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Chiudo il borsone con un gesto veloce del polso. Al suo interno c'è qualche vestito, e dei soldi. Ho bisogno di staccare la mente da questa situazione, da Steve e dai sentimenti che prova per me. Il rapporto con Bucky è appeso ad un filo sottilissimo, potrebbe spezzarsi da un momento all'altro ed io non penso di potercela fare. Malya è in salotto con il resto della squadra, ridacchia insieme a Morgan, per qualcosa che dice la piccola. Attiro l'attenzione schiarendomi la voce, tutti si girano a guardarmi, Tony sospira quando si accorge del borsone, mentre Bucky sorride amaramente.

"Mamma... che fai?"

Malya si alza in piedi, ha quello sguardo triste che odio, e che la fa assomigliare di più a suo padre. Appoggio il borsone accanto ai miei piedi e cerco una scusa plausibile, come un viaggio per lavoro o una missione. Ma non posso mentirle, lei merita la verità.

"Non starò via tanto, solo.. solo qualche giorno"

La guardo dritta negli occhi, i quali si fanno lucidi. Le sembrerà di tornare a quelle volte in cui andavo a trovarla in Collegio, e poi me ne andavo per mesi. Provo ad avvicinarmi, ma lei fa un passo indietro.

"Lo stai facendo ancora, te ne vai e mi prometti qualcosa che non puoi mantenere!"

"Non è vero, questa volta sono sincera. Tornerò tra qualche giorno, devo solo schiarirmi le idee. Ti chiamerò ogni giorno, te lo prometto"

Malya scuote la testa, poi torna a sedersi dandomi le spalle. Sposto lo sguardo a Bucky, che fissa un punto indefinito. Sto facendo la cosa giusta, non sto incasinando tutto come faccio sempre. Vado via per evitare di ferire Steve e Bucky, è giusto così.

"Starai bene qui, loro ti vogliono bene e.."

"Dovrei essere la tua priorità, ma invece ti comporti come una ragazzina. Scappi via perché Steve ti ha baciata, o perché non puoi avere entrambi?"

Bucky si porta una mano sul viso, sospira pesantemente, poi si alza ed esce. Mentre Steve, invece, si muove a disagio sul divano.

"Malya smettila, io sono tua madre non.."

"Oh davvero? E allora comportati come tale!"

Urla in lacrime prima di alzarsi ed andare via. Rimango per qualche istante a fissare il suo posto vuoto, cerco di ingoiare il nodo, la gola mi brucia e fatico a trattenere un singhiozzo. Sposto lo sguardo su Tony, che però guarda in basso.

"Tony prenditi cura di lei, io tornerò. La chiamerò ogni sera, e ti manderò dei soldi"

"Non ti preoccupare. Ci penso io"

Anche lui pensa male di me, non lo dice, ma la pensa come Malya. Sono una pessima madre, dovrei pensare a lei, ma invece mi concentro sulle cose sbagliate. È per questo che devo allontanarmi, almeno finché non riuscirò a mettere nel passato Bucky e Steve.

"Grazie"

"Non ringraziarmi, prenditi cura di te stessa"

Prendo un respiro profondo e mi avvio verso la porta. Bucky è fuori, cammina con le mani in tasca e riflette. Mi fermo poco distante da lui, Buck solleva lo sguardo e lo posa nei miei occhi.

"Lui è sempre stato quello migliore, no? Puoi scopartelo quanto ti pare, non mi interessa più niente di voi, perché adesso c'è Malya nella mia vita. Lei è la mia priorità in assoluto, a differenza tua. Quindi vaffanculo, non disturbarti a tornare qui, perché tanto lei sta meglio senza di te. Lo sai bene"

Non aspetta alcuna risposta, torna dentro a passo svelto. Così non mi resta che andare nel unico posto che mi resta. È un appartamento a Soho, l'ho comprato dopo essere scappata dall'hydra. Il proprietario accettò i contanti senza fare alcuna domanda, lo pagai diecimila dollari in più per il suo silenzio. Rimasi nascosta per qualche tempo, finché non trovai la scuola della signorina Hills. La chiave del portone non è più la stessa, perciò suono ad un vicino dicendogli di non avere le chiavi. Salgo le scale fino al quarto piano, l'appartamento è l'ultimo sulla sinistra. La chiave è nascosta in un vaso accanto alla porta, che in tutti questi anni non sembra essere stato spostato. La inserisco nella toppa, e con due giri sono dentro. La prima stanza è il salotto con la cucina a vista. Il pavimento è ricoperto di polvere, così come i mobili, ma per il resto è uguale. Provo ad accendere la luce, ma chiaramente è staccata. Mi sposto verso il bagno, che è rimasto immutato, e la camera da letto. È un appartamento piccolo, ma allora c'eravamo solo io e Malya, e poi sono rimata solo io. In camera c'è ancora il letto disordinato, con alcuni oggetti di Malya. Una sua maglietta rosa sul letto, e qualche suo gioco sparso per la stanza. Mi rimbocco le maniche per dare una sistemata a questo appartamento. Inizio con il chiamare la società elettrica, l'acqua per fortuna non è staccata.

"Risulta staccata a causa di morosità. L'ultima bolletta... oh"

"Cosa?"

"L'ultima bolletta risale al Novembre del 1960"

"La casa era di mia nonna... può cercare di ripristinare la corrente oppure no?"

"Se sua nonna è deceduta, o non abita più in quel appartamento, non è possibile mettere la fornitura a suo nome"

"Capisco. Allora facciamola a mio nome"

Passo tutto il pomeriggio a convincere la ragazza che il mio nome è davvero Evelyn Stark, e che non è uno scherzo telefonico. Ed alla fine mi dice di aspettare un paio di giorni. Mi dedico a sistemare la macera, finché ci sarà ancora la luce solare. L'armadio è pieno di vestiti e tutine di Malya, i suoi primi cinque anni di vita sono in questo appartamento. Metto tutto in uno scatolone, con cura, cercando di non rovinare niente. Sul fondo dell'armadio c'è una scatola di legno, piuttosto alta. La tiro fuori stando attenta a non rovinarla, dopodiché la apro. Contiene del denaro, delle armi, e sul fondo c'è un album. Trattengo il respiro quando lo vedo. La copertina è di cuocio, marrone. Ha un profumo pungente di legno e polvere. Mi siedo sul letto ed apro l'album. Le prime pagine sono dedicate a me ed Howard, sono foto in bianco e nero, piuttosto rovinate. Riconosco il giardino di casa nostra, il cane che avevamo, i miei genitori. C'è persino la prima ragazza di Howard, una certa Becky, dai capelli neri a caschetto. Non era la ragazza più bella, ma era dolce e gentile. Più vado avanti, e più la gola mi brucia. Arriva il periodo della guerra, le foto di mio padre in uniforme, e poi c'è una foto che cattura la mia attenzione. È una foto del campo di addestramento in New Jersey. C'è la squadra intera, persino il colonnello Philips, e Peggy Carter. In piedi, accanto a me, ci sono Steve e Bucky, ci teniamo per mano e sorridiamo. Eravamo così spensierati. Accanto a quella foto c'è un bigliettino, con una frase scritta. L'inchiostro è sbiadito, e la calligrafia è disordinata.

Sei ossigeno per i miei polmoni.
                                                   B.

Accarezzo quel pezzetto di carta e sospiro. Mi ricordo quella frase, Bucky doveva fare una esercitazione con una maschera antigas, l'Hydra avevano iniziato ad usare fumogeni letali e noi stavamo cercando un modo per salvare più uomini possibile. Rimase senza fiato ed io gli feci la respirazione bocca a bocca. Sorrise e mi disse che ero ossigeno per i suoi polmoni. La sera stessa me lo scrisse in un bigliettino. Continuo a sfogliare le foto, finché non trovò quelle di Malya, le foto dei suoi occhioni azzurri, i suoi primi capelli in un sacchettino, alcuni dentini. Richiudo l'album quando sento che è troppo, ed esco per comprare del cibo. Di certo questo album non mi ha aiutato con la situazione Steve e Bucky, ma mi ha riportato ai vecchi tempi per qualche momento.

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