Capitolo 15

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Avrei voluto lasciarlo lì a morire, proprio come avrebbe fatto lui, almeno così avrebbe imparato la lezione. Ma poi ho pensato: se muore cosa impara?
Mi ero avvicinata a lui con cautela, ero fortunata ad essere sola. Non avevo voglia di combattere. Però appena avvicinata al corpo del conte avevo sentito nella mia schiena il brivido di freddo, il brivido del freddo del ferro, il brivido di avere un fucile puntato sulla schiena.
"Non ti muovere!" aveva detto l'uomo "alzati lentamente!"
Avevo obbedito agli ordini, mi ero alzata con calma e senza paura. "È raro vedere una bambina in un esercito!" aveva detto ridendo l'uomo, io rimanevo in silenzio, pensavo ad una strategia vincente.
"Perchè non mi rispondi?" aveva chiesto fingendosi triste "mi sentivo così solo... però, siccome non mi fai tanta compagnia, ti ucciderò subito!"
L'uomo aveva premuto il grilletto, io mi sono abbassata velocemente e, siccome il suo fucile aveva un tempo di ricarica abbastanza lento, ho avuto il tempo di tirare fuori la mia pistola e di ucciderlo. "Calma e coraggio fino all'ultimo..." avevo detto al corpo senza vita dell'uomo "questo vuol dire essere soldati!"
Poi mi ero girata verso il conte, non era morto, era semplicemente svenuto. "Vi riporto a casa, conte!" gli avevo detto come se potesse sentirmi "sapete... io non sono come voi, io so quanto vale una vita..."

La guerriera diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora