-Le piccole cose buone (2/2)-

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CAPITOLO 8_ PT. 2/2
Buona lettura!

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Still sospirò letteralmente esausto dall'altra parte della linea telefonica «Sai cosa? Questa mi sembra una di quelle conversazioni dove il tuo migliore amico, se non fratello, ti chiama disperato perché sta avendo una sorta di crisi gay...» mormorò togliendosi la matita dalla testa, in modo che i capelli gli arrivassero sciolti lungo le spalle.

«Io sono serio però, e non sto avendo una cazzo di crisi sessuale!»
«Questo è tutto da vedere...» mormorò lasciando perdere la parolaccia.
«No invece. Sai in prima persona quanto può far male essere rifiutati! O no? Tu e Toby, entrambi avete passato le pene di un cuore spezzato, e io ci sono stato male quanto voi per pura empatia!»

Still sospirò mettendo da parte quella ferita nuovamente aperta, e riacquistò subito lucidità.
«Hunt non so se te ne sei accorto... ma perché parti dal presupposto di piacergli?» Domandò seriamente «Da quello che mi hai detto... non credo di aver capito che questo Zero ti abbia mai confessato certe poesie d'amore. Più che altro sei tu quello che ha iniziato a fare cose insolite...»

«Perché pensavo fosse la cosa giusta da fare! Era nella mia stessa situazione e mi sono rivisto in quel bambino che piangeva a causa della mancanza del padre e che si deprimeva dietro i mobili con la faccia sporca di carbonella!»

«E noi ti siamo stati vicini, ti abbiamo sostenuto e—»

«Ed è esattamente quello che voglio fare io per lui! Ma non voglio rischiare di farlo innamorare inutilmente, perché allora non potrei ricambiarlo e solo Dio può immaginare cosa potrebbe fare in uno stato simile.» spiegò con un briciolo di autocontrollo rimanente.

Still attese qualche lungo momento prima di rispondere. Iniziò a pensare, intensamente...
«Aspetta... fammi capire» E quell'idea non gli piacque «Hai... hai paura che si ammazzi se ipoteticamente parlando tu lo dovessi rifiutare...?» Domandò con una punta di incertezza, rendendo la frase molto più pesante di come l'aveva programmata.

Hunt tirò il cellulare sul cuscino e portò le ginocchia al petto per poggiarci la testa sopra con le lacrime agli occhi «Non so più che fare...»

Dall'altra parte del cellulare, Still continuava a chiamare il fratello, sempre più preoccupato del fatto che non gli stesse rispondendo.Tempismo volle che in quel momento la maniglia della stanza si mosse, e dalla porta entrò Emer con una cioccolata calda in cartone e una ciambella ai lamponi. Era uscito mentre Hunt stava ancora parlando, e questo era tanto immerso nella conversazione a non essersi neanche accorto.

Il corvino si diede una ripulita veloce con la manica del maglione, suo per giunta, e si passò una mano dalla fronte ai capelli. Ma lo Smeraldo, vedendo Hunt conciato così, gli si avvicinò piano, e senza dire nulla, si sedette accanto a lui, accarezzandogli la spalla in conforto.

L'Antracite a quel punto, si fece forza e recuperò il cellulare per poi riavvicinarlo all'orecchio «Still fa niente— me la vedrò da solo, ok?»

«Hunt! Scusami tanto non volevo dire nulla di offensivo, lo giuro. Ma per favore non pensare a cose simili. Certi casi si possono evitare—»

«No, Still... ma se posso fare qualcosa per impedirgli di finire di nuovo in una situazione del genere, non esiterò...» Chiarì con l'intento di salutarlo, ma nessun'altra parola riuscì a scappare dalla sua gola.

Spense la chiamata senza aggiungere altro, e lasciando quindi intendere al fratello di non farsi sentire per un po'. Si sarebbe fatto vivo, bastava solo aspettare il momento giusto.

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