Capitolo 11

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"Stai giocando davvero sporco, non ti sembra esagerato?"
"Esagerato? Mai quando si tratta di lei"

Camila's p.o.v
Battevo il cucchiaio contro le pareti della tazza ripiena di latte, quelle onde che si creavano mi ipnotizzavano, facendomi ignorare il fastidioso rumore che nel frattempo stavo causando.
"Camila vuoi smetterla di picchiettare la tazza?" Alzando gli occhi mi scontrai con quelli duri di mio padre, che nascondeva metà del suo viso dietro ad un giornale.
Per un attimo mi persi nel colore marrone del mio caffè latte, cercando di non pensare alla giornata scolastica che mi aspettava, mi ero svegliata male, quello era sicuro, ma quello che aveva peggiorato la mia mattinata era stato un messaggio di Shawn.

Voleva incontrarmi fuori da scuola, ma odiavo quel genere di messaggi da «dobbiamo parlare» Mi causavano solo ansia e nervosismo, due emozioni che mi scombussolavano lo stomaco, soprattutto di prima mattina.
"Se non lo bevi più puoi anche aspettarmi in macchina" Ancora una volta mio padre mi parlava da dietro quel giornale, sembrava stanco, solitamente non aveva mai quelle occhiaie,
"Non hai dormito?" Gli domandai, studiando con attenzione la sua reazione.
"Non molto, si nota?" Chiese ironicamente
"Abbastanza, perché non hai dormito?"
"Ho alcuni problemi al lavoro, ma niente di cui preoccuparsi" Il suo tono era dolce e mi fece accennare un sorriso.
"Ora andiamo o arriverai tardi a scuola"

"Non per farmi gli affari tuoi ma-
"Come premessa non è un gran che" Lo interruppi, concentrandomi sul paesaggio che scorreva fuori dal finestrino,
"Ma dato che coinvolge anche i miei interessi ho bisogno di chiedertelo" Mio padre si girò, aspettando una mia reazione.
"Hai aperto tu il Tempranillo? Ce n'è solo metà" Alla menzione di quella marca di vino mi girai di scatto, maledicendomi mentalmente non appena me ne resi conto.
"Ne ho bevuto un bicchiere a cena, ma era già aperto" Mentii spudoratamente.
"Impossibile, mi ricordo quali vini apro"
"Lo avrà aperto la mamma allora, so solo che io ho bevuto solo un bicchiere" Dovetti trattenere una risata quando l'immagine di me e Lauren che sorseggiavamo quel vino mi tornò in mente.
"Va bene..." Non disse altro, riprese a guardare la strada davanti a noi, perdendosi nel traffico per arrivare a Las Encinas.

Shawn era fermo sulle scale, sembrava impaziente di parlarmi e non mi lasciò nemmeno il tempo di scendere dalla macchina di mio padre, mi venne incontro e aprì la portiera per me.
"Mila" Mi salutò, guardando poi verso mio padre.
"Buongiorno signor Cabello"
"Shawn, quante volte ti ho detto di chiamarmi Alejandro? Ci vediamo a casa" Disse poi mio padre, rivolgendosi a me.

"Perché tutta questa fretta di parlare?" Iniziai a incamminarmi verso l'entrata, ma lui mi fermò, tirandomi un braccio.
"Siamo nella merda Camila, mio padre rischia di rimanere in carcere"
"Siamo? Tu e la tua famigli-"
"No, entrambe le nostre famiglie sono nella merda"
"Non ti seguo"
"Perché pensi che le nostre famiglie siano così unite? di certo non solo perché noi due stiamo insieme"
"Cosa stai cercando di dirmi?" Il suo comportamento vago iniziava ad innervosirmi.
"Sto solo cercando di aiutarti, dato che nessun altro lo farà" Aiutarmi? Per cosa? Pensavo mentre lo guardavo confusa.
"E ti conviene starmi vicino, smetti di frequentare quella gente"
"Shawn qual è il tuo problema? Chi frequento o l'arresto di tuo padre" La sua espressione cambiò immediatamente, diventò più cupa e dura.
"Entrambi, se solo la smettessi di esser così superficiale e iniziassi a crescere..." Alzai le sopracciglia alla sua critica nei miei confronti.
"Sai cosa? Vaffanculo" Mi allontanai, lasciandolo lì su due piedi.
Non sapevo che intenzioni avesse, ma quella conversazione non aveva un senso, suo padre stava per esser condannato e lui cercava di proteggermi?
Non avevo bisogno di essere protetta da lui, forse era lui che ne aveva bisogno e con quel discorso stava cercando di portarmi dalla sua parte, ma perché parlare della mia famiglia?

"Chancho, cos'è quella faccia?" Dinah mi incrociò nel corridoio mentre camminavo senza nemmeno sapere dove andare.
"Ho appena avuto una conversazione senza senso con Shawn" Mi avvicinai al mio armadietto, appoggiando la fronte sul metallo freddo.
"Per Lauren?"
"Shh, Dinah" La zittii, dato che eravamo circondate da alunni che a turno prendevano i libri dai loro armadietti.
"Scusa"
"Comunque no, o almeno, a lui da fastidio che le parli, non sa e non saprà nulla" Risposi con calma.
"Non capisco perché continuate a stare insieme" Stavo iniziando a chiedermelo anche io...era davvero un bene frequentarlo? Certo, lasciarlo proprio in questo periodo era da insensibili, ma alla fine era come se fosse già finita.
"Non posso lasciarlo proprio quando suo padre è sull'orlo della rovina" Le spiegai, cercando di convincere anche me stessa,
"E quando sarà finito?" Dinah appoggiò la schiena agli armadietti, aspettando una mia risposta.
"Probabilmente si, dipende"
"Da cosa?"
"Cosa sono tutte queste domande Dinah..."
"Sto solo cercando di aiutarti a schiarirti le idee, dato che ti vedo in difficoltà" E aveva ragione, lo ero ma non potevo cedere, dovevo rimanere calma.
"Non lo so, sto solo cercando di non farmi vedere debole"
"Non lo sei" La sua mano si posò sulla mia spalla, donandomi conforto, proprio quello di cui avevo bisogno, così la attirai a me per un abbraccio.
"Ti voglio bene, so che non lo dico spesso ma sei davvero la mia unica vera amica"
"La migliore" Mi sussurrò lei, facendomi sorridere.
"E ti voglio bene anche io" Concluse, staccandosi e prendendomi per mano per raggiungere la nostra classe.

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