Capitolo 7

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Domenica 20 giugno 2021
Italia-Galles

Si erano salutati, Mattia lo aveva guardato sempre con quegli stessi occhi lucidi che facevano sembrare che stesse per scoppiare a piangere ogni volta che lo vedeva e Christian si era dovuto trattenere dal prendergli le chiavi dalle mani e trascinarlo in camera sua per vederlo davvero piangere.

Forse dal piacere, però.

Quel pensiero fu la goccia che fece traboccare il vaso, che lo convinse a staccarsi dal biondo dopo l'ennesimo abbraccio che si scambiavano da quando si erano conosciuti e a salutarlo, lasciandolo nella hall di quell'albergo per tornare al ritiro e allenarsi insieme a tutti i suoi compagni di squadra.

Christian non aveva avuto tante esperienze nella propria vita, nonostante fosse famoso e fosse benestante, non aveva permesso a molta gente di avvinarsi a lui totalmente, sia in amicizia che in amore. C'erano state un paio di fidanzate con cui aveva passato circa un anno ciascuna, ma quelle relazioni non lo avevano mai convinto del tutto. Mancava sempre qualcosa, quella scintilla che invece brillava negli occhi azzurri di Mattia con cui non aveva parlato nemmeno tanto ancora, che aveva sentito soprattutto durante quel primo scambio di messaggi, ma che per il resto se ne era rimasto in silenzio, permettendo a Christian di far vagare i pensieri nelle direzioni meno opportune.

Sul campo iniziò a correre come un matto, sotto gli occhi di tutti i suoi compagni che lo fissavano. Sentiva i loro occhi bruciargli sulla schiena, ma Christian non avrebbe retto un momento nei propri pensieri, perché la razionalità gli chiedeva di starsene lì, che il mister gli avrebbe comunicato da lì a poco quali fossero le sue intenzioni per la formazione della prossima partita, in cui forse ci sarebbe stato anche lui e per cui si doveva impegnare al massimo. Ma l'irrazionalità, quello che lo portava a spingere i propri muscoli al massimo, gli chiedeva di mollare tutto e correre da Mattia per poterlo guardare di nuovo, farlo parlare di più, conoscere ciò che passasse in quella testolina carina.

Quando la madre parlava di lui a tavola, quando lui lo vedeva fuori da scuola e di lui aveva pensato che fosse un ragazzo interessante anche se non ci avesse mai parlato, non avrebbe creduto che una volta che avesse ricevuto un dito, non sarebbe più riuscito a trattenersi.

Mattia gli stava entrando nel cervello.

"Stefanelli!"

Christian si bloccò, iniziando a decelerare per poi fermarsi totalmente.

Si voltò e vide il mister in mezzo al campo, circondato da tutti i suoi compagni e allora corse anche lui verso il gruppo, sperando di non essere sgridato, o peggio, escluso dalla formazioni solo perché se ne stava un po' distratto.

"Mi scusi, mister"

"Spero che metterai tutta questa voglia di correre anche nella partita di domenica, visto che partirai dal primo minuto"

Jorginho fu su di lui un istante dopo, abbracciandolo per le spalle e Christian si voltò a sorridergli, per poi tornare a guardare Mancini che ancora lo fissava, serio in volto. Provava un terrore reverenziale per quell'uomo, forse per la carriera che si portava dietro, l'esperienza all'estero e anche quella da allenatore di grandi club. Si ricordava benissimo come fosse stato sorpreso e felice, nel 2018, di sentire il suo nome accanto alla dicitura di 'allenatore della nazionale'.

"Certo mister, non la deluderò"

Ed effettivamente era andata esattamente così.

Christian sentiva la tensione dagli spogliatoi, l'ansia che gli circolava nelle vene al posto del sangue, oramai, perché forse quella non era la partita più importante del torneo, ma in quei 90' minuti si sarebbe giocato una parte della propria carriera e ne era certo. Avrebbe potuto farsi notare dall'Europa e persino dal mondo se quella partita fosse stata anche solo in parte magnifica come le due precedenti. E forse quello stato d'animo, in parte, era dovuto anche alla presenza, solita, di Mattia, che dagli spalti questa volta lo avrebbe guardato giocare una partita intera, con cui aveva una voglia matta di passare tanto tempo e con cui invece non aveva avuto modo di vedere mai più dopo averlo definito come proprio 'fidanzato' nella hall di quell'albergo.

Sospirò, cercando di darsi un contegno.

Il mister lo aveva messo nella sua posizione confort, al centrocampo sulla destra, con accanto uno spettacolare Jorginho, che aveva imparato a conoscere come persona e calciatore, capendo perfettamente come mai qualche mese prima avesse vinto la Champions con il Chelsea. In realtà quel ragazzo aveva vinto tutto quello che c'era da vincere, pure la supercoppa europea e Christian sapeva quanto avesse voglia di vincere anche l'europeo con la nazionale.

Ma l'assist per il goal che fece urlare l'intero stadio arrivò da un altro campione che giocava all'estero, senza mai essere passato dalla Serie A: Marco Verratti.

Dopo una punizione esemplare battuta dal giocatore del PSG, a Christian era bastato dare un piccolo colpo alla palla perché entrasse in porta, dandogli la giusta traiettoria, facendo esplodere tutto lo stadio. Aveva iniziato ad esultare come un bambino, venendo circondato da tutti i suoi compagni che lo seppellirono con i loro corpi urlando, sbraitando, dicendogli quanto fosse stato bravo, persino la panchina si era ritrovato addosso. Quando tutti si tolsero da dosso a lui, si alzò in piedi e si girò a guardare verso gli spalti, dove notò immediatamente Mattia che esultava, vicino alla ringhiera, quasi come se si stesse trattenendo dal saltare in campo ed andarlo ad abbracciare.

Erano non troppo lontani e così Christian gli sorrise e gli lanciò un bacio, al che vide Mattia sorridere ancora di più.

Quando la partita volse al termine, sotto dominazione dell'Italia, ma sempre in vantaggio solo per il gol di Christian, il moro si fiondò tra gli spalti, esattamente come aveva fatto nelle due partite precedenti e senza fronzoli, senza ripensamenti, senza pensieri che oscurassero la sua mente, con l'adrenalina che scorreva a fiumi nelle vene, prese Mattia tra le braccia e lo strinse forte percependone il profumo, la consistenza del corpo e i capelli morbidi, forse in modo accentuato rispetto al solito, probabilmente proprio per via di quella sostanza che circolava nel suo corpo nel post partita, una partita decisa da lui, dal suo goal, che avrebbe permesso all'Italia di passare come prima alla fase ad eliminazione diretta, permettendogli, forse, di non trovare avversari troppo difficili.

Mattia ricambiò il suo abbraccio, stringendosi forte a lui, nonostante Christian fosse sudato, probabilmente puzzasse e il suo cuore fosse a mille per i '90 minuti di corsa, ma anche per quell'abbraccio che desiderava da una settimana.

"Sei stato bravissimo" disse Mattia al suo orecchio, sussurrando, nonostante ci fosse il casino dei tifosi di sottofondo, ma loro se ne stavano così appiccicati che quel problema non esisteva. Christian si staccò quel che bastava dal piccolo per guardarlo in viso e sorridergli, prima di avvicinarsi al suo viso e baciarlo.

Lo baciò lì, davanti ad uno stadio gremito di persone, che avevano in mano un cellulare, che avrebbero potuto fotografarlo e sicuramente sarebbe finito su qualunque sito o giornale di gossip il giorno dopo. Ma il cervello di Christian in quel momento si spense, mentre infilava la lingua in bocca a Mattia, lo assaggiava e si ripagava per quell'attesa, per quel gesto che avrebbe voluto compiere dalla prima partita, da quando lo aveva visto circa due settimane prima allo stadio con la sua maglia, quando di lui conosceva solo che fosse estremamente bello e un ballerino.

Non che ora sapesse di più di lui.

Sentì Mattia gemere e stringerli la maglietta bagnata con cui aveva giocato '90 minuti quando Christian gli prese il labbro inferiore con i denti per succhiarlo e marcare il proprio passaggio. Si staccarono solo dopo che la razionalità tornò nella mente, dopo un tocco sulla spalla da parte della moglie di Chiellini, che gli fece notare con un gesto i tifosi che li circondavano dietro le pareti di plexiglass.

Okay, ora ne era certo, da domani sarebbe stato lo zimbello di qualunque fonte di news al mondo.

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