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BUCKY

È cambiato molto in queste poche settimane in cui Malya è entrata nella mia vita. Fino a qualche mese fa io sarei scappato a gambe elevate, se solo Morgan mi avesse chiesto qualsiasi cosa. Mi sarei sentito molto a disagio, ed avrei cercato una scusa qualsiasi per non aver nessun tipo di rapporto con lei. Invece adesso sono seduto al tavolo da pranzo, cercando di aiutare mia figlia a fare i compiti. Sono cose da poco, una comprensione del testo, degli esercizi di matematica e cose di questo tipo. È piuttosto brillante per la sua età, senza contare i suoi veri anni. Forse vivere così allungo l'ha resa più intelligente e scaltra. Il suo cellulare non smette di vibrare da dieci minuti, e lei ogni tanto sposta gli occhi verso lo schermo per dare un occhiata. È sua madre, lo noto dalle notifiche. Leggo al volo un messaggio, Evelyn le chiede di rispondere al cellulare per parlare. Appena inizia a suonare, però, Malya mette giù.

"Tesoro.."

"No, niente tesoro. Mi ha lasciata di nuovo"

Allontana il cellulare da se, per ignorare Evelyn. Afferro il cellulare e rispondo al posto suo. Evelyn sarà anche una stronza, ma ama nostra figlia. Lo vedo da come la guarda, e da come la cerca. 

"Hey"

"Buck.. dov'è Malya?"

"Stiamo facendo i compiti. Oggi l'ho portata a fare un giro ed abbiamo fatto tardi, così li stiamo facendo adesso"

Lyn non dice nulla, il suo silenzio mi permette di sentire delle sirene, ed i rumori della città. Mi chiedo dove sia, ma il rumore di New York è inconfondibile.

"Dove sei?"

"Come sta?"

"Rispondi prima alla mia domanda, e poi risponderò io alla tua"

Il suo respiro sbatte sul microfono del cellulare, Malya ogni tanto mi guarda, forse cerca di captare qualcosa dalla chiamata, ma appena nota il mio sguardo, torna a scrivere sul libro con la matita.

"Soho.. ho passato qui i primi anni di Malya. Questo appartamento è pieno di lei, dai pigiamini con gli elefanti, alle bambole che le compravo ogni settimana"

Mi ritrovo a sorridere, e ad immaginare una Malya piccola con il suo pigiamino, e i riccioli castani. Sento un senso di malinconia, nonostante io non ci sia stato per lei nei suoi primi anni. Vorrei poter tornare indietro e viverla fin dai suoi primi respiri. Sentire quel profumo di neonato, insegnarle a parlare.

"Potresti passarmela? Ho bisogno di sentire la sua voce"

Allontano il cellulare dall'orecchio ed imposto il viva voce, così che Malya possa ascoltare. Lei però rimane a fissare il libro e non dice una parola, i suoi occhi si riempiono di lacrime, ed è chiaro che le manca sua madre.

"Sei in viva voce"

"Malya... come stai?"

La ragazzina prende una ciocca di capelli tra le dita ed inizia a rigirarsela tra le dita, nervosa. È ancora arrabbiata, ma del resto non le si può dar torto. Evelyn se ne andata e l'ha lasciata qui. Siamo la sua famiglia, ma lei ci conosce così poco.

"Malya ti prego"

Evelyn ha la voce spezzata, Malya si alza e se ne va su per le scale, ma la sento comunque singhiozzare.

"Dalle del tempo, lei è arrabbiata"

"Credi che non lo sappia? Sono sua madre, conosco ogni neo sul suo corpo. È furiosa perché sono qui, senza di lei. Ma che cosa dovrei fare? Steve prova qualcosa per me, ed io non sono più quella di prima. Non posso stare con lui, o con te, non posso. Perciò me ne starò qui finché non passerà"

"Non mi interessa se vuoi stare con lui, ho chiuso con questa roba"

Vorrei dirle che preferirei ricevere una martellata sulle palle, piuttosto che vederla insieme a Steve. È inutile prendersi in giro,  io e Steve non abbiamo mai smesso di amare Evelyn, solo che quel sentimento è stato soffocato dalla rabbia e dalla frustrazione. In questo momento però le mie priorità sono altre, Malya è la principale.

"Perché non lo capisci? Io... io am.."

"Non dirlo Evelyn, non dire cose di questo tipo se non vuoi scatenare una reazione da parte mia"

Stringo il telefono nella mano, con forza. Evelyn sta in silenzio, sento solo il suo respiro pesante contro il microfono. Sto per riattaccare, andare da mia figlia per consolarla. È questo che ha bisogno adesso, ha bisogno di me.

"Io ti amo Bucky, ti desidero proprio come quando eravamo al campo, solo che ora so che voglio te soltanto"

Attacco la chiamata con l'intenzione di far finta di nulla. Salgo le scale, spinto dal bisogno di consolare mia figlia, così entro nella sua stanza e mi siedo accanto a lei vicino alla finestra. La ragazzina appoggia la testa sulla mia spalla, ed io la abbraccio come posso.

"Lei non è perfetta, è testarda ed orgogliosa, ma ti ama. Quando ama lo fa incondizionatamente, e forse te lo dimostra nel modo sbagliato, però ti ama"

"Vai da lei, falla tornare per favore"

Annuisco prontamente. La stringo ancora un po', rimaniamo in silenzio per qualche istante, finché non è pronta ad andare oltre. Come sua madre, si alza, si sistema i capelli ed asciuga le lacrime, per poi uscire dalla stanza. Torna giù a fare i compiti, mentre io vado a cercare Evelyn per riportarla a casa.

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