Capitolo 1

1.9K 64 13
                                    

Lauren's p.o.v
"Vuoi fare tardi anche il tuo primo giorno?" La soave voce di mia madre mi scosse dal trance, fissavo il soffitto distrattamente, la mia mente completamente spenta.
"Arrivo" Sbuffai, rassegnandomi al mio destino, solitamente odiavo farlo, odiavo lasciar scorrere le cose ed essere inerte, ma in quel caso non avevo proprio altra scelta.

L'appartamento in cui vivevamo era abbastanza piccolo, per questo sentii perfettamente il borbottio di mia mamma provenire dalla cucina, lo ignorai, entrando nel bagno, in quanto figlia maggiore ne avevo uno tutto mio, e questo voleva dire ulteriori litigi con i miei fratelli.
Mi guardai allo specchio, la mia pelle pallida faceva risaltare le occhiaie color porpora sotto ai miei occhi assonnati, non avevo dormito molto quella notte, in realtà non avevo dormito affatto, non smettevo di pensare a quella maledetta uniforme, ancora incartata sul mio letto.
L'uniforme di quella scuola di ricchi privilegiati, Las Encinas, un luogo che era la rappresentazione di tutto quello che più odiavo al mondo: gli snob, materialisti.

Uscii dal bagno dopo essermi preparata con attenzione, dopo un'occhiata veloce all'orario i miei occhi si diressero verso la scatola nera sul mio letto, c'era uno stemma inciso sopra, una E d'orata che faceva risultare costoso quel pezzo di cartone.
Al suo interno, incartata con cura, c'era l'uniforme che avrei dovuto indossare tutti i giorni a scuola.
Allacciai l'ultimo bottone della camicia bianca e indossai la giacca blu con i dettagli rossi, quando mi guardai allo specchio, feci un'espressione ambigua, studiando la mia figura con le sopracciglia inarcate, quei vestiti mi calzavano a pennello.

"Lauren! Farò tardi al lavoro!" Sbuffai sentendo nuovamente le urla di mia madre e mi diressi verso la mia piccola scrivania di legno, presi lo stretto necessario: telefono, auricolari e il mio zaino nero che mi misi sulle spalle.
"Posso tranquillamente andare in bici" Esclamai roteando gli occhi, ma dei passi fuori dalla mia porta mi fecero immobilizzare sul posto, poi, come previsto, la porta si aprì, rivelando l'espressione irata di mia madre.
"Non ti lascerò andare in bici il primo giorno, e ringrazia che io sia ancora qui ad aspettarti!" Annuii al suo rimprovero, sapendo perfettamente di avere torto.
Il nostro rapporto non era conflittuale, volevo troppo bene a mia mamma per litigare su cose così banali, ma il trasferimento era una novità per entrambe e dovevo tenerlo a mente.

"Lauren, ti prego cerca di capire perché lo stai facendo..." Ci fermammo a pochi metri dal cancello principale che portava all'entrata dell'istituto, mi girai per incontrarmi con gli occhi preoccupati di mia mamma, mi conosceva bene, sapeva perfettamente quanto questo ambiente non facesse per me, ma non avevo altra scelta così le annuii, abbozzando un leggero sorriso e baciandole la guancia.
"Non preoccuparti per me, buona giornata mamma"
Scesa dalla macchina iniziai a guardarmi intorno, tutti indossavano la propria divisa, c'era chi annodava la cravatta in un fiocco, o chi teneva slacciati i bottoni della camicia, guardandoli meglio notai tutti i loro accessori sfarzosi, borse di marca e braccialetti che luccicavano alla luce del sole.

"Lauren!" Ed eccola, Normani Kordei, la mia migliore amica, per caso avevano estratto anche lei, come seconda persona a ricevere la borsa di studio per Las Encinas, ero felicissima di averla al mio fianco e quando la vidi avvicinarsi a me; la salutai con un abbraccio.
"Finalmente, cominciavo a sentire prurito solo a vedere tutti questi manichini di Gucci" Lei rise alla mia battuta e insieme camminammo verso l'entrata, passando per un piccolo ponte che permetteva di attraversare il grande lago al centro del parco in cui si trovava la scuola.
L'edificio era immerso nel verde, sembrava di stare in un grandissimo campo da golf, notai inoltre la presenza di molte panchine, alcune sotto a dei grandi alberi e altre sulla riva del lago, sicuramente un'ottima cosa per chi, come me, voleva studiare in santa pace o riposarsi all'ombra.

"C'è anche un'altra entrata, ma di solito ci passano solo gli studenti con le auto" Normani mi indicò una strada sterrata, che arrivava direttamente all'entrata senza dover attraversare il ponte e io annuii, tenendolo a mente per la prossima volta.
"Cosa hai portato per oggi?" Le domandai, proteggendomi dal sole con la mano per vederla meglio, Normani era una bellissima ragazza di origini afroamericane, proveniva da una famiglia umile come la mia, la conobbi durante una perquisizione nella nostra vecchia scuola, diciamo che lei non era del tutto pulita sotto quel punto di vista e io lo sapevo, così, per puro istinto, cercai di distrarre la guardia con una scusa stupida, proprio prima che aprisse l'armadietto di Normani.
"Nella mail hanno scritto che abbiamo l'orientamento la prima ora ma non ho portato nessun libro"
"Nemmeno io, spero solo di riuscire ad evitare le solite presentazioni imbarazzanti, soprattutto davanti a tutti quei figli di papà" Sbuffai, immaginandomi immediatamente le loro risate alle mie risposte.
"Oh Lauren, credo che oggi andrà proprio in quel modo, noi che ci presenteremo e loro che si comporteranno da stronzi" Io e Normani ci fermammo sulle scalinate dell'entrata per aspettare l'ultima persona ad aver ricevuto la borsa di studio.

Elite (camren ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora