Capitolo 40 - ... rinascerà!

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-1 e sono anche 6000 parole. Sorry not sorry.

 Salii anche l'ultimo gradino nello stesso momento in cui lo fece Ra. Come avevo immaginato non esisteva alcuna porta e quello che interpretai come il tetto era completamente spoglio. Solo numerosi rampicanti laterali lo racchiudevano, come una mano dalle centinaia di dita affusolate. Ebbi giusto il tempo di guardarmi intorno, prima che un suono angosciante rimbombasse per tutto il luogo. 

Non servì chiedersi cosa fosse, perché la risposta apparve in tutta la sua sfrontatezza da un portale rosso. Misi subito le gambe in posizione e la mano corse all'elsa della spada, ma non la sfoderai, intercettando un segno di Ra. Voltai la testa per scoccargli un'occhiataccia. E allora la vidi. L'oro del suo sguardo ardiva di una potente luce, dando sfogo alla sua rabbia malcelata. 

«Ce l'avete fatta» esordì Oscar. 

«I nostri più sinceri complimenti» proseguì Seth, con l'aria di chi aveva appena sentito la battuta più divertente del mondo. 

«Risparmiati i commenti, Seth» ribatté il dio del sole, evocando una lama di luce a dir poco brillante. 

Come me voleva mettere la parola fine a tutta questa storia, durata anche fin troppo.

«A meno che le tue prossime parole non siano delle spiegazioni oneste, questa conversazione si conclude qui.» Gli diedi manforte. 

Ne avevo abbastanza delle loro scuse e soprattutto della loro arroganza. Sfoderai la spada sotto il loro sguardo divertito, che luccicò di un rosso acceso. Anche se gli occhi di Oscar brillavano con maggiore intensità, inghiottendo per sempre il nero che gli avevo visto la prima volta. Appena il ragazzo agganciò il suo sguardo al mio, provai una lieve sensazione di vuoto. Fu come se tutte le emozioni che mi avevano animato finora svanissero in un soffio. Poi quel sentore sparì. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutta questa storia. 

«Mi spiace deluderti, faraone» continuò Oscar, con un tono tutt'altro che dispiaciuto.

«L'onestà non è mai stata nel mio sangue» riprese Seth. «Ma nemmeno chi dice di voler proteggere Katàn lo è fino in fondo. Vero, vecchio amico?» Scandì le ultime parole, accarezzandole con la sua lingua velenosa. 

«Bugiardo» sibilai, ricordando le parole di Yakì. 

Diedi una rapida occhiata a Ra, per aspettare un suo cenno. Fu il suo sguardo, però, a farmi indugiare sulla sua espressione. Contrariamente a quanto mi aspettavo, le parole di Seth avevano fatto scattare qualcosa nel dio del sole. Aveva ancora quella rabbia impressa nelle iridi, ma stringeva le labbra con forza quasi volesse parlare ma non potesse. Mi destabilizzò vederle tremare: non si era mai comportato così. 

«Sì, Ra» lo derise il dio. «Io so che cosa hai fatto e mi ferisce sapere che non hai ancora capito che cosa voglio dopo tutti questi anni.» 

«Parla chiaro.» Tornai con lo sguardo su di loro. 

«Vorrei poterlo fare, faraone. Ma sono il dio dell'inganno, ricordi? Sono sorpreso, però» cantilenò. «Pensavo che tra faraone e dio ci fosse un'intesa invidiabile. Invece sembrate due esseri in completa disarmonia.» Assottigliò lo sguardo scarlatto così come il sorriso. «È così che pensate di batterci?»

«Io non sono così incredulo, Seth» rispose Oscar, tenendo lo sguardo fisso su di me. «Si spiega come il precedente faraone fosse così incapace di...» 

Un urlo di rabbia lo interruppe e fu solo quando feci calare la spada sulla sua figura sorridente, che capii che quell'urlo era mio. Purtroppo il mio bersaglio sparì prima che la mia lama potesse anche solo sfiorarlo, stridendo contro la pietra. 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora