Capitolo 32

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"Ciao! Sono a casa!"

Christian entrò in casa, venendo inondato, come prima cosa, dalle risate provenienti dalla dimora. Poggiò le chiavi della macchina sul contenitore sopra il mobile nell'anticamera di casa e si inoltrò nelle stanze, alla ricerca di quel suono divertito, delle risate che avrebbe riconosciuto tra mille: quelle dei suoi genitori e di sua sorella. Si chiese se si fossero dimenticati che dovesse tornare a casa quel giorno, se avessero invitato qualcuno a pranzo senza ricordarsi che ci sarebbe stato anche lui, che aveva appena lasciato un pezzo di cuore a pochi chilometri di distanza e non avrebbe sopportato ulteriormente il fatto di essere dimenticato. Così, per prima cosa, si avviò verso la cucina, che però trovò vuota, stupendosi, dato che solitamente era lì che si mettevano a mangiare, per la fissa della madre di non sporcare tutta la casa con il cibo, cosa che metteva da parte solo in occasioni importanti, quando avevano degli ospiti speciali, da dover sorprendere. Così si avviò verso la sala da pranzo, sperando di trovare lì il frutto di quelle risate.

Più si avvicinava alla stanza e più notava che effettivamente le persone dovessero essere lì.

Girò l'angolo e si ritrovò sotto lo sguardo divertito di sua mamma, in piedi, con una pirofila vuota tra le mani.

"Oh tesoro! Finalmente sei tornato a casa!"

La donna mise giù la pentola, poggiandola sul primo mobile trovato e prese tra le braccia Christian, stringendolo forte.

"Ma avete iniziato a mangiare senza –" la sua frase venne bloccata dalla sorpresa di trovare quella persona seduta al tavolo della propria sala, con Alexia che se ne stava in piedi a pochi metri di distanza da lui e suo padre che si stava alzando in piedi avendolo visto.

"Che ci fai qui?"

Quando si staccò dall'abbraccio in cui lo stringeva sua mamma, Federico si alzò in piedi sorridendo e Christian giurò di volerlo prendere a schiaffi. Non capiva questa sensazione che gli stesse attraversando il corpo e che facesse prudere le mani. Forse era la competitività dell'appartenenza a due squadre diverse ad essere tornata, ma probabilmente no. Forse gli dava solo fastidio il fatto che avessero iniziato a mangiare senza di lui, preferendo Federico, nonostante lui stesso si fosse occupato di non permettergli di prendere in giro Alexia.

"Gli ho chiesto io di fare un salto, pensavo sareste arrivati insieme"

Alexia lo fissava sorridente e Christian non potè fare a meno di prendere la sorella tra le braccia, pur continuando a guardare in modo sospetto Federico, che se ne stava ancora seduto a tavola, in quello che solitamente era il suo posto nelle cerimonie importanti che festeggiavano in quella stanza. Lasciò un bacio sulla guancia alla sorella e poi abbracciò anche il padre, che gli battè una mano sulla schiena.

"Sei stato bravissimo, figliolo"

"Grazie papà"

E poi fu la madre, appena rientrata, senza più la pirofila tra le mani, ma con un piatto per lui, a farlo accomodare e ad attirare l'attenzione totalmente su Christian, nonostante l'invitato indesiderato. Se solo gli avessero detto della sua presenza, avrebbe portato anche Mattia.

"Il mio piccolo che segna l'ultimo rigore! Ve ne rendete conto? Siete campioni d'Europa!"

Christian sorrise davanti a tutto quell'orgoglio di sua mamma.

"In realtà è anche grazie a me se abbiamo vinto"

"Ma certo Fede, sei stato bravissimo anche tu!"

Christian sbuffò alzando gli occhi al cielo e prendendo la forchetta per poi portarsi un maccherone alla bocca.

"Qualcosa da dire?" fece Federico, notando la reazione del moro, che scosse la testa, cercando di trattenere la frustrazione che percepiva nel fondo del proprio stomaco. Non poteva credere di essere passato dall'essere estremamente eccitato per Mattia a quella sensazione spiacevole per colpa di Federico, ed in un certo senso lo odiava per essersi presentato a casa sua e avergli rovinato i piani del parlare coi genitori del proprio ragazzo e farsi fare i complimenti per la vittoria. Perché in fin dei conti Christian aveva ancora solo diciannove anni, gli importava cosa pensassero i genitori di lui e quei complimenti li voleva ricevere in esclusiva, non condivisi con nessuno, forse per far sentire bene il proprio orgoglio sempre leggermente ferito da se stesso, che a volte non credeva molto nelle proprie capacità.

Coro Azzurro [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora