Pᴀɪɢᴇ
La settimana passata nella Grande Mela vola via in un batter d'occhio, ma è stato il più bel viaggio che io abbia mai fatto e, se ne avessi la possibilità, lo rifarei altre milioni di volte.
Di posti ne ho visti tanti, ma stavolta è stato diverso perché ho avuto delle persone con cui condividerlo.
Abbiamo camminato fino a sentire le gambe pesanti, scattato più foto di un'anteprima da matrimonio, mangiato hot dog su hot dog a pranzo e ci siamo ubriacati nelle nostre camere, ridendo delle cose più stupide, facendo le ore piccole.
Mi alzo di malavoglia dal letto e trascino il mio corpo verso il bagno. Indosso una semplice maglietta nera e una gonna a quadri, poi tiro i capelli in uno chignon basso e lascio due ciocche ricadermi davanti al volto e, per completare, aggiungo un cerchietto di perline.
I raggi caldi del sole penetrano nel salotto e gli uccellini che gracchiano descrivono appieno l'aria tipica di marzo. Mi accomodo a tavola e Avril mi serve succo d'arancia e biscotti.
«Buenos días, mi amor», mi saluta, raggiante come solo lei sa essere.
«Buenos días, Avril», ricambio. Istintivamente, mi massaggio dietro l'orecchio mentre sorseggio il succo e le mie dita scendono verso il lobo. Ho l'abitudine di toccarmi spesso gli orecchini, siccome ho la costante paura che si allenti la farfallina che blocca l'orecchino. Di fatto, il lobo è spoglio, ma questo è perché quelli che andava cercando non li ho trovati nel mio portagioielli.
«Avril!», la richiamo. «Hai per caso visto i mie orecchini? I pendenti in argento, quelli con le perle», le descrivo.
Avril mi risponde di rimando dalla cucina: «Se non vado errato, li indossava tua madre ieri. Controlla nella sua stanza»
Una volta terminata la colazione mi dirigo nuovamente al piano superiore. I miei sono già andati a lavoro, quindi non c'è nessuno a parte me.
La camera matrimoniale è grande il doppio rispetto alla mia e prevalgono i toni del bianco, del nero e del grigio.
Mi dò un'occhiata intorno, frugando per lo più in mezzo alla roba di mamma. Apro la prima cassettiera del comodino grande, dove so che mamma conserva con cura i suoi gioielli. Ma gli orecchini che sto cercando non ci sono. Sbuffo piano e mi sposto verso quello più piccolo, accanto al letto.Appena lo apro, il display di un telefono si illumina: è quello che usava lei qualche anno fa. Gli occhi mi cadono involontariamente sul messaggio appena arrivato.
Numero sconosciuto: È arrivato il tuo ordine.
Mi blocco.
Di che ordine si tratta? Forse, qualcosa per lavoro?
Mi faccio i fatti miei e scavo alla ricerca dei miei orecchini, ma una seconda notifica attira la mia attenzione.
Numero sconosciuto: Sono 120.
Numero sconosciuto: Al solito posto. Il bar di Zinco's. Ti aspetto lì per lo scambio. Mi raccomando: i soldi in contanti.
La bocca mi si fa arida mentre la mia mente elabora la peggiore delle ipotesi.
«No», mormoro piano, scuotendo la testa. «Questo è impossibile»
Assalita da un'istinto, afferro il cellulare e lo sblocco. E al diavolo la privacy!
Apro l'app dei messaggi e noto che le ultime interazioni risalgono a tre anni fa. Tutte tranne una. Con il cuore in gola clicco sulla prima chat e scorro verso l'alto per capire meglio.
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Regina delle Nevi
Teen Fiction«Sono le persone giuste che colorano la tua vita» «𝐀𝐧𝐝 𝐭𝐡𝐞 𝐭𝐞𝐚𝐫𝐬 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐚𝐦𝐢𝐧𝐠 𝐝𝐨𝐰𝐧 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐟𝐚𝐜𝐞 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐬𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐭𝐡𝐢𝐧𝐠 𝐲𝐨𝐮 𝐜𝐚𝐧'𝐭 𝐫𝐞𝐩𝐥𝐚𝐜𝐞 𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐲𝐨𝐮 𝐥𝐨𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐦𝐞𝐨𝐧𝐞, �...