Chapter Twentythree

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Chapter Twentythree.

Siamo a Chicago. La casa,del baskett per eccellenza. Dei Chicago Bulls e di Rose. Potrei essere a godermi la mia bellissima fidanzata e un bellissimo match,e invece sono chinato sul water a vomitare. La testa mi pulsa,contro le tempie e Sam è in preda all'agoscia.

"Forse dovremmo tornare a casa. Potrai farti vedere dalla Beckermann."

Il cuore va in frantumi. Non voglio finirla qui. Ora che abbiamo messo in piedi qualcosa di concreto non torneremo indietro per uno stupidissimo mal di testa. Mi tiro su,e mi pulisco la bocca con il torso della mano. Oggi i Bulls giocano contro i San Antonio Spears,e io voglio portarci Sam.

"Vestiti. Ti porto in un posto." Le sussurro nell'orecchio,con la voce roca. Lei rabbrividisce e si mette un paio di pantaloni e delle semplici scarpe da ginnastica. Si raccoglie i bellissimi capelli color del fuoco in una coda disordinata. Mi avvicino e la bacio,stringendola al mio petto. Vorrei restare così per sempre,ma a malincuore devo staccarmi per evitare di urlare di dolore. La testa sembra scoppiarmi. So che cosa ho. E fidatevi se vi dico che non è niente di rassicurante. Ma non andrò da nessun fottuto dottore e non mi farò fare nessuna Tac. Nessun ago nelle vene. Sopravviverò,ma se in caso contrario,non dovessi farcela,morirò felice. In fuga,tenendo per mano l'amore della mia vita.

****

"Wow! Un tiro da tre punti fantastico!"

"Stiamo perdendo alla grande."

"Io no. Io sto vincendo. Ho te,e non sei un premio di consolazione."

Mi mostra un bellissimo sorriso,e ringrazio Dio o chi per lui,di averla mandata verso di me. Intreccio in fare possessivo le nostre mani,un davanti a noi sta guardando Sam,da quando siamo qui. Chicago è bellissima. Ma lo è di più l' NBA. Mi pizzicano gli occhi a pensare agli interi pomeriggi passati a Baltimora a cercare di centrare un canestro sfasciato. E ora sono qui,a vedere i miei idoli. A stringere la mano alla ragazza più sexy d'America. E non importa che io stia morendo,e che la Beckermann mi ha dato un quattro percento di spravvivenza. Che vada a farsi fottere. Io ho vinto. Quattro giorni fa ero in una cittá grigia,e ora sono nella culla dell'America. Fottetevi tutti. Amo la mia vita. E sono felice.

"Luke! Ti senti bene?" La sua voce preoccupata mi risveglia dai miei pensieri.

"Si perchè? "

"Non mi rispondevi. Ho pensato che ti stavi sentendo di nuovo male." La sua voce è debole,e quasi non la sento dato che Jordan ha fatto un fantastico canestro. Ma non esulto,e non lo fa neanche Sam. Le lacrime le rigano il bellissimo volto e il mio cuore batte forte,quasi come il cranio. Mi avvicino e la obbligo a guardarmi negli occhi. Mando giù il nodo che mi impone di respirare. Sono pronto alla domanda che si sa,Sam vuole farmi.

"Luke. Che cosa hai? Se lo sai,ti prego dimmelo. Potremmo fare qualcosa e... " sbuffa pesantemente non sapendo cosa dire. Non sembra neanche la mia forte Sam. Mi si scioglie il cuore a vederla così,implorante. Impotente.

"Sam,non voglio rovinare tutto. Quando arriveremo a San Diego sará la prima cosa che ti dirò. E se non ci arriverò,bhe allora..."

Stavo per continuare ma lei mi blocco stringendomi forte l'avambraccio.

"Tu che cosa? Mi stai dicendo che potresti morire? E quando credevi di dirmelo? Luke,sei serio?" Ora le lacrime scendevano copiose e mi bagnavano la maglietta. Le accarezzai con la mano tremante i capelli,e ci lascio dei timidi baci. No io non volevo essere serio. Avrei voluto che tutto questo fosse solo uno scherzo. Volevo essere felice.

"Sam,non saltiamo a conclusioni affrtettate. Dai,andiamo a casa."

Poggio le labbra sulle sue,bagnate dalle lacrime.
***

A Chicago la notte fa freddo. Mi stringo nella trapunta,cercando di non rabbrividire. Mi rigiro nel letto,non riuscendo a dormire. Sospiro pesantemente sperando però,di non aver svegliato Sam,che dorme come un angelo al mio fianco. La sua testa è appoggiata al mio petto,coperto dalla maglietta dei Bulls che sono riuscito a comprare alla partita. La testa sembra avermi dato tregua per un pò,facendomi respirare. Ho paura. Ho paura di dover tornare,di dover dire a Sam che cosa mi sta succedendo,e di dover andare da quella carogna della Beckermann. Un mostro mi sta mangiando il cervello,e io non posso fare niente,se non pregare. Pregare,che non mi si mozzi il fiato,da un momento all'altro. Sperare di poter ancora baciare Sam,di vederla ridere e di vederla piangere. Di accarezzarle i capelli rosso fuoco,come sto facendo ora. L'ho sempre amata. E l'amerò per sempre,anche quando guarderò l'erba dal basso. Chiudo gli occhi,che si fanno pesanti. Abbiamo deciso che a Chicago,non abbiamo tempo di fermarci. Il padre di Sam sta peggiorando,e io per quanto lo odi,devo portarcela. In tempo. Le bacio dolcemente il naso,prima di rimettermi a dormire.

***

"Luke! Luke,per l'amor di Dio! Svegliati! Ti prego resta con me." Ore 9:15,Chicago Ilinois. Nella stanza numero 167,c'è una ragazza con gli occhi liquidi,pieni di lacrime,ha perso il suo ragazzo, Per sempre. NO,ragazzi scherzo. Sam,mi scuote con energia,mentre mi rigiro pigramente nel letto. Le sue lacrime mi bagnano la guancia.

"Ehi Amore, Ci sono. Sono qui."

"Luke,Cristo Santo." Mi alzo,poggiando,i gomiti sul materasso. Apro lentamente gli occhi,infastidito dalla luce,della stanza. Sam,è in piedi,davanti a me. Trema,e ha le mani nei capelli. È già,vestita e ha già messo le scarpe. Scosto le coperte e do un'occhiata alla sveglia sul comodino. 8 e 15 minuti. Mi volto verso di lei. Le cingo i fianchi,anche se so che lo odia. Lei si dimena,ma i stringo di più,spingendola verso il mio bacino.

"Luke,dobbiamo andare a Baltimora." La sua voce,è debole. Le passo il pollice lungo il contorno del viso,sfiorandole la guancia con un bacio. Ispiro forte il suo profumo,sperando di non doverla mai abbandonare.

" Sei bellissima." La voce strozzata,agitata. Lei arrossisce,e distoglie lo sguardo. Ne approfitto,ber avvicinarmi alla suo lobo,dove lascio un semplice bacio.

"Non cambiare discorso." La sua voce è di nuovo rigida,e non traspare emozione.

"Non sto cambiando discorso. Lo sto solo evitando,e dovresti farlo anche tu." Annuisco sicuro.

"Stai morendo. Prevenire è meglio che curare."

"Fare l'amore,è meglio di entrambi. Non credi?" Sorrido,perché è proprio quello che voglio. Mi avvicino alla sua maglietta e la alzo dagli orli. La guardo,sempre più stupito dal suo fantastico corpo. Mi avvicino e unisco le nostre labbra. Sento la sua lingua premere,e impazzisco dalla gioia. Il tutto si fa più veloce,e nell'aria della stanza si sentono solo i gemiti. Le sue mani scorrono veloci fino all'elastico dei miei pantaloncini. Indugiano un po',ma io la fermo.

"Ehi baby,non vorrai finisca tutto in cinque minuti." Lei sorride e mi bacia di nuovo. La stringo ancora di più,non voglio lasciarla andare.

"Mi fai male,Luke. Trattieniti ragazzo,stai baciando una Yankee,mica una prostituta." Dice ridacchiando,con il viso appoggiato sul mio petto.

"Solo la mia ragazza poteva dirmi delle cose offensive e sexy,allo stesso tempo." Lei alza lo sguardo e incatena i miei occhi con i suoi.

"La tua ragazza?"

"Solo mia."

"Ti amo. Per quanto tempo ancora mi sia concesso faro,ti amo Luke."

"Il tempo è un piccolo dettaglio,bellezza."

Shit! I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora