Chapter ThirtyThree

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Chapter ThirtyThree
Era tutto quello che avevo sempre voluto. Era tutto quello che avevo sempre sognato. Eravamo tuttl quello di cui avevo davvero bisogno.
I Deftones suonavano in sottofondo. Era mezzanotte, l'ora di nessuno. L'ora di tutti. L'ora degli innamorati.
Ero sdaraita sul tappeto della sala. Su quel tappeto che aveva significato tutto. Che aveva significato tutto quello che avrebbe ancora avuto un senso. Sopra di me, tremante si reggeva Luke. Si chinò a baciarmi, e io mi aggrappai alle sue spalle. Cadde a peso morto su di me, e per un attimo pensai che se ne fosse andato. Poi sentii una piccola risata. Sospirai, con il respiro affannoso. Stavo per scoppiare.
"Sam, devi promettermi delle cose."

Smise di baciarmi e io inarcai la schiena, cercando il suo corpo.

"Cosa?"

"Prima di tutto, non diventerai un dottore. Uno di quei oncologi stronzi che cercano la cura per il cancro. Promettimelo."

"Prometto."
Sospirò lasciandomi un bacio alla base del collo. Una lacrima calda, cadde e mi sfiorò la curva del seno. Lentamente, quasi temendo di romperlo, gli sfilai la maglietta. Non era il Luke di un mese fa. Aveva perso minimo dieci chili, pensai. Aveva il petto e le braccia martoriate di livido, come un drogato. I muscoli non guizzavano più da una parte all'altra. Non ero neanche sicura che ne avesse ancora.
"Insegui i tuoi sogni. Qualunque essi siano. Relizza i tuoi desideri, perchè la vita è una sola."
La sua voce si incrina un pò, e questa promessa non è come quella dell'oncologo stronzo. Mi fermo un attimo a pensare. Che cosa farò? Che College frequenterò dopo il liceo? Con quali soldi me lo pagherò? Con i 500.000$ post Luke? Vivrò ancora a Baltimora, in questo appartamento, sopraffatta dai ricordi? Quei pensieri mi angosciano, e sento il cuore martellarmi nelle orecchie. Ma lo prometto lo stesso. Perchè si trattava di Luke. E Luke era il mio sogno, il mio desiderio. Quindi andava bene così.
"Lo prometto."
Lui con gli occhi vitrei mi fissa, come se non fosse contento o sconcertato dalla mia risposta. Si stacca da me, rotolando al mio fianco. Tossisce forte, sputacchiando tra di noi qualche goccia di sangue. Lo fisso, come sperando che gli rientri nelle vene, dove deve veramente stare. Lui continua a fissare il soffitto.
"Trova qualcuno. Trova qualcuno Sam. Qualcuno che non abbia paura di dirti Ti amo. Qualcuno che sappia che non sei perfetta, ma che ti tratta esattamente come se lo fossi. Trova qualcuno a cui donare e che ti doni completamente il cuore. Trova qualcuno che ti ripeta che sei bellissima, strepitosa, fantastica e ti baci come se le tue labbra fossero il suo ossigeno. E per ultimo ma non meno importante, Sam trova qualcuno che la mattina quando aprirá gli occhi e al suo fianco troverá una donna dai capelli bianchi e debole non se ne preoccuperá. Perchè ti amerá, ogni giorno di più perchè per lui sarai sempre bellissima strepitosa e fantastica. Trova qualcuno che abbia il tempo di amarti."Sentii una morsa stringermi lo stomaco, e la testa farsi pesante. Ero furente. Mi alzai, tremante e senza maglietta.

"Come puoi anche solo pensare che succeda? Io non so neanche se sopravvivrò dopo che te ne andrai, e tu vorresti che mi rifidanzassi e che magari facessi anche dei figli, perché no, giusto? Come puoi passare sopra tutto quello che siamo stati, Luke? Come?"

La mia voce si incrinò alla fine, in un sussurro interrotto dai singhiozzi. Mi sentii più debole di prima e le gambe mi cedettero. Come gelatina ricaddi sul tappeto, alla sinistra di Like. Lui non aveva battuto ciglio, quando volevo solo essere abbracciata e volevo che lui mi dicesse che sarebbe andato tutto bene. Lo avevo detto per anni, ai miei amici, ai miei fratelli. Tutto sarebbe andato alla grande. E allora, perché? Perché ora nessuno lo diceva a me? Perché Luke non mi baciava e non mi faceva ridere? Perché sembrava essersi arreso? Soppressi un singhiozzo, e mi passai una mano tra i capelli sporchi. Odoravo di lui, e quella era la sola ed unica cosa che mi restava. Il suo odore, che sarebbe scomparso insieme a lui. Lui alzò il capo, con gli occhi chiusi e il corpo completamente rilassato.

Lo riappoggiò sulle mie gambe stese. Sembrava non avere peso, e mi chiesi se fosse per il cancro. Sembrava che le mie parole non lo avessero scheggiato per niente. Ero davvero l'unica rotta? Passai una mano tra i suoi capelli e senti la cute rilassarsi. Mi sentii un pochino meglio, pensando al fatto che sentisse ancora qualcosa, al mio tocco. Gli occhi iniettati di sangue e le borse viola sotto gli occhi. Si era rimesso l'anellino sull'labbro inferiore, che però gli aveva provocato una piccola infezione e in seguito una ferita anch'essa rossa di sangue. Aveva il viso pieno di escoriazioni e di piccoli graffi, come se si fosse buttato da una finestra chiusa. I suoi occhi acquamarina sembravano dirmi:

"Sam, mi riprendo e sono da te. Due minuti e riprendiamo, okay?" Sembrava che non volesse arrendersi a tutto questo. Sembrava sicuro di riuscire ad andare avanti. Io non ero del tutto d'accordo.

Tossì un'altra volta. O forse cento. Il rumore rauco degli acidi che gli corrodevano le pareti della gola mi spezzava il cuore. Si girò dall'altra parte e cercò la mia mano. Affondo le lunghe e affusolate dita nelle mie, intrecciandole così forte che pensai che stesse cercando di dirmi qualcosa. Senza le parole. Delle scuse.

"Fai una cosa per me?"

Io sbuffai impercettibilmente, ma mi pentii subito di quel gesto. Ero stanca di promesse, visioni del futuro e lacrime. Ma avrei fatto qualunque cosa per Luke. E non solo perché stava per andarsene per sempre, lo avrei fatto sempre. Lui prese una grande boccata d'aria, stringendo gli occhi per il dolore che quell'azione aveva causato ai suoi polmoni. Ci riprovò, e il suo busto sfiorò per pochissimo il mio, piegato verso di lui. Quel semplice contatto, quello scambio ci calore mi fece cadere in pezzi. Iniziai a singhiozzare e piansi tutte le lacrime che avevo per la prima volta dal suicidio di mia madre. Sarei restata qui e queste mura mi avrebbero inghiottito, i ricordi annegato. Sarei resta ad aspettare qualcuno che non sarebbe tornato. Mai più.

"Cosa?"

Lui parve sorpreso, di nuovo. Si tirò su, reggendosi sui gomiti. La pelle cadaverica sembrava avere preso immediatamente colore. Mi spinse con forza verso di lui, quasi facendomi male. Tutto questo era malsano. Spinse la lingua contro le mie labbra che ancora facevano resistenza. Quando però una sua mano mi sfiorò un fianco scoperto, quel gesto mi fece dimenticare ogni cosa. Quel gesto così innocente. Iniziò a baciarmi con passione e mi resi conto di quanto tutto ciò mi fosse mancato.

"Vai in camera e prendi un maglione per te e una felpa per me. Ti prego."

Mugolò sul mio collo. Io inarcai la schiena nel vano tentativo di sentirlo più vicino. Lui si era già spostato rotolando di nuovo su un lato del tappeto. Mi guardava sorridendo. Sentii un moto di rabbia montarmi dentro. Inarrestabile. Sembrava tranquillo, sorrideva come se tutto questo fosse solo una battuta squallida. Mi alzai, presi la mia maglietta, e mentre salivo le scale lo guardai. Guardava fuori dalla piccola finestra. Piangeva. Pensai che forse anche a lui interessava il fatto che stesse per andarsene. Mi si strinse il cuore, e allora anch'io pensai, sperai che fosse tutto una battuta squallida.

Shit! I love youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora