Capitolo 9

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Mattia lo guardò confuso, non capendo cosa volesse dire, perché non lo stesse baciando ancora, non continuasse quell'attacco che, Christian sapeva, gli era piaciuto così tanto. Lo vide leccarsi le labbra prima di rispondere, come se avesse la bocca secca e avesse bisogno di bere, sconvolto dagli ultimi avvenimenti.

"Va bene..?"

Christian si staccò da lui totalmente, alzandosi dal letto, per poi mettersi seduto, mentre si prendeva qualche istante per osservare la stanza attorno a se. Quella era molto diversa dalla stanza che divideva con Federico, forse per via dei vari vestiti che occupavano la sedia o per il borsone nell'angolo della stanza. Mattia decisamente non era il migliore degli ordinati e a Christian piacque ricevere questa informazione. Voleva sapere tante cose del biondo, voleva che gli raccontasse anche i minimi dettagli della propria vita perché ne aveva bisogno, perché sentiva di dover dare un senso a quanto profondo fosse il sentimento che sentiva per quel ragazzo, voleva capire se davvero avesse avuto la sua persona così vicina, ma senza che se ne rendesse conto, nonostante la madre gliene parlasse così tanto.

Poi lo sguardo di Christian tornò su Mattia, che trovò seduto a sua volta, con la gambe incrociate, con l'eccitazione ancora ben visibile tra le gambe, anche se il ragazzo cercava di nasconderla con le mani incrociate sul davanti, forse per proteggersi dall'ennesimo imbarazzo, dopo essere stato lasciato così, nel bel mezzo di qualcosa che stava accadendo, non solo da parte sua, perché Christian stava cercando di nascondere a sua volta quanto Mattia lo stesse eccitando, quanto il proprio pene fosse già pronto a ricevere attenzioni.

"Raccontami qualcosa di te"

"E questo dovrebbe essere un gioco?"

Christian sorrise e si sporse verso Mattia, arrivando a qualche centimetro dal suo viso, quasi toccandogli le labbra con le proprie, percependo il piccolo fare una mossa in avanti, ma tirandosi indietro appena prima che le pelli potessero toccarsi. A quella distanza ravvicinata, si guardarono negli occhi e Christian sussurrò:"è questo il gioco. Tu dammi informazioni e poi io decido se baciarti o meno"

Per poi tornare indietro, seduto sul suo posto precedente, mentre Mattia lo guardava sconvolto, rosso, con il cervello in fumo.

Lo trovava eccessivamente eccitante, doveva ammetterlo, così tanto che gli faceva male il pene.

"Cosa vuoi sapere?"

"Partiamo da... come ti chiami?"

Mattia lo guardò confuso.

Christian rise.

"Rispondi, dai"

"Mattia..? Ma questo lo sapevi già"

Christian alzò gli occhi al cielo, ridendo ancora per quella scenetta.

"Ma Mattia come?"

"Aaah, ehm... Mattia Zenzola. Sono nato in puglia, ma la mia famiglia si è trasferita a Bergamo quando sono morti i miei nonni, così da poter gestire alcune cose che loro hanno lasciato in sospeso e ci hanno chiesto nel testamento"

"Un piccolo pugliese, quindi?"

Mattia arrossì, come se quella frase potesse significare altro, non solo un sottolineamento delle sue affermazioni, come se Christian volesse intendere altro, o forse perché si aspettava che dopo quell'affermazione, il più grande lo baciasse, riprendesse quello che aveva sospeso prima.

Ma ciò non avvenne.

Mattia abbassò lo sguardo.

"Si..." sussurrò.

"Bene, quanti anni hai?"

"Diciotto"

Christian gli alzò il mento, portando a guardarlo negli occhi di nuovo. Questa volta il grande si sporse in avanti e gli lasciò un bacio a fiori di labbra, provocando una fitta allo stomaco di entrambi, che gli fece perdere il fiato. Mattia aprì la bocca, pronto all'attacco di Christian, che però non arrivò, perché il moro già si era staccato e lo guardava da lontano.

Ancora una volta arrossì imbarazzato per la propria reazione.

"Che scuola fai?"

"Liceo scientifico sportivo"

"Hai fratelli?"

"Due, si chiamano Saverio e Daniele. Saverio è più grande di me e Daniele più piccolo"

"E ora dimmi, come mi hai conosciuto?"

Christian vide Mattia bloccarsi, rimanere senza fiato, beccato sul punto più debole. Il più grande si stava eccitando da matti vedendo le sue reazioni, come rispondesse ad ogni stimolo e si ritrovò a cambiare posizione sul letto, per come la sua erezione fosse dolorosa tra le gambe. Avrebbe preferito smettere di parlare e poter mordere il petto liscio e abbronzato del ragazzo davanti a lui, ma cercò di trattenere quei pensieri, per evitare di sporcarsi la tuta pulita, con cui sarebbe dovuto andare poi agli allenamenti.

"Tu sei famoso Chri, lo sai e poi sei il figlio della proprietaria della scuola di danza che frequento..."

"Non inventarti queste scuse con me, Mattia"

Mattia boccheggiò, Christian lo notò perfettamente come gli mancasse il respiro, e si prese a torturare le mani.

"Ti ho visto"

"Quando?"

"Un giorno, eri in corridoio che parlavi con tua mamma, mentre io ero in sala e poi ti sei girato e mi hai guardato circa dieci minuti. Credo di non aver mai ballato peggio in vita mia"

Christian ripercorse i propri pensieri a quando potesse essere la prima volta che lo aveva osservato, quando potesse aver visto Mattia ballare male, ma nemmeno un momento gli tornava in mente. Ammetteva di averlo osservato svariate volte, perché il movimento di quelle anche lo avevano sempre mandato fuori di testa, ma niente, il vuoto.

"Quanti anni avevi?"

"Quindici, forse"

Christian sgranò gli occhi.

Improvvisamente ricordò esattamente quel giorno, quando aveva sedici anni ed era entrato nella scuola di sua mamma per dirle che il mister delle giovanili dell'Atalanta aveva deciso di farlo giocare in prima squadra durante un'amichevole di poco conto, così da poter mostrare il proprio talento a Gasperini, l'allenatore della squadra che giocava in Serie A. Ma quel giorno Christian aveva trovato sua mamma impegnata in saletta con un ragazzo nuovo, che non aveva mai visto e di cui non conosceva lo stile. Era sempre stato molto affascinato dalla danza, nonostante da piccolo avesse deciso di proseguire con il calcio, ma i movimenti di quel ragazzo erano pressoché sconosciuti per lui, il che significava che anche per la madre fosse così.

Ma allora perché lo stava osservando?

Per questo si era avvicinato alla donna, salutandola e poi fissandosi su quel ragazzo che muoveva i piedi in modo affascinante, attraente e senza farsi troppi problemi, un Christian sedicenne aveva compreso quanto gli piacesse quel corpo, seppur privo delle forme che avrebbero dovuto piacergli essendo un maschio.

Christian afferrò le mani a Mattia e se lo trascinò addosso, facendo scontrare le loro bocche, in un bacio dolce questa volta, nonostante il proprio corpo chiedesse altro. Mattia era il ragazzo che gli aveva fatto capire, che gli aveva permesso di vivere la propria sessualità in modo libero, senza farsi troppe domande, senza la necessità di darsi delle risposte, perché quel giorno, mentre lui ballava, quando era ancora piccolo e stava cercando di realizzare il proprio sogno, Mattia gli aveva mostrato quanto potesse essere bello un ragazzo, quanto potesse essere sensuale e ora ricordò per quale motivo si fermasse così spesso a notarlo uscire da scuola danza quando andava a prendere la madre, per quale motivo adorasse sentirne parlare e, forse, capì anche come mai sua mamma approfondisse così tante volte l'argomento Mattia a tavola.

Coro Azzurro [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora