"Stefanelli, allora? Accetta?"
Alexia lo stava fissando da qualche minuto, con le lacrime agli occhi e la speranza nel cuore. Da quando aveva sollevato il telefono e lo aveva portato all'orecchio, l'unica cosa che lui si era limitato a dire era stato un 'si, sono io' e poi da lì il suo interlocutore aveva iniziato uno sproloquio che lo aveva lasciato senza parole. Si domandò se il volume del telefono fosse così alto che anche propria sorella avesse sentito quello che gli era stato appena chiesto e si disse di dover abbassarlo, perché non era normale che a diciannove anni ancora non avesse la propria privacy. Eppure in quel momento, mentre vedeva una lacrima di gioia abbandonare un occhio di quella ragazza che gli stava davanti, si risvegliò dallo stato in cui era stato indotto e il proprio cuore sembrò tornare a battere.
Aveva passato anni ad allenarsi. Anni di gavetta cercando di farsi notare da persone influenti che lo portassero al top delle competizioni italiane, ma anche mondiali, perché no.
Christian non si era mai posto limiti, perché credeva in sé stesso, nelle proprie capacità, in tutti i sacrifici che i suoi genitori avevano fatto per pagargli la scuola e che finalmente ora lui poteva ripagare indietro, permettendogli di lavorare poco o nulla, dato che il suo stipendio ora sarebbe bastato a mantenere tutta la famiglia e anche qualcosa di più.
Aveva solo diciannove anni, ma quel potersi mantenere gli riempiva lo stomaco di orgoglio verso se stesso, forse troppo egocentrico, certo, ma pensava di potersi permettere di essere così, dato che tutto quello che ora possedeva, se lo era sudato e continuava a farlo tutti i giorni.
Quella richiesta, però, così presto, così in fretta, non se la sarebbe mai aspettata.
Credeva di essere troppo giovane per poter arrivare già a quel punto.
Si portò una mano sulla fronte, cercando di placare il piccolo dolore che sentiva nascere al centro del cervello, proprio come accadeva tutte le volte in cui si trovava ad avere ansia. Forse aveva creato troppe aspettative nei propri confronti, forse aveva esagerato ad allenarsi così tanto cercando di mettersi così in mostra.
Ma Mister Mancini credeva in lui, come avrebbe potuto mai rifiutare la chiamata della nazionale di calcio italiana?
"Certo, grazie mille"
Alexia saltò e poi gli fu addosso, proprio mentre poggiava il telefono sul piano del tavolo e Christian apriva le braccia per accoglierla.
Iniziarono a piangere insieme per tutte le volte che avevano sognato, agognato quel momento, sapendo perfettamente che quell'estate si sarebbero giocati gli Europei di calcio, ma con la convinzione che Christian non sarebbe stato convocato, perché ormai era troppo tardi, perché qualche settimana prima erano già stati rilasciati i ventisei nomi scelti da Mancini e lui non c'era, ma se n'era già fatto una ragione, pensando che si sarebbe impegnato di più per farsi notare per la qualificazione ai mondiali.
Ma eccolo lì, lui, scelto, anche se in un secondo tempo, anche se solamente perché la prima scelta si era infortunata, anche se fosse stato convocato solo perché il proprio compagno di squadra nell'Atalanta si era infortunato. Più tardi avrebbe chiamato Matteo e lo avrebbe ringraziato, ridendo con lui del suo infortunio in un momento così importante, ma prima aveva la necessità di andare da sua mamma e vedere nei suoi occhi la felicità che sentiva scoppiare anche nel petto di Alexia, che se ne stava ancora tra le sue braccia.
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Coro Azzurro [zenzonelli]
FanfictionE se Christian da piccolo avesse scelto il calcio e non la danza? Un piccolo salto in un universo parallelo che ci porta a rivivere anche le emozioni vissute con Euro20 - AU/I ragazzi non sono mai stata ad Amici - Linguaggio Calcistico - Boyxboy