Capitolo 20

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Vado nel panico più totale, non so cosa fare

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Vado nel panico più totale, non so cosa fare. Il tempo sembra essersi fermato attorno a me. Sento il mio respiro affannato, sento le gocce di sudore che scendono sul mio viso, sento addirittura i battiti accelerati del mio cuore. Ad ogni respiro sento come l'aria riempie i miei polmoni per poi svuotarsi velocemente. Le mie orecchie percepiscono ogni suono a rallentatore fino a quando le parole di Gandalf mi raggiungono.

"Aliris ricorda le rose" I miei occhi vagano per qualche istante fino a quando non si posano dritti di fronte a me. Come può essere sicuro che funzionerà?. Senza riuscire nemmeno ad accorgermene il troll è proprio ad appena due metri da me con un'ascia enorme in aria sul punto di colpirmi. Non c'è più tempo per ragionare, mi porto le mani sopra la testa, rimembrando la cupola che creavo per le rose di mia madre d'inverno, quando rischiavano di seccarsi e morire. Gandalf una volta ne vide una e mi fece i complimenti per la durezza e la resistenza della mia creazione. Mia madre ha sempre amato le rose, almeno da quando papà gliene ha regalato una quando erano in una missione sotto copertura, da lì in poi ha iniziato a coltivarle.

Sento un rumore assordante, come un vetro che si rompe. Alzo il viso, che prima avevo tenuto basso per concentrarmi, ritrovando davanti ai miei occhi la cupola enorme di un cristallo bianco che sembra marmoreo con delle venature grigie, rotta nel punto in cui l'ascia l'ha colpita, è rimasta attaccata e adesso sarà impossibile per il troll tirarla fuori. Le gambe iniziano a cedere e cado sulle mie ginocchia, e mi giro di scatto non appena riprendo conoscenza della realtà. Mi sento come se mi fossi addormentata per un secondo che per me è durato ore.

Frodo mi guarda stupefatto con i suoi occhi azzurri più grandi che mai, mentre cerca di rimettersi in piedi. Riprende in mano la spada e sembra pronto a combattere. Legolas riesce finalmente a inquadrare la preda dal punto giusto, prende la mira per qualche secondo e lancia la freccia decisiva, che fa cadere il troll a terra privo di vita. Sciolgo la cupola con un semplice movimento delle dita svanisce lentamente diventando polvere bianca ai miei piedi.

Riprendiamo fiato quando tutti gli orchi sono a terra. L'elfo si avvicina a me, porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. La prendo e mi tira su senza sforzo. Sono sempre stata molto alta, avendo circa un metro e ottanta, ma per guardarlo negli occhi devo comunque alzare il viso. Guardo di nuovo i suoi occhi cosi belli e profondi, che adesso hanno un colore più chiaro a causa della mancanza di luce.

A svegliarmi dal mio trans è il suono di altri orchi che si sentono in lontananza, sembrano star arrivando con molta più forza dei precedenti. "Al ponte di Casaldrù" alle parole di Gandalf iniziamo a correre dietro di lui, allontanandoci dal rumore, che però ritorna e si fa sempre più forte. Gli orchi ci inseguono da tutte le parti: scendono dai tetti, arrivano da destra e da sinistra, facendo versi che assordiscono le mie orecchie. Ci ritroviamo circondati, pronti, aspettando che il primo orco faccia la sua mossa. Questa volta sono troppi non abbiamo alcuna possibilità.

Giro di scatto la testa sentendo all'improvviso un ruggito profondo e grave dalla parte sud delle miniere. Si fa strada un luce enorme che illumina le porte, segno che, qualunque cosa sia, è stata svegliata ed è assolutamente fuori dalla nostra portata. "Non ci posso credere" mi lascio sfuggire dalla paura, tutte le leggende riguardanti i mostri delle miniere dei nani sono una peggiore dell'altra e non oso immaginare cosa si celi dietro a quei muri. Gli orchi scappano via il più velocemente possibile, lasciandoci soli in quell'enorme spazio circondati da migliaia di colonne.

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