Sentii bussare alla porta.
"Ei papà" salutai sorridendo.
"Vuoi cucinare qualcosa con me? Ho portato delle spezie nuove e dei nuovi ingredienti che non credo tu abbia mai provato"
Annuii con foga e saltai giù dal letto.Ero così contento quando mio padre voleva passare del tempo con me che probabilmente avrei potuto lasciare qualsiasi cosa stessi facendo per raggiungerlo appena mi chiamava, ovunque fossi, in qualsiasi momento.
"Lavo i pomodori, tu inizia a sfilettare il pesce" mi disse.
Annuii e aprii il frigo per prendere il pesce.
Lo pulii e lo sfilettai per bene.
"Diventi sempre più bravo" disse quasi fiero.
Mi imbarazzai e per poco non mi tagliai.
"B-bhe... me lo hai insegnato tu" dissi concentrandomi sul coltello.
"Si, ma sei quasi più bravo di me"
"Ti sei un cuoco" risi "non posso essere più bravo di te"
"Sono quasi geloso infatti"
Scossi la testa.
"Come vuoi farlo il pesce?" Chiesi "facciamo il sughetto speciale?"
"Ovviamente"
"Prendo il sedano... limone... penso manchi l'origano... ah no eccone un po'""Come va a scuola?" Chiese lui dopo un po'.
"Oh bene, ho tutti buoni voti" dissi mettendo un po' di olio nel sugo.
"Credo tu non abbia preso da me" ridacchiò "e con le ragazze?"
Mi cadde il limone dalle mani.
"Io... non me ne intendo molto" risi imbarazzato.
"Non hai preso decisamente da me" borbottò.
Deglutii.
Avrei dovuto mentire? Dire quello che si aspettava da me?
"I-invece com'era la nave su cui eri?" Chiesi per cambiare argomento.
"Era una nave da crociera molto lussuosa, ognuno di loro spendeva più o meno il mio stipendio di un mese con un solo pasto" iniziò a raccontare, senza più curarsi di me, semplicemente parlava delle cose che piacevano a lui, e in un certo senso, ascoltarlo e sapere che era felice, incredibilmente felice, anche senza me e mamma mi fece male. Ero egoista? Probabilmente si, avrei dovuto volere solo che lui stesse bene... invece volevo lui avesse bisogno di noi... ma non era così ormai da tempo... solo non volevo accettarlo."È quasi pronto" dissi interrompendolo dai suoi innumerevoli racconti.
"Oh bene, chiama tua madre"Il pasto fu molto silenzioso e loro due non si degnarono di uno sguardo, provai a coinvolgerli un paio di volte, ma mi rispondevano solo singolarmente, tra di loro non interagirono neanche una volta.
"Quindi parti sta sera?" Chiesi a mio padre. Lui annuì "dove vai sta volta?"
"In Tailandia" rispose portandosi un boccone alla bocca.
"Deve essere bello" commentai.
"Bha..." si versò dell'acqua "ogni volta che passiamo per la Tailandia, ci sono tantissime coppie Gay che schiamazzano ovunque" fece una faccia schifata.
Alzai un sopracciglio.
"Cosa c'è di sbagliato nell'essere gay?" Chiesi.
"Tutto Jisung" rispose fermo.
"Perché?"
"Perché se la natura ha deciso una cosa, deve essere così e basta, questa strana indole degli umani di ribellarsi alle cose giuste è così snervante" disse con area di supremazia.
"Felix è gay" dissi serio.
Lui ridacchiò.
"Ecco che aveva di strano, c'era qualcosa in lui che non mi convinceva, dovresti stargli lontano"
"No"
"Eh?" Chiese stupito.
Probabilmente erano anni che non gli dicevo di no a una qualsiasi delle sue richieste.
"Non starò mai lontano da lui"
"E se ti dovesse contagiare? Che schifo"
"Felix è l'unica persona a starmi sempre vicino"
"Forse solo perché spera di metterti la mano nelle mutande"
Sgranai gli occhi.
Le lacrime chiedevano di uscire a tutta potenza.
"Ora basta" quasi urlò mia madre battendo le mani sul tavolo "se sei tornato solo per dire stronzate è meglio che te ne vada ora"
"Ma cosa? Cosa ho detto?"
"Sei un animale, non conosci Felix, non conosci neanche Jisung, Cristo!"
Mi tremavano le mani.
Stavo per avere un attacco d'ansia.
Mi alzai veloce, incurante della voce di mia madre che mi chiamava e uscii di casa correndo.Corsi senza mai fermarmi, feci dei chilometri interi senza mai rallentare, per poi appoggiarmi esausto ad un albero al lato della strada.
Le lacrime scendevano dal mio viso senza che io riuscissi a contenermi.
Mi girava la testa.
Mi guardai intorno per capire dove fossi.
Probabilmente sarei dovuto andare da un'altra parte, ma era il posto più vicino...
I miei piedi pesanti si mossero da soli.
Stavo sudando e non riuscivo più a respirare.
Suonai il campanello, sperando che fosse in casa.
Dopo qualche secondo Lee Minho mi apparse davanti stranito e io non ce la feci più, gli caddi tra le braccia.
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||Stay away|| Minsung
FanfictionJisung è come un bambino, vivace e costantemente felice. Quando però nella sua classe arriverà Minho, un ragazzo che è l'opposto rispetto a lui le cose inizieranno a farsi più complicate.