Capitolo 6 - La forza di un popolo

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«Salve, popolo di Ra» salutò, con una voce che trasudava perfidia e arroganza in una miscela irritante. 

«Nestor!» tuonò Ajan, mettendosi il più vicino possibile alla riva del mare, per fronteggiare il nemico. «Come osi venire qui e attaccarci? Non ti é bastato l'ultima volta?» 

Io e Miwa ci scambiammo uno sguardo colpito. Eravamo sorpresi di constatare che non solo Nestor era ben conosciuto, ma sembrava completamente un'altra persona. Era vestito con abiti che avevo avuto modo di vedere solo nei libri: portava una camicia bianca smanicata, ma molto leggera; dei pantaloni neri fin sotto il ginocchio; una cintura di tessuto rosso gli fasciava la vita, mentre una bandana scarlatta gli metteva in risalto i capelli corvini; un paio di curiosi stivali vermigli lunghi fin sopra le caviglie e contornati di gemme azzurre completavano l'opera. 

«Suvvia, Ajan. Non ti scaldare» lo liquidò Nestor con un gesto della mano. «Sono venuto qui in questo giorno di festa, per portarvi semplicemente una notizia meravigliosa! Anzi due» esclamò, con un sorriso trionfante sul volto. 

«Da uno come te non mi aspetto niente di meraviglioso. Vedi di sparire o lo faccio io per te» gli intimò Ajan, pestando un piede nell'acqua. 

«Ragazzi, statemi dietro e non fatevi vedere» ci disse Hélena, mettendosi davanti a noi. 

Doveva aver già capito tutto, ma Nestor non demorse. 

«Peccato, di solito queste cose si fanno in modo più... delicato» stava dicendo, scrutando la folla.

Io e Miwa ci abbassammo, mentre Hélena cercava di farci da scudo con il suo vestito. 

«Allora, ragazzini» esordì la sottospecie di pirata, mettendosi le mani dietro la schiena. «Venite fuori di vostra spontanea volontà e io non farò del male a nessuno.» 

A quelle parole spalancai gli occhi e mi voltai verso Miwa. Lei mi guardò e scosse la testa. Per tutto il tempo che seguì, sperai solo che se ne tornasse da dov'era venuto. Sulla spiaggia era calato un silenzio teso. Nessuno sapeva bene come muoversi o cosa fare, ma era certo che Nestor rappresentava un pericolo. 

«D'accordo.» 

Lo vidi guardare in basso e qualcosa catturò la sua attenzione. Mosse un braccio e lo puntò verso il suo obiettivo. Avvertii subito dell'acqua agitarsi, poi delle grida acute. 

«Lasciala stare, Nestor! Quell'orca non ti ha fatto nulla!» gridò Ajan, seguito dalle urla di panico dei cittadini. 

«Ascoltatemi bene!» tuonò, perdendo quel ghigno che aveva esibito fin a ora. «Conterò fino a tre. Se prima di allora voi ragazzini non vi farete avanti, ucciderò questo animale.»

Mi mancò il fiato alla vista dell'orca che gridava, mentre Nestor la sollevava dall'acqua. Stava stringendo il pugno e sapevo fin troppo bene cosa stava provando l'animale marino. 

«Uno.» 

Strinse un po' il pugno e l'orca gridò, mentre la gente urlava contro Nestor di lasciarla andare. Guardai Miwa, che non era più certa sul farsi. Allora alzai lo sguardo verso Hélena, che continuava a nasconderci. 

«Due.» 

Le urla dell'orca erano atroci e mi parve di udire anche la voce del suo compagno, disperato. 

«Tre.»

«Fermo!» 

Scattammo in piedi nello stesso istante in cui Nestor finì la parola. Hélena inspirò pesantemente, ma ormai il danno il era fatto, se così si poteva definire. 

Il Segreto del FaraoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora