-Rientro all'inferno (2/3)-

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CAPITOLO 1_ PT. 2/3
Buona lettura!

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Il loro gruppo di amici era composto, come già accennato, da quattro persone.

Ialit, l'Opale diciottenne insonne che si comportava da madre iperprotettiva.

Meg, una comune Pomice Lavica di Mohs 5, quindi dello stesso livello del ragazzo azzurro, e prima di sette sorelle quasi tutte gemelle. Era alta poco più di un metro e cinquanta, ma aveva un carattere completamente diverso da come appariva. Tutto tranne che docile e adorabile, e cioè malizioso e perverso. Aveva fiuto per i segreti e amava le commedie romantiche e i gialli da vedere a mezzanotte. Praticava la pallavolo come club scolastico dopo scuola, e nel tempo libero si dava alla yoga, per questo spesse volte riusciva a tenere i nervi saldi anche nelle situazioni più critiche.

Rubio, il più grande tra loro, era lo strappo alla regola che tanti temevano.
Nonostante fosse parte di una delle famiglie delle Gemme Preziose, non aveva mai voluto comportarsi nel modo in cui i suoi simili facevano, e non per come desiderato lui.
Era un Rubino. Un semplice ragazzo di diciannovenne anni che era nato in una famiglia ricca e famigerata con un livello di Mohs pari a 9, che gli impediva di vivere la sua vita come preferiva.
Nonostante la sua reputazione alta, questo aveva ugualmente deciso di trovare simpatia in quel gruppetto bizzarro, che un giorno stava spiando le sue lezioni durante Chimica.

Era bastato un singolo incontro per farsi illuminare da quei sorrisi nascosti.Poteva essere egoista quanto voleva ma detto francamente non gli importava per niente del suo ruolo sociale come Pietra Preziosa, il suo sogno era sempre stato quello di essere felice, e quando aveva trovato quelle persone magnifiche chi sarebbe stato in grado a negargli la gioia di avere degli amici? Il preside del college aveva però letteralmente costretto ogni Gemma Preziosa a partecipare obbligatoriamente ad una formazione istruttiva intensiva. Come per dare esempio alla scuola, i suoi genitori aveva avuto più colloqui con il college per far si che venisse inserito nella squadra di basket, contro il suo volere.

E fu dunque lì, in un momento di debolezza, che ebbe la brillante idea di stringere amicizia con quei ragazzi di livello Semiduro, che aveva scorto durante le sue lezioni di Sabato, entrando a far parte di quella combriccola.

Mai si pentì di quella scelta. Non si sentì più libero di così, capace di darsi al suo sogno nel diventare violinista, sostenuto da quei piccoli pazzoidi, e ormai divertenti compagni di avventura per non sentirsi oppresso dalle aspettative di una famiglia oppressiva come quella dei Rubini.

E infine, come ultimo membro del gruppo c'era Zero.
Aveva il viso costellato di lentiggini come se fossero state messe lì apposta per formare disegni collegando i puntini tra loro. Gli avevano sempre dato un'aria piuttosto infantile, e sinceramente a lui non piacevano affatto, si ripeteva spesso di assomigliare ad un foglio di carta macchiato d'inchiostro. Gli occhi color nocciola, cristallini, e i capelli corti e mossi, sempre di una tonalità marroncina chiara, lo etichettavano proprio per il tipo di Pietra che era.
Odiava ricordarselo. Era un modo in più per sentirsi inadeguato a quella società.

Per carità aveva un Mohs alto, ma nel suo caso il livello non aiutava per niente.
Il suo orientamento sessuale era... ecco, sbagliato.
Lui era sbagliato.

Si sentiva salire la nausea ogni volta che qualcuno lo insultava con parole a cui ormai doveva essersi abituato a ricevere, ma non poteva fare a meno di avere il latte alle ginocchia prima di venir picchiato quotidianamente da gente sempre diversa. Agli occhi di tutti, era infatti visto come l'omosessuale contagioso. Il che metteva ribrezzo a buona parte della sua classe. Anzi, dell'intera scuola.
Spesso si domandava quale fosse il suo dannato problema.
Cosa  fosse stata la causa nel suo DNA a far sì che nascesse per esser attratto dai i ragazzi... Cosa lo aveva spinto più volte a portarlo al pensiero di togliersi la vita... e non solo al pensiero.
Si odiava per ciò che era.

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