Capitolo con avviso.

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Gaia

Mi risveglio in un letto a me sconosciuto e tento invano di ricordarmi come ci sia finita.

Le coperte sono arancioni e di un tessuto ruvido e soffice, realizzo solo adesso di essere nella camera da letto dei genitori di Robs.

Scendo dall'alto letto a mo' baldacchino e percorro il corridoio a piedi scalzi, Robs sta ancora dormendo.

-Che cazzo vuoi?- chiede, la voce ancora pastosa e roca.

-Niente, stavo semplicemente guardando come dormi, sei acida anche di prima mattina Robs- la stuzzico.

-Va a fare colazione e non rompere il cazzo-

-D'accordo- rispondo flebile.

Robs è davvero strana; a volte sembra quasi dolce, loquace e docile, altre volte invece è scorbutica ed acida, proprio non la capisco.

Mi dirigo in cucina a piedi nudi, strisciando le nocche dei due alluci sul parquet liscio e freddo.
Apro il sacro barattolone di Nutella e corro alla ricerca di una fetta biscottata.

Federico.

Mi alzo velocemente, accendo il telefono e controllo i messaggi. Ho una chiamata persa da parte di Alessandro ed una di Giorgio. Risalgono a ieri quindi non mi creo problemi; vado su Whatsapp e leggo la lunga sfilza di messaggi del gruppo di classe, sono davvero tanti e non mi va di leggerli.

Sbadiglio ancora insonnolito e scelgo di rimettermi a dormire, stanotte mi sono stancato davvero troppo e sono ancora scosso da quel che è successo con Gaia.

Ancora ci penso, quei due coglioni che mi chiudono con lei in una stanza, le nostre labbra che combaciano e la risatina snervante di Gaia ubriaca.
Ecco, questi casini sono proprio quelli che volevo evitare e che adesso mi perseguiteranno per il resto della mia adolescenza.
Come cazzo ho fatto a dirle quello che pensavo? Le ho detto che è diversa, che è bellissima, che è incredibilmente irresistibile.
Queste cose non sono il genere di frasi che riservo ad una ragazza, decisamente.

Gaia

Robs sta ancora dormendo, mentre io ho appena finito di farmi la doccia.
È lenta, è pigra, ed è estremamente insolente.
È instabile caratterialmente, ma ormai ci ho fatto l'abitudine.
Non so proprio come faccia un carattere come il mio ad essere in sintonia con uno come il suo.
Sarà davvero così allora, gli opposti si attraggono realmente?

Apro il suo armadio entrando con le pantofole nella sua camera, ho bisogno di vestiti e il completo di ieri è del tutto fuori luogo. Abbiamo stili un po' diversi, lei è alternativa, se così si può definire, indossa vestiti scuri tutto l'anno, e non ha mai indossato una collana che non avesse Harry Potter o qualche simbolo di una saga di libri. È atea, dice di credere nel Karma, ma queste sono le classiche cose che servono per crearcisi una fama che possa sostenere il proprio modo di fare.

-Non azzardarti neanche a toccarlo- strepita nel momento in cui sfioro per caso una camicia nera e abbastanza vecchigna.

-Non lo avrei messo lo stesso, hai qualcosa di meno cupo qui dentro?- le chiedo.

-Mh, prova nel cassetto del comò, dovrebbe esserci una polo azzurra-

-Tu con l'azzurro?- le chiedo ridendo.

-Era un regalo di mamma, ultimo viaggio in Turchia. Non la metterò mai, quindi se ti va prendila pure- sbuffa stiracchiandosi.

-È anche carina, questo colore mi dona particolarmente- cinguetto ridendo.

-Finiscila- dice torva, e mi lancia un cuscino.

-Che pantaloni posso mettere?- domando spostando le numerose grucce che affollano l'armadio.

Se restoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora