Chapter TwentyNine

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Chapter Twentynine

Anche a San Diego il sole scintillava. Sudavo, stretta nella felpa grigia. Alle braccia avevo ancora i segni delle manette, coperti ora da delle bende bianche. Alzai la testa, e la gloriosa bandiera a stelle e strisce mi diede il benvenuto al 'American Department for Halzeimer patients'.

Solo il nome mi vaceva venire i brividi. Mi rivoltava lo stomaco, sapere che mio padre era lì dentro. D'altra parte mi faceva anche schifo sapere che ero a meno di due chilometri da lui. Diedi il comando alla gamba destra di marciare verso la porta, ma lei non lo fece.

"Prima volta?"
Una voce calda mi avvolse. Mi girai e una donna mi scrutava attentamente. Io annui, perchè ero sicura. Non sarei riuscita a spicciare parola.

"Non si vede molta gente giovane qui."

Io sorrisi timidamente, anche se ero sicura fosse più una smorfia. Mi accorsi che avrà avuto circa cinquant'anni.

"Chi hai qui?" Ma che cos'era una veggente?

"Mio padre."
Risposi in un sussurro. Lei sorrise, come se fosse soddisfatta della mia risposta.

"Anche io. Ora vado. Sai, non è male come lo raccontano ai telegiornali. Sei dell' East Coast vero?"

Mi ritrovai ad annuire di nuovo, sorpresa dalla capacità intellettiva della donna.

"Baltimora. Maryland."
Mi sporsi, verso di lei, e notai delle rughe ai lati degli occhi, e una fede al dito.

Lei sospirò, come se avesse scoperto una grande verità.

"Ah voi del Nord, credete sempre di sapere tutto."
Borbottò, prima di spingere la grande porta di vetro. Rimasi sorpresa da quelle parole ruvide. Ma forse lo aveva fatto apposta. Chiusi gli occhi, e la vita mi passò davanti come un film. Ma non stavo per morire. Luke sì, io no. Chissà dov'era Luke ora. Le lacrime calde, come il sole mi bagnavano il viso portandosi via il poco trucco che avevo. Non ci riuscivo. Non sarei mai riuscita a guardarlo negli occhi e dirgli che lo perdonavo. Perchè lui, voleva essere perdonato. Ma non potevo. Non riuscivo a credere di essere arrivata fino a qui, perdendo il mio unico amore, per l'uomo che aveva ucciso mia madre. Perchè lui l'aveva uccisa. E ora, qualcun'altro, stava uccidendo lui. Così feci dietrofront. Mi calai gli occhiali di Luke, l'unica cosa che mi era rimasta di lui, sul naso, e velocemente scappai. Scappai da quel posto, che non mi faceva respirare.

"Sam!"

Quella voce mi arrivò lenta. Il cuore mi batteva forte nelle orecchie, e il sangue circolava velocemente. Mi rigirai, e lì vidi Amy, Sean e Rhys. I miei tre fratelli. Lora avevano avuto il coraggio di perdonarlo. Loro hanno sempre avuto il coraggio di fare tutto. Quando eravamo piccoli, erano loro tre che si divertivano. Io guardavo, con occhi sognanti.

"Vi ricordate il gioco del morto?" Sussurrai, passando con lo sguardo da uno all'altro. Avevano il viso stanco. Mi avvicinai e vidi Sean, annuire impercettibilmente.

"Ci sdraiavamo sull'asfalto, ad occhi chiusi. Chi, sentendo il rumore della macchina che arrivava, si alzava e scappava per primo, perdeva. Perdevo sempre io. Io mi alzavo e correvo, convinta che la macchina era vicinissima, mentre invece, non aveva ancora svoltato la curva. Voi invece, vi rotolavate sul fianco, solo quando sentivate il Clacson riempirvi i timpani. E ridavate mentre, io avevo paura di perdervi."

Le lacrime mi rigarono il volto, di nuovo, per la terza volta quel giorno. Amy si avvicinò, proprio quando un grande nuovolone, coprì il sole.

"Luke sta per morire. Morirà, Sam. Lo sai anche tu."

Mormorò, prima di voltarsi verso Sean e Rhys, come per chiedere il permesso per continuare a parlare. Loro evidentemente, glielo darono, perchè Amy tornò su di me, continuando quel monologo che non avrei voluto sentire. Mi prese le mani e io mi sentii estranea a quel tocco, delicato.

"Non ha senso tornare in un posto per una persona che se ne andrà da qui a poco, vero?"

Sgranò i grandi occhi verdi, e annuì come se stesse parlando con una pazza. Io mi ritrassi, come scottata da quelle parole. Non volevo crederci. Non volevo scoprire che per me e Luke non ci sarebbe stato un futuro. Semplicemente, non volevo scontrarmi con la realtà. Dal grande nuvolone presero a scendere delle piccoloe goccie di acqua ì, ma nessuno se ne curò. Dietro di noi, Rhys, con il capo chino si dondolava da un piede all'altro, e Sean ci guardava con le mani affondate nella felpa.
Guardai, avidamente Amy. Il viso, elegante senza neanche uno spigolo. Lei è sempre stata la ragazza che faceva tutto giusto. I primi anni di Liceo, io ero sempre stata la 'sorella di Amy Jhonson.' Per tutti, tranne che per Luke. Mi disse di avere una cotta per mia sorella, e io l'avevo per lui. Era un gran bel problema. Rhys si avvicinò, mentre le goccie di pioggia, gli cadevano dai capelli. O forse erano lacrime?
"Sam, resta. Resta qui, potrai vivere con Amy a San Francisco. Chissenefrega di uno come lui. Oppure vieni con me e Sean a Londra. Va bene così." Ora erano tutti lì di fronte a me, che tremavo.
"Noi non siamo una famiglia felice! Non siamo normali okay? Non fingete che sia tutto apposto. Quando invece non lo è. Ho ucciso vostra madre, e vostro padre sta morendo."
"Nostro padre." Cercò di interrompermi Amy.
"Stai zitta, tu. Tornate alla vostra vita perfetta, tornate a sorridere. Solo, lasciatemi stare. Luke morirá, ma io sarò al suo fianco. Gli stringerò la mano. Ho assitito a troppe morti, senza riuscire a fare niente. Non cercatemi più. Baltimora fa schifo, ma io la amo. Ero confusa. Sono venuta a Londra, perchè cercavo qualcuno. Quando invece quel qualcuno, era lì. È sempre stato lì. Non come voi. Non voglio fingere. Ho finto per diciannove anni. E se Luke morirá, bhe allora, non lo so, forse mi ammazzerò. Mi sparerò in bocca, tanto qui, non servo a niente. E ora tornate dentro, e dite a quel verme ubriacone, che può andare al diavolo."
Velocemente mi libero di quel peso. Mi libero di quel fardello che mi opprime da ormai troppo tempo. Prendo un bel respiro, guardo negli occhi quei ragazzi che hanno significato così tanto per me. Sono stati i distruttori ma anche i maestri e i creatori di ciò che sono oggi. Ora so dove devo andare. So che era tutta una bugia. Perchè Luke, non se ne sarebbe mai andato. Lo capii quando, quel giorno gridò di amarmi. A Boulder, in Colorado. Sentii, ma non risposi. Non lo amavo. Solo quando, non sentii più il suo odore, capii di aver perso qualcosa. E non me lo potevo permettere. Luke sarebbe morto, e io dovevo amarlo, almeno per un giorno in più.

《Spazio Autrice》
Premettendo il fatto che mi odierte per tutto sto tempo senza mie notizie, ma vabbè. Sono state due settimane infernali, tra cui ragazzi che lasciano Band, blocchi dello scrittore e crolli personali. Ma nonostante tutto sono qui, a rovinarvi la vita. Primo sono qui,per ripetere l'ultima volta che io NON ho copiato nessuna storia. Questo racconto è frutto della mia immaginazione, perfavore smettetela. Grazie♡
Ah! Ho pubblicato la mia nuova storia,giá 1e2 capitolo. Passate e ditemi cosa ne pensate, si chiama
Light Blue♡
Bye bye♡
Love ya¤

Shit! I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora