Capitolo 38 - Comitato di benvenuto

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«Più aspettiamo, più mettiamo tutti in pericolo» ribattei per l'ennesima volta. 

«Calmati, faraone. Così non saremo di aiuto a nessuno» ripeté il dio, senza alcuna inflessione nella voce e la cosa mi mandò in bestia. 

Sembrava che nulla lo turbasse, nemmeno che uno dei custodi fosse al completo servizio di Oscar. Rividi il sorriso di Miwa trasfigurarsi in quello arrogante del custode del caos. Strinsi i pugni. Come avevo fatto a non accorgermene prima? L'avevo tenuta stretta tra le mie braccia. Era lì con me, eppure non avevo avvertito nulla che non andasse in lei. 

Miwa. 

Ra sospirò. 

«Oscar non le farà del male» riprese con un tono meno rigido. «Ma adesso dobbiamo assicurarci che il nostro popolo sia al sicuro, come stanno facendo tutti gli altri, faraone.»

Non ero dell'umore giusto per un discorso dalla balconata della piramide, anche se era proprio per questo motivo che avevamo deciso momentaneamente di separarci. Quando i nostri popoli sarebbero stati al sicuro, ci saremmo ritrovati sulla costa della nostra Terra per partire alla volta della Terra di Seth. Mi concentrai sul mio respiro per calmarmi. Oscar l'avrebbe pagata. Questa era una promessa.

In quel momento bussarono alla porta. Andai ad aprire e trovai un trafelato Brandor in divisa ufficiale. Ricordai che me ne aveva parlato la notte che ero tornato. Realizzai che con tutto quello che avevamo da fare, mi stavo perdendo molte cose, come la promozione del mio amico. Appena tutto si sarebbe sistemato, avrei recuperato il tempo perso.

«Io e gli altri guerrieri abbiamo radunato il popolo, faraone. Aspettano voi» mi informò. 

«D'accordo, sono pronto» mormorai, assorto. 

Attraversai la stanza con passo calmo e uscii alla luce del sole. Giusto quella mattina Heléna aveva detto che sarebbe stata una bella giornata, invece stava andando tutto a rotoli e riuscivo a malapena a contenermi. Concentrai l'energia che mi ribolliva nel sangue nella voce. Mentre parlavo provai un minimo di sollievo nel sapere che almeno Miwa non poteva rivelare il nostro piano di difesa a Oscar: poco dopo la sua scomparsa eravamo riusciti mettere a punto una nuova strategia. A dire il vero non era poi così diversa dall'originale, ma questa volta avrebbe funzionato meglio. Non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di quella madre che stringeva a sé il suo bambino. La sua disperazione.

Funzionerà. Deve funzionare. 

Spiegai a gran voce la situazione e invitai tutti quanti a chiudersi nelle proprie case. Chi sapeva combattere sarebbe rimasto al fianco di chi non era capace, come prima e ultima linea di difesa. A conti fatti i guerrieri bastavano e avanzavano nella nostra Terra e lo stesso valeva per quasi tutte le altre. Omisi dei dettagli per non creare troppo allarmismo. Dopotutto se Oscar voleva qualcosa da me, non avrebbe perso tempo ad attaccare i nostri popoli, mentre noi andavamo nella sua tana. Scorsi molti visi preoccupati e furiosi. Conclusi spiegando che io e Ra saremmo dovuti partire per la Terra di Seth e aggiunsi subito che il resto dei custodi ci avrebbe accompagnati. Appena smisi di parlare osservai diverse persone parlottare fra di loro e sperai che filasse tutto liscio, almeno per questa prima parte del piano.

«Dobbiamo andare, faraone. Ci stanno aspettando» disse Ra, per una volta in sintonia con i miei pensieri. 

Annuii e feci per seguirlo fuori dalla stanza, quando notai Brandor. Era rimasto qui tutto il tempo e, a vederlo abbigliato a quel modo, mi venne un'idea. 

«Brandor» lo chiamai. Lui raddrizzò schiena, serio in volto. «Lascio a te a Ajan il comando in nostra assenza. Conto su di voi.» 

«Non vi deluderemo.» 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora