1.

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Bling.

Il mio campanellino suonava con il suo dolce suono mentre correvo e saltavo, destinazione ignota.

bling-bling.

Acquistavo velocità ,superando gli ostacoli che mi si paravano davanti come se schivarli ne valesse della mia stessa vita. "Prova Speciale" pensai, mentre scacciavo dalla mente le urla da cui ero scappata solo pochi minuti prima.
La rabbia e le parole di mia madre mi si scagliavano di fronte con prepotenza.
Con un balzo mi arrampicai su un albero,saltando tra i rami come se li conoscessi da sempre.
Arrivata in cima le mie zampe bruciavano,il fiato era corto,gli occhi arrossati: non sapevo se per le sferzate del vento oppure per i pensieri rivolti alla madre.
Guardai da uno spiraglio di quella intricata gabbia di rami. La luce della luna illuminava il pelo corvino facendolo quasi sembrare bianco.
Mi stiracchiai, leccandomi una zampa.
C'era silenzio,in contrasto col tumulto dei mie pensieri.
Ero scappata di casa dopo l'ennesimo litigio.
Lei era la donna migliore del mondo ,da quando avevo cinque anni si era sempre data da fare per crescermi, facendo sia da madre che da padre, non c' era mai ma mi era sempre accanto.
Lei era la mia salvezza.
Ma ultimamente, sempre più spesso,mi scaraventava addosso il suo stress, le sue paure, la sua angoscia , facendomi sentire inadeguata, inutile.
Mi buttava talmente giù che più di una volta mi ero chiesta che cosa ci facessi al mondo.
Se ero così inutile perché mi aveva dato la vita??
Erano momenti,me ne rendevo conto ma l'ansia era tanta e minava il mio essere nel profondo.
Una lacrima cadde inumidendomi i baffetti e un miagolio lamentoso uscì dalla mia gola non riuscendo a trattenerlo.
Il pianto era la mia valvola di sfogo.
Piangevo per qualsiasi cosa: felicità, paura, ansia..rabbia.
Nessuno mi conosceva tanto da sapere questa cosa di me..non avevo molte conoscenze. Probabilmente a primo impatto risultavo stronza ed inavvicinabile. Come non era così..
Mi ridestai dai miei pensieri, arruffai il mio pelo corto e scesi dall'albero facendo attrito con le unghie nella corteccia e con un salto raggiunsi il terreno.
Le zampe non bruciavano più.
Erano anni che dopo litigate del genere scappavo dalla finestra per ritirarmi nella mia solitudine e fuggire anche solo per poche ore.
Era la mia sopravvivenza.

Bling.

I miei sensi erano acuiti dalla mutazione felina, mi girai di scatto saltando indietro di almeno due metri.
Quel movimento mi aveva colto di sorpresa.
Poteva essere qualsiasi cosa,tranne quello che vidi.
Una mano.
Una mano grande che quasi toccava la strada. Alzai il muso, seguendo il braccio fino al viso di quella persona.
Il chiarore della luna illuminava i suoi occhi, attraversati in qualche punto dai capelli nero corvino. Sembravano quasi bianchi anche i suoi.

<Ehi.>

La voce era profonda, maschile. Tra l'apatico e il dolce. Che strano mix.
L'uomo era accucciato davanti a me , si era dovuto chinare quasi completamente per arrivare più o meno al mio livello,le sue ginocchia quasi toccavano terra.
Era vestito totalmente di nero a parte delle bende sgualcite attorno al collo.
Odorava leggermente di sangue.
Probabilmente aveva lottato, i graffi sull'avambraccio scoperto avvaloravano la mia idea.
Un hero? Un villain?
Non mi andava a genio nessuno dei due in realtà. Solo una cosa mi diceva il mio intuito: non era pericoloso. Ciononostante quando lui provò ad avvicinarsi con la mano gli soffiai contro e irrigidii il mio pelo all'inverosimile, la coda gonfia e gli artigli sguainati.
Lui mi guardò perplesso con quelle iridi scure e le occhiaie pronunciate. Potevamo tranquillamente essere spacciati per parenti io e il tizio.
Poi scoppiò a ridere.
Sul suo viso privo di espressione non me lo sarei mai aspettato.
< Scusa gattina ma così piccola non fai molta paura>
Rimasi allibita con gli occhi sgranati.
Lo sconosciuto si mise a sedere sulla strada e stiracchiò le sue lunghe gambe.
Io arretrai, sempre sulla difensiva.
<Sono sfinito..penso di avere ancora qualcosa però. >
..e tirò fuori da una tasca porta item della cintura una cosa davvero meschina per qualsiasi tipo di felino.
Pesce essiccato.
Il mio naso fiutò immediatamente l'odore e il mio stomaco cominciò a brontolare.
Non potevo reprimere la mia natura selvatica in questa forma, la coscienza rimaneva ma gli istinti facevo fatica a controllarli.
Un ghigno divertito fece capolino sul viso pallido di fronte a me.
<Ne vuoi..?>
Iniziavo già a sbavare. Bella immagine!
Per fortuna ai gatti tutto è concesso.
Lo guardai con occhi di sfida mentre lui allungava verso di me quella cosa succulenta. Dovevo resistere.
Non potevo farmi convincere da un perfetto sconosciuto a mangiare quella pietanza degli dei..MA COSA STAVO PENSANDO?
<Dai vieni, è tuo. So che lo vuoi.>
Sempre il mix tra l'indifferenza e lo zucchero.
La mia pancia non aiutava, con riluttanza mi avvicinai, gli occhi fissi sulla preda.
"Lo prenderò velocemente e scapperò via" pensai. Dopotutto mi ero allenata negli anni a rubare di nascosto biscotti appena sfornati e bastoncini di pesce appena essiccati (ladra). Non sarebbe stato difficile.
Presi le misure e spiccai un salto nella sua direzione pronta con le fauci aperte..peccato che non ci arrivai.
Contro ogni mia previsione l'uomo era stato più veloce e mi aveva agguantato il pelo con l'altra mano.
MERDA.
Ero pietrificata. Nessuno era mai stato più veloce di me, a parte forse..
Mentre mi trovavo in quello stato l'uomo mi tirò su senza stringere troppo e mi posizionò ancora per aria a livello del suo naso. Mi fissava. Già ero scioccata poi quella vicinanza era davvero imbarazzante!
Provai a graffiarlo ma lui prontamente mi distanziò di pochi millimetri dal suo naso cosicché non potessi raggiungerlo. Soffiavo ma non ero molto convincente sicché lui mi appoggiò di schiena sulle sue gambe e mi mise il pezzetto di pesce dritto in bocca, chiudendomela.
Cosa aveva appena fatto?!
Purtroppo il felino dentro di me stava già gioendo e dopo aver bloccato la carne con le zampe cominciai ad assaporarla, gustandomela ancora a pancia all' aria.
IMBARAZZANTE.
Il tizio sopra di me mi guardava con un mezzo sorriso visibilmente rilassato e divertito.
IRRITANTE.
..ma anche tenero. In fondo non voleva farmi del male.
Mentre masticavo l'ultimo boccone di quella delizia sentii toccare il campanellino che portavo sempre al collo. Il suo dito lo scuoteva leggermente, probabilmente il suono lo rilassava. Finito di mangiare mi agitai per sfuggire alla sua presa ma questa volta le sue mani mi tennero ferma la testa e si avvicinò pericolosamente.
< Che strani occhi. Di solito i gatti neri ce li hanno chiari, soprattutto di notte. I tuoi invece sono marrone scuro>
Avevo immaginato che gli piacessero i gatti.
Gli soffiai leggermente. Ricevette il messaggio e mi lasciò libera di rimettermi sulle zampe. Stranamente non avevo intenzione di scendere dal suo grembo. Come mai? Doveva essere il contrario ma non mi andava.
Anche il tizio rimase stranito dal mio comportamento tant'è che provò ad avvicinare una mano. Di scatto sollevai la testa e lui si fermò a mezz'aria a pochi centimetri da me, in attesa che io decidessi. Cosa mi stava succedendo..?
Mi alzai leggermente sulle zampe posteriori e diedi un buffetto con la testa alla sua mano, le mie orecchie si abbassarono. Lui sorrise di nuovo.

Alexis.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora