Capitolo 4

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*Erodin*

Mi sveglio presto, molto presto. Il sole ancora non si vede, il cielo sta iniziando a colorarsi di azzurro. Lascio Aranel riposare tranquilla nel suo sonno profondo e mi dirigo verso l'armeria del castello. Appena sorpasso le porte trovo Elvend che è seduto sul tavolo, con una matita in pugno e un pezzo di carta. Elvend è uno dei più fidati lavoratori del regno, è lui che crea le nostre protezioni e armi per le battaglie. Per attirare la sua attenzione, busso leggermente alla porta, e lui si alza subito facendo un leggero inchino al quale rispondo semplicemente con una mossa che fa capire che non c'è bisogno di essere troppo formali. "Principessa, perché è sveglia a quest'ora prima dell'alba? Posso aiutarla?" Mi chiede preoccupato "Non riuscivo a dormire, il che non è poi così strano con i problemi che si avvicinano. Mi serve il tuo aiuto." affermo senza troppi giri di parole. "Ma certo, lei mi dica di cosa ha bisogno ed io la realizzerò." "Ho bisogno di un'armatura su misura per me. E del miglior arco che puoi creare, magari anche una spada." sorpreso dalla mia richiesta mi domanda " Mia signora, suo padre è contrario all'idea che lei vada in guerra questa volta. Non l'ho mai vista disobbedire alle sue decisioni..." non lo lascio finire e specifico subito "Assolutamente, non ho intenzione di nascondermi nell'esercito, ho solo bisogno di proteggere me e mia sorella in caso di necessita." Dopo queste parole fa un'espressione d'intendimento, se lui fosse al mio posto farebbe la stessa cosa, si gira e prende due pezzi di legno poi me li porge entrambi. "Guardi, quale preferisce, quello più chiaro è più leggero ma anche molto elastico, invece quello scuro è leggermente più pesante e più rigido" Dopo averli analizzati entrambi scelgo quello più scuro, l'arco deve essere ben maneggiabile ma anche duro, in modo che la freccia non manchi il bersaglio a causa di troppa pressione. Ho scelto l'armatura in bronzo, è un materiale che si fonde bene con la foresta al contrario dell'oro o del ferro che luccicano troppo al solo contatto con i raggi del sole. Prima di tornare su ringrazio Elvend e mi affretto fuori a fare colazione, sono passate all'incirca tre ore, sono stata leggermente lenta a scegliere ma ne varrà la pena.

Appena metto piede nel giardino vedo mio padre seduto davanti a mia madre, non ha un bel aspetto, è stanco, probabilmente ha dormito male o per niente. Mi avvicino comunque con un sorriso, provando ad alleggerire la tensione e stranamente ci riesco. Do un leggero bacio a mia madre e mi siedo accanto a papà, che mi rivolge subito la parola "Buongiorno, tua sorella dorme?" "Si, credo stia ancora dormendo nella mia stanza" poi silenzio "Credo" ripete e poi continua "Cosa hai fatto sta mattina?" mi chiede, ma credo che sappia già la risposta "Sono andata da Elvend..."Non mi fa finire e mi precede "...e l'armatura l'hai fatta fare in bronzo, credo sia una buona idea. Con quel materiale ti puoi mimetizzare molto bene. A proposito, avevo pensato a creare una protezione anche per Aranel, niente spade ne archi, qualcosa di semplice ma efficace." a queste parole mamma si alza e scusandosi rientra nel palazzo, deve essere dura pensare che la sua piccola bambina sia in una situazione di pericolo così grave, io stessa faccio fatica a realizzarlo. Mio padre adesso si sente in colpa, ma alza lo sguardo e continua il suo discorso "Era meglio se risparmiavo le mie parole in fronte ad Ambris, in ogni caso penso che possa bastare un abito di Mithril, i nani non sono molto gentili ma abbiamo qualche scorta da vecchi scambi di beni." Penso sia una buona idea, lo faccio capire con un segno e qualche secondo dopo mio padre si ritira, va da mia mamma, è sicuro, non sopporta vederla triste o preoccupata. L'amore è un sentimento strano. Decido di alzarmi e vado subito alla ricerca del Mithril, per mia sorella, ma scopro che mio padre mi ha preceduto. Quindi decido di fare visita a Erodin, credo che fare un giro sia l'unico modo che ho per scacciare via le preoccupazioni, anche se per un tempo determinato. Salgo sul dorso del mio destriero, senza sella ed esco dal palazzo. Il vento che soffia contro la mia pelle mi rilassa, i capelli che volano e il canto degli uccelli che tornano a casa dopo l'inverno mi danno un momento di pace che non avrò per molto, ci addentriamo nella foresta e poco dopo Erodin si ferma. Scendo dal suo dorso e mi stendo sul prato. Mentre il mio cavallo mangia io mi perdo nei miei pensieri. Chissà cosa si prova quando si trova l'anima gemella, come la chiamano gli uomini, dicono che sia come avere le farfalle nello stomaco, ma a me convince poco questo paragone. Insomma non si possono sentire le ali delle farfalle nello stomaco, non è possibile, forse un formicolio, forse paura. Mi domando poi come si fa a dire di amare qualcuno. Bisogna essere più coraggiosi che per andare in guerra e più leggeri di una piuma. Il colore del cielo inizia a oscurarsi, o forse sono io che sto chiudendo gli occhi. Continuano a farsi sempre più pesanti e la vista sempre più offuscata fino a quando non li chiudo del tutto...

Sento il forte respiro di Erodin sulla mia faccia, pochi secondi dopo passa la sua lingua umida sul mio viso, apro gli occhi leggermente spaventata. Ma che ore sono?, il sole è calato e non si vede altro che le stelle in cielo. Mi alzo e ritorno al castello in pochi minuti, do da mangiare al mio cavallo e vado dritta nella mia stanza per un bagno caldo. Non so come io sia riuscita ad addormentarmi nel bel mezzo della foresta letteralmente sdraiata a terra ma è successo, speriamo che nessuno si sia accorto della mia mancanza. Con un passo molto leggero riesco a salire le enormi scale e mi manca poco per arrivare alla mia stanza. Appena apro la porta, sento dei singhiozzi, guardo preoccupata la direzione dalla quale viene e vedo Aranel seduta sul mio letto che piange. Mi avvicino subito a lei e mi siedo nell'angolo del letto. "Piccola, cos'è successo?" "Dov'eri?" mi chiede scoppiando in un pianto più forte, la abbraccio e inizio ad accarezzarle i capelli. Non credevo si potesse preoccupare così tanto per me, chissà da quanto mi stava aspettando. "Ero andata nella foresta con Erodin, ma mi sono addormentata. Mi ero distesa sul prato e poi quando ho riaperto gli occhi era notte fonda, mi dispiace" Aranel mi abbraccia e poi si stacca per lasciarmi fare il bagno, in pochi minuti mi vesto e mi accomodo tra le morbide coperte del mio letto che sono mille volte meglio della terra dura. Aranel mi abbraccia come se avesse paura di perdermi di vista di nuovo e poco dopo si chiude gli occhi.

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