Capitolo 8

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"Ma dove corri?"

Quella mattina Christian si era svegliato con una forza in corpo mai sentita prima. Si era alzato dal letto molto presto e aveva indossato la solita tuta, con cui poi si sarebbe andato ad allenare, avrebbe raggiunto i propri compagni e avrebbe recepito tutte le informazioni che mister Mancini voleva dare loro per la prossima partita che avrebbero giocato a Wembley il sabato dopo, contro l'Austria.

Ma prima di tutto ciò, prima di potersi concentrare interamente sul calcio, di sapere se ci sarebbe stato spazio anche per lui nella prossima partita, doveva sfogare necessariamente quell'ossessione che si era presa possesso del proprio corpo il giorno prima, quando aveva baciato in modo profondo Mattia, un ragazzo di cui conosceva onestamente poco, con cui aveva parlato poco e niente, di cui conosceva davvero solo il fatto che fosse uno dei migliori ballerini della scuola di sua madre.

Federico lo guardava mentre si cambiava, ancora a letto, con i capelli scompigliati ancora sul cuscino e gli occhi mezzi chiusi. Le tapparelle erano ancora tirate in basso, ma la luce estiva già batteva sulle finestre e diede la forza a Christian di accelerare ancora di più, per avere più tempo a disposizione con il suo piccolo Mattia.

Era troppo presto per definirlo suo?

Christian non si era mai sentito così. Era de tempo che desiderava provare tutte quelle sensazioni e ormai si era arreso al fatto che non sarebbe mai capitato. Eccolo lì, invece, che si trovava a scalpitare, capendo finalmente cosa potesse provare Federico con Benedetta, Nicolò Barella con Federica e qualunque altro suo compagno di squadra con una fidanzata o una moglie.

"Vado da Mattia. Chiamami se vedi che si fa tardi e non sono ancora tornato"

"Chri, ma sono le quattro del mattino..."

"Lo so"

"Ma almeno hai avvisato Mattia?"

"No"

Non aveva pensato di avvisare il più piccolo, convinto che sicuramente Mattia gli avrebbe aperto la porta se si fosse presentato dietro ad essa improvvisamente. Forse questo delirio derivava anche dall'aver dormito circa solo due ore, anche se aveva cercato di sonnecchiare in autobus, con la logica andata per la sua strada, persa, forse rimasta nel letto, mentre Christian stava uscendo dalla porta totalmente fuori di sé. Aveva afferrato il cellulare e il portafoglio, salutato Federico, che gli aveva sollevato il dito medio e poi era uscito dalla stanza, chiudendo a chiave.

Le parole del suo amico, però, fecero in modo che prendesse in mano il cellulare e chiamasse Mattia.

Dopo molti squilli, nel momento in cui Christian si stava per arrendere perché pensava stesse per partire la segreteria telefonica, sentì la voce dall'altra parte della cornetta sussurrare:"Pronto?"

Christian si immagino Mattia mezzo addormentato, con gli occhi chiusi, sdraiato nel letto, che non avesse nemmeno guardato chi fosse, rispondendo a caso ancora con addosso i fumi del sogno che stava facendo.

"Buongiorno Mattia"

La sua affermazione fu seguita da qualche momento di silenzio.

"Chri, come mai chiami a quest'ora? È successo qualcosa? Ti serve una mia mano? Vuoi che venga da te? dammi cinque minuti e arrivo"

"Frena, frena, tutto bene, volevo solo dirti una cosa"

Sentì Mattia sospirare e quasi scoppiò a ridere per quella sua parlantina, per il panico che aveva percepito nella sua voce impastata, ma ormai sveglissima. Si sarebbe quasi sentito in colpa nell'averlo fatto spaventare in quel modo, se solo non avesse una voglia matta di sentirlo, vederlo, percepirlo come la sera precedente.

"Ma sono le quattro del mattino, non potevi dirmela dopo?"

"Eh no bello addormentato, perché sto arrivando adesso da te"

Ancora un momento di silenzio, in cui Christian potè quasi percepire il cervello di Mattia macinare un pensiero.

"Ora?"

"Si, ora"

"Ma..."

"Non ti va?"

"No, cioè, si, ovvio che mi va, ma sono in pigiama, tutto sudato per la notte..."

