Capitolo 31

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La battaglia è aspra, incasinata e veloce

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La battaglia è aspra, incasinata e veloce. Troppo. Si fatica a capire verso dove girarsi o come agire, non ho il tempo di prendere una freccia e quindi devo scaraventare al meglio che posso un lupo grande circa tre volte me verso l'altra parte del campo sperando muoia nel colpo. Cavalli, uomini, un elfo, un nano e una donna si battono con coraggio insieme a me. Sembra che gli uomini non pensino molto al colpo mortale che scagliano della spada ma è perfetto e mortale allo stesso tempo, veloce e invisibile. Sembra che tutti abbiano imparato la scherma più come un arte che come un modo di difendersi. 

I mannari con i denti appuntiti ed enormi si avventano sui cavalli come se fossero il primo pasto caldo che si ritrovano di fronte e il sangue gocciola dalle loro bocche. Legolas e Gimli sono dall'altro lato del campo, mi volto per guardare Aragorn cavalcare un mannare e cercare di uccidere l'orco che lo controlla. Poggia un piede a terra e viene trascinato via dall'enorme animale a causa del suo braccio. Ha il polso legato alla sella e in meno di un minuto vedo il lupo scivolare sulle sue zampe e cadere giù dal precipizio che delimita il campo di battaglia improvvisato. Incomincio a correre verso quel burrone e sento la voce di Legolas chiamare il suo nome, cercando di avvistarlo intorno a se. 

A terra ci sono circa una cinquantina di corpi insanguinati privi d'animo, cosparsi dal proprio sangue. In lontananza si scorgono quelli che scappano rendendosi conto di essere inferiori numericamente e che cercano di proteggere le proprie vite. Mi fermo appena di fronte alla caduta e guardo giù con la speranza di vederlo cercare di nuotare combattendo la corrente o forse aggrappato a una qualche radice abbastanza grossa da sostenere il suo peso. Invece vedo solo acqua, cosparsa da pietre e un colore verdastro che corre come se un'immensa armata la inseguisse. Mi inginocchio a terra cercando di riprendere fiato, ormai ho perso il conto di quanti compagni abbiamo perso. 

Legolas ha in mano la collana di Arwen. Ricordo ancora il giorno in cui mi scrisse di avergliela data, leggevo a malapena le parole. La sua colomba bianca era arrivata parecchio tardi ma ero riuscita a capire che lo amava veramente. Ho donato un pezzo di me, uno che si porterà per sempre con se...

Le sue parole mi fecero crollare sul letto con la carta tra le mani, immaginando come si sentisse. Ormai era normale per me leggere le lettere di Arwen come se fossero capitoli del mio romanzo preferito. Quando ci siamo riviste dopo circa sette mesi aveva una luce negli occhi diversa, il sorriso più ampio e le parole più semplici e scorrevoli. Notavo ogni dettaglio, ogni cambiamento e ogni espressione. I miei occhi non fanno trasparire alcuna emozione eppure dentro mi sento così stanca. 

"Aliris" 

Adesso chi dirà ad Arwen che Aragorn è morto, non riesco nemmeno a pensarci. Chi le dirà che non lo vedrà mai più? Chi le dirà che non abbiamo nemmeno l'opportunità di seppellire il suo corpo? Immagino il suo viso spegnersi a causa del dolore, la sua luce verrà prosciugata dalla tristezza e le sue speranze rimarranno spezzate, a terra, come un bicchiere di terracotta. 

"Aliris"

Abbasso la testa e il mio sguardo si perde in fondo al precipizio. Di fianco a me sento la presenza di qualcuno, sento la sua mano avvolgermi e tirarmi verso di se, riconoscibile a kilometri. "Aliris, dobbiamo andare" Mi sussurra Legolas mentre cerca di tirarmi su. Non credo di essere abbastanza forte per questo, non riesco nemmeno ad accettare una morte così normale. Non sono capace di guardare giù commossa per pochi minuti e poi girarmi verso il cavallo per andare avanti. Ci penso e ci ripenso e poi ci penso ancora. 

Non riesco nemmeno a immaginare cosa succederebbe se perdessi qualcun altro. Non sono un guerriero, indistruttibile e insensibile, non riuscirei mai a ignorare la morte di qualcuno che ha avuto il coraggio di rischiare la propria vita per me, come se niente fosse. Sembra quasi che l'aria porti via la tristezza dai loro cuori.

Legolas mi prende la mano e mi aiuta ad alzarmi, mi sposta una ciocca di capelli dalla fronte e mi guarda dritto negli occhi penetrandomi l'animo con quelle pozze azzurre. "Lo so che fa male, non è facile, ma Aragorn non avrebbe mai voluto che rimanessimo qui in una situazione così pericolosa" Ha ragione e non mi resta altro se non seguirlo e salire sul mio cavallo verso il pozzo di Helm. Abbiamo perso circa una ventina di cavalli e adesso Erodin deve portare non solo noi due ma anche due sacche di scorte, credo di cibo o di frecce, in ogni caso non sono un peso minimamente fastidioso per il mio destriero.

Arriviamo in poco tempo alle enormi mura in pietra, così vecchie che chiunque vi passi davanti crederebbe sia una fortezza abbandonata. Sulla pietra ci sono moltissime fessure, segno delle battaglie combattute e in centro si nota un enorme portone di legno e ferro che si intercalano per adornare l'accesso e per proteggere l'interno. Vengono aperte dai soldati in guardia che poi si appoggiano alle pareti attorno per permetterci di passare. Gli occhi di Eowyn sono spenti e vuoti, scende dal cavallo e con la testa bassa si affretta ad accompagnare il popolo nelle grotte. Mi avvicino a lei e le poso una mano sulle spalle. Si gira e mi guarda, due cerci marroni contornati dal rossore lasciato dalle lacrime.

La avvolgo tra le mie braccia in un abbraccio che conforta entrambe. Lei mi stringe e la sento singhiozzare affannosamente e non riesco a trattenere le piccole gocce d'acqua che colano dai miei occhi.   

🎀🎀🎀

Non ho niente da dire se non un enorme 'scusa'. Non farò più promesse che non riesco a mantenere quindi non so quando arriverà il prossimo capitolo, posso solo dire che cercherò di non metterci troppo.

Se vi è piaciuto questo capitolo lasciatemi una stellina d'incoraggiamento!

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