Chapter ThirtyTwo

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Chapter ThirtyTwo
"Chissá come faremo senza Luke."
"Non faremo, è diverso."
"Sam senti;"
"Ashton, ti prego. Non fare così, non fingere con me, okay? Non fare finta di stare bene, solo perchè sei qui con la persona che Luke ama. Sei il suo migliore amico, da quando aveva tre anni, hai tutto il diritto di sentirti una merda."
Sbuffò lei accovacciandosi sulla mia spalla.
Inspirai forte il suo profumo, quello di cui Luke tanto parlava.
Pensai che io e Sam non eravamo mai stati per così tanto tempo insieme. Da soli. Guardai ancora una volta l'ora, sperando che il tempo passasse più in fretta, per scappare e magari per andare ad ubriacarmi, ma dall'altra parte desideravo che questo momento non passasse mai, desideravo non perdere Luke e Sam. Perchè ero sicuro. Se Luke se ne andava, se ne sarebbe andata anche Sam. Quei due vivevano insieme. Erano la stessa cosa, si completavano. Si stringevano le mani anche quando le mani non c'erano. Si guardavano negli occhi anche ad occhi chiusi.
Una volta sognavo quel tipo di rapporto con Gemma. Poi l'ho sognato con Kylie. Ora non sogno. Non dormo.
"Mi ricordo. Ogni cosa, ogni minuscolo momento con lui. Sta perdendo i suoi amici, e lui pensa solo a te. Solo Dio sa quato sará dura. Mi ricordo il mio primo bacio. Il mio primo compito copiato. La mia prima sigaretta e poi la mia prima canna. La mia prima volta, con Gemma. La mia prima sbronza. Lui era al mio fianco. Furono anche le sue prime volte, e furono un pò meno in salita, tutte le scelte, le decisioni, furono più semplici se sapevo che Luke era lì, con me. Il college da frequentare, mettere su famiglia con l'unica donna che ho amato, sará di nuovo tutto in salita, perchè Luke non sará qui."
"Ash, c'è qualche speranza che si salvi?"
Sussurrò lei con il viso premuto sul mio petto. Aveva la voce spezzata dai singhiozzi. Queste mura, che per anni avevano sentito risate, pianti isterici e amore ora erano i testimoni di lacrime. Solo tante lacrime.
"No Sam. Se non oggi, domani e se non domani tra un anno. Non si sa bene quando, ma Luke non rimarrá per molto con noi."
"È così ingiusto. Ci siamo amati per così poco tempo."
"A-ash."
Non è una voce. È più uno sbuffo, un rantolo di dolore. Una voce spezzata, addolorata. Sgalcita, di chi non la usa da molto. Ma sappiamo entrambi di chi è. Mi giro di colpo, insieme a Sam.
"Luke, sei giá sveglio? Hai fame? Potevi chiamarmi o mandarmi un messaggio, non c'era bisogno che tu facessi la scale."
Sottolineo io, cercando di sembrare il più normale possibile.
"Ash, ci saranno altre prime volte. Ci saranno tante prime volte. E saranno in discesa, perchè io sarò con te."
Disse lui, sussurrò lui. Aveva gli occhi che brillavano, non sapevo se per quello che stava succedendo e per il fatto che Sam era di nuovo a casa o per la perenne febbre che lo tormentava.
Scavalcai il divano di pelle nera sfilacciata e mi avvicinai a quello zombie con le sembianze del mio migliore amico.
"Luke, qualunque cosa succeda, qualunque cosa ti succeda, mi succeda, ci succeda, tu sarai al mio fianco. In ogni modo, non importa come. Okay?"
Avevo ormai il corpo scosso dai singhiozzi, e velocemente attirai a me il corpo di Luke, anche lui in lacrime. La testa mi girava e non avevo idea di cosa sarebbe successo, una volta varcata la porta del numero 24.
"Ora ti lascio alla donzella, avete tante cose di cui parlare, e il tempo è un dettaglio, giusto?"
Lui sorrise mentre le lacrime ci scorrevano il viso. Mi allontanai da lui, e gli lasciai un bel pezzo del mio cuore. Abbracciai Sam che aveva assistito alla scena come in un film, come era solita fare quando faceva troppo male essere coninvolti. Ma a volte bisogna rischiare, provare il brivido di dondolare sul filo del rasoio. Mi avvicinai alla porta di quell'appartamento e pensai che forse era l'ultima volta che ci mettevo piede. Lì dove avevo riso, pianto, giocato a FIFA e fatto l'amore. Ho amato con tutto me stesso, e me ne pento. Me ne pento amaramente. Abbassai la maniglia e pensai, che non avrei più visto Luke. Che il nostro era un addio. E alla fine, mentre aspettavo l'ascensore, con la vista offuscata dalle lacrime pensai che gli addii fanno schifo. Ma il nostro era un vero e proprio addio. Che non ci sarebbe mai stata una seconda chance. Solo addii.
***
"Riesci a crederci cazzo?"
"A che cosa?"
"Al fatto che ti amo più della mia fottuta vita?"
"Cazzate."
"Perchè te ne sei andata a Boulder?"
"Luke, non me ne sono andata. Mi hanno tenuto lì e poi mi hanno spedito a San Diego, da mio padre."
"E come è andata?"
"Non ci sono riuscita."
Sorride tra le lacrime. È più bella di quanto mi ricordassi. Mi appoggio alla ringhiera delle scale, e mi siedo per terra, in bilico sul primo scalino. Allungo le mani verso di lei, e la attiro a me, lasciandole dei baci sul collo. Quanto mi era mancata quella pelle. Quel profumo, quelle lacrime. Per un attimo ho davvero avuto paura di morire senza di lei. Ma ora non sará più così.
Lei si gira verso di me, e mi guarda negli occhi.
"Come stai?"
"Di merda."
"Anche io." Annuisce lei sorridendo.
"Tu non hai un cancro."
Sputo acidamente. Spalanco gli occhi appena sento la mia voce fuoriuscire. Mi tappo la bocca, vedendo il suo viso stupito.
"Sam, Dio mio, scusa. Mi è uscito così."
Le lacrime le rigavano di nuovo il volto.
"Fa niente, hai ragione, io non ho un cancro. Non so cosa tu stia provando."
La attirai ancora di più a me, e nonostante le placche in gola, le labbra viola e doloranti la baciai. Le nostre lingue si toccarono, come non facevano da tanto tempo. Chiusi gli occhi e mi immaginai in un altro posto, con un futuro davanti e una donna da baciare ogni giorno. Allungai le braccia doloranti e le cinsi i fianchi con le braccia, mentre le mie mani finirono tra i suoi capelli. I nostri corpi stavano andando a fuoco. Stavamo brillando come stelle. Passò con la lingua su una ferita aperta che avevo sul labbro, e io non riuscii a reprimere un gemito di dolore. Ma non importava, perchè ormai il dolore faceva parte di me, e Sam era la mia medicina.
"Ti va di fare l'amore?"
"Luke, non ti reggi in piedi."
"Io pensavo di farlo sul tappeto."
Sorrise, e mi sembrò che per un attimo la mia malattia mi lasciò libero. Il tempo del suo sorriso.
"Per l'ultima volta, Sam."

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