-Lasciarsi aiutare (1/2)-

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CAPITOLO 5_ PT. 1/2
Buona lettura!

TRIGGER WARNING

Avvertenze:

La prima parte di questo capitolo (fino ai tre ***) tratta di temi molto delicati... tra cui descrizioni autolesioniste con dettagli grafici. Perciò per chi lotta con queste tematiche, questa potrebbe essere motivo di crollo.
Auguro di proseguire con cautela.

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La vita non è semplice. È un gran bel casino.
E possiamo tutti concordare che in certi momenti faccia spesso e volentieri anche schifo.
Zero lo sapeva bene. Oh— eccome se lo sapeva.

Meglio di chiunque altro.
Aveva problemi di ogni tipo: insicurezza, crisi respiratorie, ansia, depressione, emarginazione, bullismo, autolesionismo... bastava pensarne semplicemente ad uno e Zero quasi certamente lo aveva.

Con il passare del tempo era finito per ridurre il suo animo intatto in un mucchietto di polvere, e sapeva che l'unica cosa che lo teneva ancora su quel mondo terreno era l'amicizia dei suoi unici tre compagni.

Aveva imparato che ormai poteva far affidamento solo su di loro e su se stesso.
Non più i suoi fratelli, non più sua madre, tantomeno suo padre; che era stato il primo a rinnegarlo come membro famigliare, nel momento in cui si era rifiutato di avere un figlio omosessuale.

Ci aveva messo un po' a capirlo, in effetti. Beh, in realtà più di bel un po'. Anzi ci aveva messo davvero tanto e solo quando stava per perdere qualcosa di estrema importanza, si era reso conto di avere sul serio qualcosa da perdere.
In fin dei conti, va sempre a finire così... ti accorgi di quello che hai solo quando è troppo tardi.

E a quanto pare non aveva imparato la lezione, perché in quel momento si trovava difronte al lavandino del bagno completamente insanguinato. In una mano teneva stretta una delle lamette del rasoio che Rubio riponeva la notte nella tazza degli spazzolini quando restava a dormire da loro. Si sentiva in colpa a farlo. Ma pensava veramente che fosse la cosa giusta; ovvero punirsi per gli sbagli che aveva commesso, o addirittura che pensava di aver commesso. Perché era convinto di tutto il contrario che Ialit gli ripeteva fino allo sfinimento, cioè di non aver alcun tipo di colpa.
Il polso sinistro, era dolorante come non mai. Sentiva le lacrime colargli lungo le guance e cadere miseramente sull'avambraccio, dove altri segni rossastri erano già marchiati. Un taglio più profondo attraversava la sua pelle pallida e lentigginosa sporca di chiazze rosse e vivide che macchiavano il lavabo in maniera orrida e terrificante.

Gli salì un conato di vomito, che si forzò di trattenere con disgusto. Poi subito dopo un altro.
Ma la verità era dura... Non poteva rigettare quello che aveva mangiato, perché era ben cosciente che era rimasto a digiuno per entrambi i pasti del giorno, e l'amaro velenoso della bile stava già sfiorando la sua lingua. Strinse gli occhi, e aprì rapidamente il rubinetto. Facendo scorrere fumosa l'acqua che pulì il cremisi che imbrattava il bianco candido della vernice.

Inserì sotto il getto freddo il polso ferito e una fitta lancinante lo fece arricciare in avanti. Afferrò distrattamente uno degli asciugamani e si tamponò la mano, macchiandolo colpevolmente. Si maledisse sottovoce, e ringraziò il cielo che la porta fosse chiusa a chiave.

Aprì l'anta di vetro sopra al lavello e recuperò un bottoncino di cotone e una bottiglietta d'acqua ossigenata per poter disinfettare il tutto. Fu solo dopo infiniti lamenti e torture riservate esclusivamente al labbro inferiore a furia di morsi, che aveva recuperato la garza e bendato l'avambraccio come sempre.

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