-Un piccolo sforzo (1/2)-

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CAPITOLO 13_ PT. 1/2
Buona lettura!

Avvertenza durante il capitolo:
(Anche se per poco)
linguaggio offensivo ed esplicito.

-•-•-•-

«Mi sono innamorato.»

Hunt spalancò gli occhi non credendo a quelle parole. Quello era tutto matto!
Dischiuse le labbra cercando di formulare un pensiero decente, ma questo era troppo «No.»
«Che significa no?» Domandò Emer confuso.
«Significa no. Non mi interessa e me ne tiro fuori.»
«Antracite— insomma!» Si lamentò l'altro, afferrandolo per la divisa.

«No Emer. Non mi freghi così.» Sbottò liberandosi dalla sua presa.
«Ma è vero.»
«Non ti puoi innamorare in così poco!»
«Dici così perché non ti sei mai innamorato!»
«Che ne sai!» Sbottò allontanandosi «E anche se fosse, so che la questione richiede tempo, non basta un secondo!»

«Hai mai sentito parlare del colpo di fulmine?»
«Lei ti ha dato a malapena un sorriso e numero di telefono, mica ti ha colpito con una freccia al cuore!»

Emer gli prese quindi la mano, e in un gesto di impulso gliela appoggiò saldamente sul proprio petto, esattamente sopra al cuore, che in quel momento tamburellava come un forsennato. Hunt si dimenò come una belva, ma Emer non ne voleva sapere di lasciarlo andare.
«Che combini!? Mollami!»

Il corridoio, gremito di studenti riversò su di loro un paio di occhiate degustate e non, e fischiettii non tanto incoraggianti.
«Lo senti come batte?»
«Che cazzo vuoi che me ne freghi!?»
«Non può essere altro che amore.» Declamò sognante.
Hunt tirò uno strattone piuttosto violento e si riprese la mano «Se ti uccido voglio vederti come provi altro amore!»

Emer sospirò come un baccalà «Aiutami a conquistarla.»

No. Hunt non poteva gestirlo. Girò i tacchi e inizio ad allontanarsi da lui.

«Dai— Antracite!»
«Non—!» Sbottò voltandosi però verso di lui con urgenza «Quando saremo a tavola con loro non ti azzardare a pronunciare il mio cognome. Tantomeno non dire di che Pietra sono e che Mohs rappresento.»

Emer deglutì alzando le sopracciglia «Perché non dovrei?»

«Tu provaci e io ti taglio le palle e ci faccio un frullato.» Lo aggredì risultando più minaccioso del previsto, ma Emer non si lasciò intimidire. Anzi, gli venne incontro.

Alzò il naso «E se io ti ricattassi?»
Hunt lo afferrò per il colletto chinandoselo al suo livello «Brutto stronzetto—! Non crederti di poter esser chissà chi!» Lo minacciò.

Emer sorrise «Non credi di essere tu quello ad esagerare?»
«Non voglio che Zero venga a sapere di che Pietra sono. Chiaro?»

«Perché? Temi non possa accettare che sei un Tenero?» Continuò ancora.

«Lo sa che sono un Tenero.» Rivelò innervosendosi ancora di più «Smettila con questo discorso.»
«E allora qual'è il problema?»

«Non voglio che lo sappia.»
«Ma perché vuoi tenerglielo nascosto?»
«Basta provocarmi!»
«Hai paura?»
«Ho detto basta—!»

«Ti vergogni?»
«Chiudi quella cazzo di bocca Emer!» Lo zittì generando un silenzio ingombrante in corridoio. Il verde sostenne il suo sguardo non per molto e quando Hunt fece per aprir bocca la campanella suonò, incitandoli ad entrare nelle rispettive classi «Non so quale sia il tuo problema asparago. Se una persona non vuole, non vuole. Non forzarla per una minchiata simile.» Terminò lasciandolo andare e dirigendosi da solo nella sua classe, abbandonandolo ai suoi dubbi e alle pene di un cuore che batteva troppo forte per i suoi gusti.

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