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L'idea di lavorare per lo shield mi fa assolutamente ribrezzo, passo da un organizzazione nazista ad una piena di spie, traditori ed infami. Ma non posso fare altro, sono sicura che Malya con Steve, Tony e Bucky starà bene, ma non voglio lasciarla mai più.

"Qui alleniamo le reclute, è esattamente quello che farai tu. Insieme a Natasha e Clint. Non parteciperai ad alcun tipo di missione, non sentirai nemmeno il nome di una missione. Il tuo compito è quello di addestrare gli agenti e renderli mercenari qualificati"

Spiega Steve senza fermarsi nella stanza, la superiamo e ci ritroviamo davanti ad un ascensore che prendiamo. È strano essere dalla parte giusta, per la prima volta. Mi fa sentire bene, questo è poco ma sicuro. Ma so che prima o poi arriverà qualcuno a ricordarmi che sono un mostro omicida.

"Dove andiamo adesso?"

Domando entrando nel ascensore a vetri, Steve incrocia le braccia al petto per poi rimanere fermo immobile a fissare le porte.

"A pranzo. Ho fame"

"Sai, non sei costretto a stare con me, puoi anche fare le tue cose da Capitano super fico"

Steve si lascia sfuggire un sorriso e scuote la testa. Ho la netta sensazione che invece sia obbligato da se stesso, non vuole lasciarmi sola.

"Ti cacci sempre nei guai, e se torni nella prigione di ghiaccio, questa volta non esci. Pensa a Malya"

Annuisco, d'accordo sul fatto che mi caccio sempre nei guai, ma non è cosa mia, non lo faccio apposta.

"L'ho fatto, ho pensato a lei e l'ho portata nel posto che ritengo più sicuro al mondo. Se mi succedesse qualcosa, è in buone mani. Con te, Bucky e Tony sarà al sicuro"

"Come fai ad esserne così sicura?"

Cambia posizione, si gira a guardarmi mentre l'ascensore si ferma al piano della caffetteria. Devo ammettere che questo posto è assurdo.

"Perché anche se dici di no, una parte di te tiene ancora a me. Non parlo di amore romantico, quello si è spento quando ho scelto Bucky. Ma questo non vuol dire che non ti butteresti da un treno per me, non è così?"

Steve si trattiene dal sorridere, alza le spalle senza rispondermi. Sento un po' di tristezza riempirmi il cuore. So di averli persi, e non potrò mai tornare indietro.

"Sei fortunata, oggi c'è il Timballo"

Le porte del ascensore si aprono e lui schizza via, è veloce, molto più di me, ma riesco a seguirlo.

*****

Malya divora il cheeseburger che Tony ha portato, sembra innamorata. Dubito che in collegio il cibo sia stato buono.

"Che hai fatto oggi?"

Domando alla ragazzina, la quale scrolla le spalle, ma sa quanto odio quando non mi da una risposta.

"Ho passato la giornata con Tony. Mi ha mostrato le sue armature e cose così"

"Dobbiamo iscriverti a scuola. La migliore di New York. Esiste ancora l'istituto delle suore della provvidenza?"

"Suore della provvidenza?"

Domanda Tony con un tono divertito. Ma io sono seria, è quella che ho frequentato io, ho anche ottenuto il diploma.

"Era a Brooklyn vicino alla fabbrica di colla per scarpe... ogni volta c'era questo odore di chimico"

Cerco di spiegarlo a Bucky e Steve, ma loro non sembrano ricordare. Lascio perdere, bevo un sorso di birra.

"Io e Howard camminavano per parecchio tempo, prima di arrivare alla scuola. Parlavo dei vestiti nuovi, e le scarpe abbinate. Lui si annoiava, cambiava discorso e finiva per parlare delle macchine e dei motori. Nostra madre aveva delle bellissime scarpe con il tacco, abbinate ad un bellissimo vestito color cipria. Lo appendeva all'armadio e rimaneva a guardarlo per ore. Aspettava di indossarlo per l'occasione giusta"

Racconto mentre Malya mangia il suo panino. Le accarezzo i capelli guardandola. È molto simile ad Howard, come carattere.

"Pensavo foste ricchi"

Interviene Tony. Sorrido ed annuisco. Eccome se lo eravamo. Mio padre era un banchiere, guadagnava bene. Ci comprava ogni cosa, se volevo un paio nuovo di scarpe lui me le comprava.

"Sì lo eravamo, la retta scolastica costava molto. Lui andava nella scuola davanti alla mia, per soli maschi. Ricordo che avevamo una divisa, era un orrendo grembiule azzurro. Quella scuola era così sessista, per iniziare non c'erano ragazzi. E poi facevamo lezioni di gestione della casa e della famiglia.... Orribile"

Scrollo le spalle per togliermi di dosso il volto della signorina Shelby. Era una zitella di cinquant'anni, con una voce rauca e un naso a forma di becco di aquila.

"E vuoi mandare me?"

Borbotta Malya. Le lancio uno sguardo divertito, l'unico motivo per cui la manderei lì, è che non ci sono maschi.

"E dove vorresti andare?"

Interviene Bucky, il quale prova a conoscerla, e cerca di interagire con lei. È chiaramente a disagio intorno a Malya, ma ci sta provando.

"Non lo so. Immagino in un liceo vero"

"Il collegio era un liceo vero, solo che non c'erano maschi.... E tu avevi la tua camera"

Malya alza gli occhi al cielo, altra cosa che odio, lei però si scusa subito a bassa voce. Bucky sembra infastidito da qualcosa, ma non capisco cosa sia.

"Domani possiamo andare a fare un giro... vedere qualche scuola...magari dopo andiamo a fare un po' di shopping, ho qualche soldo in più"

"Io ho molti soldi..."

Ringhia Bucky. Mi giro a guardarlo, ricevendo uno sguardo di sfida. Mi schiarisco la voce e cerco il più possibile di mantenere la calma. Vuole essere presente nella vita di sua figlia.

"Anche io. Non ho speso un penny della retribuzione dell'esercito. E poi c'è il testamento di mio padre. Facendo un conto, ho molti soldi"

"Molti soldi non è un conto, è una generalizzazione. Non hai fatto il conto, perché non sai contare!"

"Oh ma per favore. Facevo i calcoli con Howard. Se ben ricordi io l'ho aiutato a costruire il prototipo della macchina volante, che ha esposto alla Stark Expo nel 1943. Io ero sul palco!"

"Hai tolto una ruota, e hai sculettato, non vantarti troppo!"

"Beh la ruota pesava... e... io non ti devo dare nessuna spiegazione. La realtà è che ti senti insicuro, hai paura che Malya voglia più bene a me che a te!"

"Lei non mi vuole bene perché tu me l'hai tenuta nascosta!"

Urla Bucky per poi sbattere la mano robotica sul tavolo, che si spacca a metà e cade. Io e Bucky rimaniamo a fissarci per un periodo lungo.

"L'ho fatto per proteggerla, hai ucciso mio fratello e la sua consorte, non volevo che uccidessi l'unica cosa buona che io abbia mai fatto"

"Non ero in me, mi hanno fuso il cervello per colpa tua. Forse era meglio se cadevi tu da quel treno. Sicuramente io e Steve non ci saremmo buttati, e tutto questo non sarebbe successo!"

Mi sento morire. Quelle parole fanno male, anche se probabilmente non le pensa realmente. Per la prima volta sono io a distogliere lo sguardo, mi sento così a disagio e triste. La voce fa fatica ad uscire, mi schiarisco la gola sentendo tutti i loro sguardi addosso, soprattutto quello di Malya. Mi abbasso alla sua altezza e le tolgo del ketchup da una guancia.

"Non andare a letto tardi, lavati i denti e spazzolati i capelli. Ti amo più della mia stessa vita"

Sussurro le ultime parole, per poi lasciarle un bacio sulla fronte. Salgo le scale velocemente, sentendo un vuoto dentro, che colmo con delle lacrime taglienti come coltelli.

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