Capitolo 6

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Lauren's p.o.v
"Non so Lauren, sei sicura di volerci andare?"
Mi ritrovai a sospirare alle parole di Normani, che ormai cercava di convincermi da più di mezz'ora.
"Cosa può succedere di così tanto grave? In più sei tu che mi hai detto di integrarmi"
"Lo so, ma intendevo integrarti a scuola, quello che fai fuori è completamente diverso"
Non aveva tutti i torti, dovevo sempre ricordarmi che non appartenevo a quella classe sociale, ma si trattava di una festa di beneficenza, non sembrava così tanto pericolosa, sicuramente meno pericolosa di un piano vip ad una discoteca.
"Ormai le ho dato la conferma, non posso tirarmi indietro" Le spiegai, riferendomi a Keana, non conoscevo fino in fondo le sue intenzioni, ma sembrava una ragazza tranquilla, purtroppo la vita mi aveva insegnato a diffidare dalle apparenze, per questo ero ancora abbastanza scettica, lo ero sempre stata.
"Va bene, avvisami, e non esitare a chiamarmi se ti annoi, o semplicemente se chiamano la polizia perché si accorgono che non sei una di loro" La sua risata profonda riecheggiò dall'altro lato del telefono, e io finii per lasciarmi andare e ridere insieme a lei.
Normani voleva solo proteggermi, voleva evitare che succedessero altre complicazioni, dato che ne avevamo già abbastanza, e io la capivo, non potevo prendermela con lei per questo suo tentativo di tenermi al sicuro.

Arrivata in salotto mi sedetti comodamente sul divano, di fianco a Chris che era intento a giocare ai videogiochi.
"Devo parlarti" Iniziai, grattandomi la testa per scaricare un po' di frustrazione.
"Puoi farlo, ti ascolto"
"Preferirei che lo spegnessi" Controbattei, guardandolo con impazienza.
"Credimi, sono multitasking"
"Chris spegni quel gioco" Lo avvisai un'ultima volta, probabilmente lui notò il mio tono di voce più serio, così mi obbedì, mettendo in pausa.
"Bene, sono tutt'orecchi" Sbuffò, visibilmente irritato dalla situazione.
"Rispondimi seriamente, perché se vengo a sapere che mi hai mentito giuro che non te la caverai facilmente " Lo avvertii, e fu in quel momento che lo notai irrigidirsi, sembrava decisamente più attento.
"Ok, parla"
"Hai qualcosa a che fare con Shawn Mendes?"
Domandai, senza troppi giri di parole, volevo davvero chiarire quella questione che ormai mi tormentava perfino la notte.
"Shawn Mendes?  Che io sappia no" Rispose, scrollando le spalle disinteressato.
"Lo conosci?"
"Si, solo per sentito dire"
"Sei entrato in qualche giro?" Domandai ancora, questa volta con più calma.
Fortunatamente avevo approfittato di quel momento di tranquillità in casa, nostra madre e Taylor erano uscite per delle commissioni, perciò avevo più possibilità di fargli confessare qualcosa.
"Perché tutte queste domande?"
"Rispondi e basta"
"No Lauren, nessun giro, perché ti interessa così tanto?"
"Stai scherzando vero? Sei mio fratello, è ovvio che mi preoccupo" Risposi aprendo le braccia.
"Beh non farlo, non sono un bambino" Si girò verso la tv, pronto per riprendere a giocare.
"Oh sei in quella fase ora?" Gli domandai ridendo.
"Quale fase?" Inarcò le sopracciglia.
"Quella «Non sono un bambino» vorrei ricordarti che non sei nemmeno un adulto" Lo presi in giro, e lui scosse la testa spingendomi via.
"Stai attento Chris" Dissi mentre mi allontanavo dal divano.
"Si" Lo disse concentrato nel suo gioco, quasi come se volesse accontentarmi, io lo guardai un'ultima volta, prima di rientrare in camera mia.
Ero davvero preoccupata per lui, e ovviamente non credevo alle sue scarne rassicurazioni, ci voleva ben altro per convincermi e in fondo lui lo sapeva.
Dovevo indagare, chiedere a persone fidate che frequentavano quei giri, la prima che mi venne in mente fu Normani, ma non volevo coinvolgerla troppo, poi pensai alla serata di beneficenza, un'ottima scusa per iniziare a guardarsi in giro.
D'altronde la criminalità non si trovava solo nei quartieri più poveri, anzi, i veri criminali vivono in ville lussuose, per questo non mi ero stupita di sentire il nome di Shawn in quella lista di persone che il preside mi aveva riferito.

Era quasi arrivata l'ora di uscire, guardai per un'ultima volta il riflesso nello specchio di camera mia, mi sentivo fin troppo elegante, con un vestito nero e dei tacchi dello stesso colore, ma per gli standard di quella festa era il minimo così cercai di non pensarci, uscendo da casa.
"Pensavo di aver sbagliato indirizzo " Non feci in tempo a chiudere la porta del palazzo quando una voce mi fece voltare di scatto.
"Keana, che spavento" Sospirai, avvicinandomi e salutandola con due baci sulle guance.
"Questo vestito non mi sta bene? Addirittura uno spavento?" Lo disse seriamente e io piombai in un profondo disagio.
"No- No ti sta bene, intendevo-"
"Tranquilla, ti stavo prendendo in giro" Disse ridendo mentre mi indicava l'auto dietro di se.
"Guidi tu?" Le dissi incuriosita dall'assenza di un autista.
"Chi altro? La mia famiglia non è come quella dei Cabello, non abbiamo bisogno di un autista" Quel commento smosse qualcosa in me, come una piccola scintilla d'ira che probabilmente accese anche il mio sguardo.
"Tutto ok?" Mi domandò, vedendomi un po' soprappensiero.
"Ehm si, andiamo" Allacciai la cintura e in poco tempo la ragazza al mio fianco fece partire l'auto, in direzione della casa di Dinah.

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