Capitolo 3

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Venerdì 11 giugno 2021
Italia – Turchia

Christian si era svegliato quella mattina con la bocca impastata e un sapore amaro che risaliva direttamente dalla bocca dello stomaco. Lui e i suoi compagni di squadra, con cui aveva legato moltissimo nel giro di qualche giorno nonostante fosse l'ultimo arrivato, si erano allenati fino a tardo pomeriggio, per poi tornare in stanza, farsi una doccia e trovarsi tutti insieme a cenare, così che il mister potesse parlare loro per dargli la carica, ma anche calmarli.

Perché Christian non era l'unico a tremare dalla paura e dall'ansia.

Aveva visto benissimo Gigio sospirare per cercare di calmarsi più di una volta durante il discorso di Mancini, idem molti altri che fissavano l'uomo che si era alzato in piedi alzando un bicchiere pieno, esclusivamente, di acqua e facendo loro in bocca al lupo e chiedendogli, prima di tutto, di divertirsi, perché dovevano vivere il Calcio esattamente per quello che era: un gioco.

Con quelle idee nella mente, Christian e Federico di era avviati verso la loro stanza, in silenzio, entrambi con mille pensieri nella mente e anche mentre si mettevano a letto, il giocatore dell'Atalanta si chiese se fosse il caso di comunicare con l'altro ragazzo, se dovesse dirgli qualcosa a sua volta, come avevano fatto alcuni dei più grandi della squadra, tra cui Giorgio, Leonardo, Lorenzo e Ciro, che avevano subìto, insieme ad altri la non qualificazione ai mondiali nel 2018. Aveva visto quanta preoccupazione ci fosse nei loro volti, ma aveva letto nelle loro voci la fermezza di chi è convinto che quella volta ce l'avrebbero fatta, sarebbero andati avanti e avrebbero spaccato.

Eppure sia lui che Federico sembravano aver sorvolato quelle parole e ora si ritrovavano nella stanza, al buio, facendo finta di dormire entrambi, perché il mattino dopo sarebbero partiti alla volta dello stadio Olimpico a Roma.

Con le occhiaie, quindi, sia lui che il suo compagno di stanza, si erano recati all'autobus, quella mattina e proprio mentre si stava sistemando sul sedile accanto ad un Manuel Locatelli mezzo assopito, il suo cellulare prese a squillare, risvegliando il ragazzo che lo guardò male mentre tornava alla realtà.

"Scusa" gli sussurrò, afferrando il cellulare e notando che fosse la sorella che stava facendo una videochiamata.

Sbuffò e rispose.

"Che c'è?"

"Come che c'è? Avevi detto che avresti chiamato la sera e invece te ne sei dimenticato! Mamma è preoccupatissima!"

Christian si portò una mano sul viso. La sera prima preso dal panico, dall'ansia generale e dalle aspettative che aveva riguardo al giorno dopo, si era proprio dimenticato della promessa fatta alla propria famiglia.

"Scusatemi, sono crollato appena tornato da cena"

"Va beh, che fai?"

Christian si guardò attorno, notando come in effetti molti dei suoi compagni fossero al telefono come lui, mentre il l'autobus stava per partire.

"Stiamo partendo per Roma"

"Di già?"

"Come di già? Ale, la partita è stasera"

"Lo so, lo so, scusami, non sapevo che dire. Immagino quanta ansia abbiate tutti"

"Si, non puoi nemmeno immaginare. Ieri sera io e Fede..."

"...Fede, Fede Chiesa?"

Christian sbuffò.

"Lo sai che siamo compagni di stanza, scema"

"Lo so, ma non mi abituerò mai a sentire che tu lo chiami così, come se lo conoscessi da tutta la vita e fosse il tuo migliore amico. Devi farmelo conoscere"

Coro Azzurro [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora