-Il suo arrivo (2/2)-

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CAPITOLO 2_ PT. 2/2
Buona lettura!

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Le camere venivano scelte in ordine puramente casuale. E secondo quell'ordine gli studenti dovevano condividere le stanze dall'inizio del primo ingresso al college, fino al giorno del diploma in quinta. L'unica cosa che cambiava in anno in anno era la stanza, ma non le persone assegnate.

Per grazia, non c'era alcuna distinzione tra le classi sociali e i livelli di Mohs. Poteva perciò capitare quindi ad un rango Duro, di finire in stanza con un Semiduro, o un Tenero... il che non sempre del tutto era conveniente, ma così era stato deciso, e si sa, che cambiare le regole è piuttosto complicato.

Ialit e Zero erano difatti Semiduro e Duro, perfetto esempio di ciò appena citato.

A Rubio, era capitato un compagno di stanza non del tutto amichevole (e sobrio), un ragazzo di Mohs uguale al suo, per cui 8, che però si faceva vedere molto di rado. Capelli di un biondo scuro, gli occhi di un colore particolarmente sabbioso, e il brutto vizio di fare un macello terribile ogni volta che tornava in dormitorio...
In breve, un Topazio.
Quindi spesso e volentieri, quando questo succedeva, Rubio rimaneva da solo per intere serate, se non fino all'alba. E i suoi due suoi amici, piuttosto che mollarlo in una stanza vuota, lo ospitavano a dormire sul tappeto in camera loro.
Tenevano per sicurezza un piumone e un cuscino extra nell'armadio, in caso questo succedesse.

Meg invece, alloggiava nel dormitorio femminile, dall'altra ala della struttura, e condivideva la stanza con una ragazza di Mohs Tenero: un'Ambra. Una resina fossilizzata.

Amber, come Meg, era ugualmente minuta, anche se più alta: capelli a caschetto, corti di un rosso molto chiaro, quasi arancio. Come abiti liberi puntava ad indossare per lo più felpe extralarge e pantaloncini gialli. Più per comfort che per estetica. Aveva un carattere tenace e forse un pelo troppo riservato, ma occuparsi del giornalino settimanale l'aveva decisamente aiutata ad aprirsi con le persone. Nonostante ciò, aveva frequentato Rubio per qualche settimana in uno dei suoi periodi da potente ribelle, e anche se le cose erano più o meno finite decentemente, Meg capendone il persistente disagio, non le proponeva di uscire con loro.

Comunque, l'inverno era gelido e rigido.
E contando che in quel periodo dell'anno le giornate si facevano sempre più brevi, la sera arrivò in un batter d'occhio, costringendo ognuno dei protagonisti a ritirarsi nella propria accomodazione, dopo una cena piuttosto scarsa.

Zero era quindi arrotolato tra le coperte.
Aveva parlato veramente poco da quando era arrivata Meg... e dal momento in cui Ialit aveva sparato quell'enorme cazzata, continuava a sentirsi oltraggiato e tradito. Si girò verso il muro, in posizione fetale e chiuse gli occhi cercando di prendere sonno, per dimenticarsi di quell'orrendo pomeriggio.

Dall'altra parte della stanza, il suo colpevole amico, era seduto sotto le lenzuola a gambe incrociate e la schiena appoggiata alla testiera del letto, mentre spostava meccanicamente le pedine sulla scacchiera.
Era un'abitudine per lui giocare a Scacchi, gli liberava di quel poco che poteva servire, la mente.

«Scacco matto.» Disse per la seconda volta di fila in dieci minuti, battendo il Re.
Il castano sospirò muovendosi sul materasso del proprio letto, attirando l'attenzione dell'azzurro.

«Ancora sveglio?» Gli fece tenere conto che fosse quasi le undici.
«Non riesco a dormire. E poi domani è Domenica.» Sbuffò mettendosi a pancia in su.
«A che pensi?» Continuò Ialit, risistemando da capo le pedine di gioco, per l'ennesimo round di seguito.
«A quanto dovrei essere arrabbiato con te per aver tirato fuori quella menzogna.» Mormorò riaprendo le palpebre per fissare il soffitto.

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