che contenevano chissà che cosa. 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora