Chapter Thirty

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Chapter Thirty
Dove sono? Dove mi trovo? È tutto così confusionario. È tutto bianco, ma è anche tutto nero. È silenzioso, ma è orribilmente rumoroso. È pulito ma è sporco. Sono sdraiato. O forse no? La testa mi fa male. Non riesco a sentire alcun tipo di stimolo sulla pelle. Mi hanno amputato le gambe? Ho un filo, attaccato al braccio. Ho tanti fili, attaccati alle braccia. Non riesco a capire dove sono. Sento delle voci, ma sembrano in un'altra lingua. Non capisco cosa stanno dicendo. Parlano veloce, e la mia mente viaggia piano. Giro il capo, sono attaccato ad un filo. È rosso. Sangue. Mi stanno infilando del sangue nel corpo. Il battito aumenta, le voci diventano più forti, ora è tutto nero. O forse è tutto bianco?
***
Riapro gli occhi. Era un sogno? No, niente affatto. È davvero tutto bianco. Sento il rumore meccanico dell'elettrocardiogramma. Segna che sono ancora vivo. Mi hanno portato in ospedale. Mi stanno curando. Non voglio essere curato. Con tutte le forze che mi rimamgono, indebolito dalla morfina, prendo gli innumerevoli fili che portano sangue nelle mie vene. Li stacco con forza. Nessun rumore ora. Cerco di alzarmi. Mi gira la testa.
"Con calma Hemmings."
Dice qualcuno. È Sam? No. È un infermiera? No. Gesù sono così confuso. Mi porto le mani al viso. È Amber.
"Che diavolo ci fai tu qui?" Chiede lei. Che cosa ci faccio io? È seduta su una poltrona gialla. Sembra tutt'altro che comoda. Si contorce nel vano tentativo di trovare la giusta posizione. Il capelli sono legati sulla nuca, in una crocchia disordinata. Niente trucco. Semplici pantaloni e una semplice maglietta. Non sembra neanche Amber. È così, così normale.
"Non ne ho idea."
La butto sul ridere, ma la voce mi esce incerta. So benissimo perchè sono qui. E so che sto per morire. Lei non cambia espressione.
"Quando intendevi dircelo?"
Aggrotto le sopracciglia confuso. Amber è sfocata. Come ogni cosa qui dentro. La testa mi pulsa e  dei mattoni mi schiacciano i polmoni. Socchiudo la bocca, in cerca di aria.
"Cosa intendi?"
Con un tonfo, come un corpo morto,ricado sul letto, e chiudo gli occhi. Fa che ci sia Sam, qui. Ti prego, fa che ci sia Sam. Fa che  riapra gli occhi e il suo sorriso dolce, insieme ai suoi occhi fantastici siano qui, vicino a me.
"Cosa intendo Luke? Metti apposto la testa, maledizione. I tuoi migliori amici, la tua famiglia, la tua fidanzata. Io. So che non valgo tanto, ma ti ho amato. E ti amo ancora. Ci tengo a te."
È sul punto di piangere. Non si è mossa dalla sua lurida sedia. Meglio così, penso.
"Non mi resta tanto di mente. Sai cos'è un cancro? È un tradimento. Un vero e proprio tradimento. Una cellula del tuo corpo impazzisce. Letteralmente, Am. È fuori si se. Piano piano, inizia a contagiare tutte le altre. Tutte le altre piccole ed innocenti cellule che svolgevano il loro lavoro. Esattamente come quella cellula, che ha deciso di tradirti. E allora ti chiedi, mi chiedo. Come mai, perchè quella cellula, la mia unica amica, è diventata la mia distruttrice? Inizia a chiederti, come il tuo corpo sia riuscito a farti qualcosa del genere. Come sia riuscito ad ucciderti. E allora inizia a riflettere. Tutta la tua vita è un tradimento. Tutti ti voltano le spalle, ti mentono. Tutti ti tradiscono. E io ho tradito te e tu hai tradito me. E sai, mi danno più o meno quattro settimane di vita, vorrei liberarmi di tutti i traditori. E dato che a me ci sta giá pensando qualcun'altro, esci da questa stanza Amber. Voglio dormire, e quando mi risveglierò, vorrei lì seduti Micheal, Ashton e Calum, Kylie e Brad. Mia madre, mio padre e mia sorella."
"E Sam?"
"Sam è sempre stata qui. Non mi ha mai lasciato."
***
"Riuscite a crederci?"
"Luke. Perchè proprio Luke?"
"Morirá?"
"Sì, Kylie morirá."
"In realtá ci sarebbe una possibilitá. In Giappone, stanno studiando una cura sperimentale."
"Wendy!"
"Quando si sveglierá deciderá. È maggiorenne."
"Ma si sveglierá?"
"Si,Sam. Si sveglierá."
**
Mi fa male la schiena. Sono quattro giorni che sto qui dentro. Non faccio altro che sognare Sam e la mia famiglia. Se lei non è qui, vorrá dire che andrò a casa, mi ubriacherò e poi aspetterò. La Beckermann mi urla dietro più o meno tre volte al giorno. Dice che sono debole, un vigliacco. Io le rispondo che i deboli e i vigliacchi, vincono sempre. Mi odia, credo. Sembro un vegetale, cazzo. Non voglio vivere così.
Apro lentamente gli occhi.
"Ciao Amore, come stai?"
Ancora lei. Ancora mia madre. Tutti gli altri sono andati a casa. Aah, Calum e Micheal. Tutti. Lei invece è seduta lì ad occupare il posto di Sam.
"Vattene." Ringhio. Lei spalanca gli occhi sbalordita.
"Tesoro, stai meglio oggi?" Chiede. La voce tremante.
"Mai stato meglio mamma. Esci che devo cambiarmi."
Indico i vestiti che Bradley mi ha lasciato, essendo l'unico che appoggia la mia decisione.
"Luke"
"Mamma, Esci."
La vedo. Debole, quasi più di me. Non parla. Si alza, e piano si avvicina alla porta. Sembra un fantasma. Socchiude la porta.
Io schiaccio il bottone della chiamata, e cinque minuti dopo la Beckermann fa la sua entrata.
"Ma non esistono infermiere sexy qui?"
Cerco di farla ridere. Non credo che sappia come si fa.
"Hemmings, qual'è il problema?"
Chiede. Spruzza aciditá da tutti i pori.
"Chieda ad una delle sue brutte infermiere di preparare i moduli. Si esce, e non si torna più!"
Sorrido, infilandomi la mia tuta dell'Adidas. Mi avvicino alla porta, ma lei mi si para davanti. Mi guardo allo specchio. Due grandi borse sotto gli occhi. La pelle giallastra, spenta. Le labbra screpolate,e i capelli sporchi. Niente più piercing.
"Lei non va da nessuna parte."
"Se non sbaglio, tra circa venti minuti, inizia la partita. I Bulls contro i Golden State. Li asfaltiamo, cara Dottoressa. Scommetto, che lei tifa i Pistons. Che squadra orribile."
Sfodererai uno dei migliori sorrisi.
"Vuoi morire Luke?"
Qualla domanda mi colpì. Nessuno me lo aveva mai chiesto così esplicitamente.
"Dipende dai punti di vista. Ora voglio uscire da qui, prendere una boccata d'aria, andare a casa  bere una birra guardando la partita, pensando alla mia forse ex fidanzata."
La sorpassai, e mi affrettai a raggiungere l'uscita.
"Niente Alcool, almeno quello. Fallo per me."
"Mi ubriacherò solo per lei."

《Spazio autrice》
Uccidetemi.
Troppo tempo.
Siamo vicini alla fine di questo obrobrio.
Uccidetemi pt 2.

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