Christian si bloccò davanti al cancello del ritiro e fece segno al custode, sorpreso di vederlo a quell'ora, di aprirgli il cancello. Cosa che eseguì subito, così che lui si trovò quasi direttamente di fronte all'entrata dell'albergo, che stava proprio accanto. Camminò qualche istante per poi essere riconosciuto dal ragazzo all'ingresso che gli aprì le porte senza chiedere cosa ci facesse lì. Era normale per loro veder andare e venire i ragazzi della nazionale che andavano a trovare le loro famiglie nei momenti che più preferivano.

"Non ti preoccupare, alzati solo dal letto e aprimi la porta, voglio passare qualche ora con te prima di andare ad allenarmi"

Qualche istante dopo, Christian vide la visione più bella che avesse avuto l'occasione di scorgere nella propria vita. Mattia aveva i capelli scompigliati e gli occhi affossati, circondati da delle leggere occhiaie, mentre gli occhi lo fissavano vispi, per quanto una persona con il sonno interrotto potesse farlo. Lo sguardo di Christian corse per il corpo di Mattia, riscontrando che il pigiama descritto dal piccolo precedentemente, in realtà fossero solo dei pantaloncini rossi, leggermente bassi in vita, che permetteva lui di intravedere le mutande bianche al di sotto.

Dovette distogliere subito lo sguardo.

"V-vuoi entrare?" balbettò Mattia, forse accorgendosi dello sguardo di Christian che era vagato oltre il suo viso, facendo dei pensieri inopportuni a quell'ora del mattino, verso una persona che lo stava accogliendo nelle proprie ore di sonno, per soddisfare una sua voglia.

Christian alzò lo sguardo verso il suo viso e lo trovò rosso.

Gli venne naturale buttarsi addosso a lui e baciarlo, di nuovo, irrompendo nella sua bocca, portandogli via quel sapore dolciastro della notte, facendogli chiudere gli occhi, mentre con un piede chiuse la porta alle loro spalle facendola sbattere e faceva arretrare Mattia verso il letto che si trovava in mezzo alla stanza. Christian giurò più a se stesso che a qualcun altro, che lui fosse lì per parlare con il biondo, che baciarlo non fosse la sua prima volontà, ma averlo visto così svestito, così consapevole e così accaldato per lui, aveva fatto in modo che quell'esigenza superasse tutte le altre.

Lo aveva buttato sul letto e aveva osservato il suo petto sollevarsi e abbassarsi convulsivamente, mentre nei pantaloni di Mattia, Christian potè scorgere un accenno di erezione che fece eccitare altrettanto anche lui. Gli si buttò di nuovo addosso, questa volta prendendo di mira il suo collo, leccandolo e graffiandolo con i denti, succhiando la pelle salata di sudore e facendo gemere Mattia, che strinse la mani dietro la sua schiena, oltre la maglia, che Christian sentiva di troppo, ma che non era il caso di togliere se davvero volesse trascorrere quel tempo conoscendo di più Mattia e non prendendolo lì, così facendo felici entrambi.

Per questo quando sentì Mattia sollevare le gambe e stringerle intorno al suo bacino, per questo quando sentì gli accenni delle loro erezioni toccarsi e Mattia buttare la testa all'indietro, si fermò dal suo attacco, allontanandosi con il viso da quello del più piccolo, che lo guardò sconvolto, quasi offeso dal fatto che si fosse fermato.

Si osservarono qualche istante, ancora nella stessa posizione, mentre ancora poteva percepire il corpo di Mattia in modo eccitante e consistente. Adorava come si percepisse l'allenamento sul corpo di quel ragazzo, di come si potesse comprendere facilmente quale fosse la sua professione, forse anche per la flessibilità che dimostrava il suo corpo.

E per un solo istante, un piccolo momento, permise alla propria mente di immaginare come sarebbe stato fargli prendere diverse posizioni che Mattia sarebbe stato in grado di effettuare, durante momenti intimi. La sua erezione rispose a quello stimolo, mentre fissava gli occhi lucidi del piccolo che sembrava pregarlo, in attesa, che forse percepì uno spasmo nel suo pene, tanto che si fece in avanti per baciarlo di nuovo, ma Christian si tirò indietro, rimanendo sempre su di lui e sorridendo.

"Facciamo un gioco"

Coro Azzurro [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora