Capitolo 24

3.3K 194 87
                                    

"Ma Mister siamo in finale! Deve lasciarci festeggiare!"

Mancini non ne voleva sapere nulla, pretese che quella settimana, l'ultima che tutti i suoi giocatori avrebbero passato al ritiro, nessuno di loro uscisse mai dal cancello di Coverciano fino all'11 luglio, giorno in cui avrebbero affrontato l'Inghilterra in finale, giorno in cui sarebbero tornati a Wembley a prendersi quella coppa, a giocarsela anche se sapevano che il loro avversario avrebbe giocato in casa e sarebbe stato difficile.

Christian fece una smorfia a quella risposta fredda del mister, mentre pensava a Mattia a cui aveva promesso, la notte precedente, mentre scendeva dall'aereo, che quella notte avrebbero festeggiato insieme, che lo avrebbe piegato sul letto e lo avrebbe preso da dietro con ancora tutti i vestiti addosso, perché non ce la faceva più a stargli così lontano.

No, okay, l'ultima frase non gliel'aveva detta, essendo circondato dai suoi compagni di squadra, ma dalla voce spezzata del suo ragazzo e dal modo in cui rispondeva poco e a monosillabi, sapeva che avesse capito quali fossero le sue intenzioni e sapeva anche che non avrebbe rifiutato quel genere di attenzioni.

Per questo quando furono congedati per pranzo, il giorno dopo aver conquistato la finale a Wembley, aver dormito cinque ore in una notte ed essersi allenati come dei pazzi quella mattina, perché il mister voleva controllare le forze di tutti, Christian corse in stanza per chiamare Mattia di cui aveva bisogno, di cui si sentiva privato, come se le ultime coincidenze volessero che non stessero insieme proprio nel momento in cui avevano capito cosa fossero, nel momento migliore in cui il moro avesse bisogno di sentire il biondo per calmarsi, per rassicurarsi, perché nonostante il piccolo lo eccitasse da morire, aveva anche il potere di lenire ogni sua ferita, ogni dubbio.

"Pronto?" fece la voce impastata di Mattia dalla parte opposta del telefono. Ormai era l'unico modo in cui comunicavano da giorni: attraverso il telefono. Christian sorrise sentendo la voce assonnata del biondo e rimase in silenzio qualche istante, prima di rendersi conto di dover rispondere, prima che quello mettesse giù.

"Buongiorno bell'addormentato"

"Già sveglio?"

"Ti ricordo che io non sono qui per piacere"

"Perchè, io si?"

"Io non sono abbastanza piacevole?"

Mattia rimase in silenzio qualche secondo e poi rispose:"Hai ragione, ma forse se stasera vieni qui me lo puoi ricordare di persona quanto può essere piacevole la tua compagnia"

Christian rise guardando fuori dalla finestra della propria stanza, forse un po' malinconicamente, forse in modo frustrato, perché lui avrebbe volentieri lasciato lì tutto e sarebbe scappato tra le braccia di Mattia, ma mancavano quattro giorni e poi quel sogno, quell'avventura fantastica in cui aveva avuto l'occasione di segnare due gol, essere protagonista, quando in realtà lui non sarebbe dovuto nemmeno essere lì, sarebbe tutto finito.

Avrebbe avuto molto tempo con Mattia, più di quello che voleva ammettere e sospirò prima di dargli la notizia.

"Proprio per questo ti ho chiamato"

Mattia percepì immediatamente il cambio di Christian, tanto che il grande lo sentì chiaramente muoversi nel letto, con il frusciare delle coperte di sottofondo, segno che il piccolo si fosse seduto o, comunque, avesse cambiato posizione, per poter parlare meglio con lui.

"Non puoi venire stasera? Non importa, raggiungimi domani mattina. Facciamo colazione insieme"

"No, Matti, non-"

"Perché? Ti sei pentito? Non ti piaccio più? Oddio, è perché ho portato sfiga ieri, vero? Ecco perché mi hai guardato così quando ha segnato Morata. Ti giuro che non capiterà mai più, me ne sto zitto e basta, però...-"

Coro Azzurro [zenzonelli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora