Capitolo 8

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Mi guardò intorno, vedendo solo distruzione, due eserciti si scontrano e vedo tutto come se fossi impotente, non riesco a muovermi, solo a osservare. Il cielo è offuscato dal fumo che non capisco da dove venga poiché non riesco a muovere nemmeno la testa. Non riesco nemmeno a vedere con nitidezza quel che c'è davanti a me. Poi abbasso lo sguardo e con esso riesco a muovere la testa verso il mio stomaco trafitto da una freccia. Cado sulle mie ginocchia non sapendo come reagire sentendo il dolore viaggiare lungo tutto il mio corpo. Sento da dietro di me qualcuno che mi attira verso di se. Cerco di divincolarmi dalla presa ma mi blocco di nuovo, la paura si fa strada nella mia mente e poi buio...

Mi sveglio di soprassalto, guardandomi attorno. Poi controllo il mio stomaco e vedo che sto perfettamente bene. Poco a poco riacquisisco i ricordi del giorno prima. Cerco mia sorella con lo sguardo e la vedo che accarezza la crine ad Erodin. Non ho mai fatto sogni del genere, anche se devo ammettere che la situazione non è delle migliori. Forse lo stress per tutto ciò che mi circonda mi sta facendo dei brutti scherzi, non credo di dover dare troppo peso a un incubo. 

Pochi secondi dopo mi alzo e do il buongiorno a mia sorella, mi metto l'armatura con calma e facciamo colazione. Non che mangiare un pezzo di pane elfico alle sette di mattina possa essere chiamato colazione. Appena finiamo faccio salire mia sorella sul cavallo e poi mi accomodo dietro partendo in un galoppo abbastanza lento all'inizio. Mi annoio quando vado a questo passo, io stessa sarei capace di camminare più velocemente, così tiro le redini e faccio in modo che Erodin inizi a correre con il suo passo normale, che essendo un cavallo abbastanza grande rispetto alla maggioranza, è veramente veloce. Non mi piace affaticare il mio destriero per questo lo faccio andare più lentamente, anche se di poco, anche se Erodin sarebbe più che contendo di poter correre per queste pianure che sembrano infinite. 

Prendo la mappa per capire dove dobbiamo andare di preciso adesso e vedo un nome conosciuto su di essa che non avevo notato prima. Lòrien, penso sia in mezzo al bosco, come Deletria, che però c'è segnato dalla creazione della pergamena, non come il mio regno il cui nome è stato scritto dopo a mano. Sforzo la mia memoria in modo da ricordarmi dove ho sentito questo nome... Ma certo! Come ho fatto a scordare che Galadriel, mia zia, regna lì ed è venerata come una divinità. La strada sottolineata in passato da mio padre attraversa quel bosco quindi forse riusciamo ad arrivare lì entro stasera. "Indovina dove stiamo andando?" Chiedo entusiasta a mia sorella "Dove?" mi chiede lei diventando curiosa a causa del mio tono "Da zia Galadriel" la sento ridere ed entusiasmarsi provando a non muoversi troppo per la paura di cadere da Erodin. Così cavalchiamo l'intero giorno senza fermarci nemmeno per mangiare, mia sorella non h alcuna intenzione di mangiare ancora pane elfico e non la biasimo per questo. Il sole inizia a tramontare e inizio a vedere da lontano i primi alberi del bosco di Lòrien. Ci avviciniamo sempre di più e mi fermo proprio dove si fanno vedere le prime radici. 

Scendo da Erodin, lasciando mia sorella sopra e inizio a camminare all'interno di ciò che potrei chiamare un selva. Preferisco andare a piedi poiché è un luogo che non ho mai visto. Voglio vedere e sentire ogni secondo di questo viaggio inaspettato che sto facendo, anche se le ragioni dietro non siano le migliori. La terra affonda sotto ai miei piedi, e mi fa capire che questo bosco è ben più umido di quello di Fangorn e tuttavia mi domando come mai la vegetazione qui sia meno folta. Continuo a camminare fino a quando non vedo le prime luci delle case, che all'inizio confondo con stelle. Sto per mettere piede in un sentiero che mi condurrà direttamente verso il villaggio senza dover farmi troppi problemi con le radici che mi intrecciano i piedi quando un elfo dai capelli bianchi, seguito da altri quattro armati, si avvicina a me. E' una di quelle situazione nelle quali sai cosa devi fare perché lo hai visto fare ad altri ma che non hai mai fatto. Mi sento come gli invitati dell'Hirsid che arrivano al castello e vengono riempiti di domande. L'elfo dai capelli bianchi e lunghi con occhi azzurri si avvicina a me piazzandosi davanti con un che di superiorità. Non ho idea di cosa dire, non posso semplicemente annunciarmi come principessa ed erede al trono di un regno che viene considerato una favola. Ingoio rumorosamente e l'elfo continua a fissarmi fino a quando non mi fa la tragica domanda. 

"Lei sarebbe?" Chiede senza distogliere il suo sguardo da me. "Sarebbe educato presentarsi prima di chiederlo agli altri" dico io leggermente infastidita da un trattamento mai ricevuto. L'elfo inclina leggermente la testa facendo un finto sorriso "Bene, io sono Haldir dalla stirpe dei Galadhrim, protettore delle frontiere del nobile regno di Galadriel" dice fermandosi per permettermi di fare lo stesso. "La prego di comunicare alla sua regina della mia presenza. L'unica cosa di cui avrà bisogno è il mio nome; Aliris" Dico convinta, ripensando al ragionamento di prima. L'elfo mi guarda come se si aspettasse che proferissi altre parole. Vedendo che non dico altro ride leggermente e diventa serio poco dopo "Non è lecito disturbare la regina con la presenza di una mercante che crede di essere al pari del mio popolo solo perché ha le orecchie a punta." La rabbia incomincia a farsi strada nel mio corpo, non sono mai stata una persona particolarmente paziente ma nessuno mi aveva mai parlato in questo modo. Per di più classificandomi una mercante con lo scopo di farmi sentire inferiore, rispondo subito senza però essere sgarbata provo ad usare il tono più gentile "Non ho alcuna intenzione di ripetermi e non vedo il problema con il lavoro da mercante, che non sia un impegno nobile e ricco non vuol dire che non sia modesto, merita rispetto principalmente da qualcuno che si crede superiore. "Mi fermo per lasciarlo riflettere e riprendo "Sto aspettando" dico senza però accorgermi di essere leggermente insistente, il che non è educato. Mamma non sarebbe felice di vedermi usare modi simili. A questo pensiero la mia espressione cambia leggermente e grazie al cielo l'elfo decide finalmente di andare da mia zia. Si gira e si rivolge ad una delle guardie dicendo a bassa voce una frase che riesco comunque a sentire "Tenetela d'occhio" alzo gli occhi al cielo tenendo Erodin dalle redini. E' notte fonda anche se non mezzanotte, guardo sopra di me e ammiro le stelle dietro le foglie degli alberi. Sono molto più brillanti qui, forse grazie alla presenza di mia zia. Vengo interrotta dai miei pensieri da Haldir che torna quasi di corsa dal castello, si vede da lontano che si senta a disagio. Mi rivolge la parola quando è a qualche passo da me "La prego mi segua" Dice ricomponendosi dopo la piccola corsa. Sorrido, felice che mia zia mi accolga e lo seguo, iniziando a vedere i primi abitanti del primo posto che visito nella mia intera vita.



Ciao a tutt*, ho cambiato un dettaglino rispetto a due capitoli prima. Il nostro caro Celeborn ha detto che sarebbe stato un viaggio di 10 giorni, la mia ingenuità riguardo al territorio ha parlato. Ho fatto qualche ricerca e ho cambiato i tempi, adesso sono 4. Per di più, non so per quale motivo, ho scelto lo stesso nome che ha il re di Lòrien per il re di Deletria. E' incredibile come io sia riuscita a fare che le sorelle Ambris e Galadriel abbiano entrambe sposato un elfo di nome Celeborn senza volerlo. 

Ho intenzione di mettere delle immagini all'inizio dei capitolo vecchi e di quelli nuovi in modo da rendere il tutto più chiaro, come le mie idee prima di iniziare questo libro. 

Come sempre vi ringrazio per leggere e se vi è piaciuto questo capitolo votate!

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