Ti voglio

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Gaia

Sono furiosa; lo sapevo che Robs aveva fatto tutto per finta, lo sapevo.

Aveva mentito sin dal primo istante.

E adesso, beh ora ci sono lei, Federico e gli altri due stronzi fuori da questo sgabuzzino del cazzo.

Smetto di urlare nel momento in cui sento la porta aprirsi, non voglio fare figure di merda anche con quei tre coglioni.

-Niente domande- sento dire a Robs, e poco dopo Federico entra nella stanza.

Diciamo che non è che ci entra sul serio, più che altro viene strattonato e quasi inciampa nello stipite.

Okay, c'è da preoccuparsi.

Guardo in alto nel momento in cui sento la porta richiudersi dietro di noi.

Oh merda.

Sono seduta per terra, schiena contro il muro, gambe tese ed incrociate; ho la testa appoggiata ad un'apparente sedia, e ho gli occhi semi chiusi.

Insomma,non sono un bello spettacolo.

-Stronzi- sento la voce di Federico avvicinarsi sempre di più.

Non si vede quasi nulla, apparte in un angolo, dove spicca la luce esterna.

Lì ovviamente si siede Federico. Lo inizio ad osservare prima che si accorga del fatto che io sia già lì dentro.

Forse ne è consapevole, ma non vuole parlarmi.

È bellissimo, incazzato ma bellissimo; i suoi occhi brillano e sembrano quasi trasparenti alla luce bianca dell'ipotetica luna.

Dico ipotetica perché non so cosa ci sia fuori, le finestre sono alte, e i vetri sono opachi.

-Allora?- chiedo istintivamente.

Lui alza la testa e cerca la mia figura nel buio.

Perché cazzo ho parlato?

-Ah, sei lì...- sorride, ma io non ricambio.

-Ti ho fatto una domanda- continuo, e lui si alza in piedi.

-Hai ragione- ridacchia e fa per avvicinarsi.
È tanto vicino da poterne sentire il profumo.

Mi guarda negli occhi e distoglie subito lo sguardo, ma stranamente mi tende le mani in modo che mi possa alzare.

-Idiota- rispondo, una volta intrecciate le mie dita nelle sue.

Mi alzo e irrimediabilmente mi ritrovo a pochi milletri dalla sua camicia, incredibilmente attaccata al suo petto sodo.

Deglutisco e mi scosto subito.

Dio, ha un profumo da brividi.

Le nostre mani si slacciano e mi permettono di allontanarmi dal suo corpo, ho bisogno di aria.

-Sei ancora arrabbiata?- ride e viene nella mia direzione.

Non gli rispondo, ma prendo a girare vorticosamente per la camera, mi piace il rumore che fanno i miei tacchi sul parquet.
-Fare la modella professionista non attacca con me- scherza.

Non gli rivolgo la parola neanche questa volta, lo odio e basta.

-Però sei brava, sei elegante quando cammini- sorride.

Lo evito, lo so benissimo che vuole stuzzicarmi.

Mi appoggio alla parete e inizio a giocherellare con una ciocca di capelli.

Se restoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora