"Sono stanca di seguire una vita piena a metà. Stanca dei sacrifici che non portano alle soddisfazioni che vorrei provare, per potermi dare una pacca sulla spalla e dire: "brava, hai resistito e ne è valsa la pena".
La vita è sempre una vita a metà se non rischi.
E io ho così dannatamente bisogno di rischiare, di osare per sentirmi libera di trovare la mia strada."
Queste sono le frasi che da stamattina mi fluttuano in mente come fossero piume di cemento.
Sono a lavoro, è l'ennesimo giorno che passo tra me e le mura di questo negozio.
È freddo, vuoto, senza anima.
La mia anima si accende a tratti rari.
C'è un silenzio assordante che mi fa percepire più me che il mondo.
Il mio umore si dipinge di grigio come il fumo che esce dalle torri di una fabbrica. All'improvviso però, entra dalla porta un anziano signore travestito da angelo, che più che informazioni voleva semplicemente parlare con me, come si faceva un tempo; così dal nulla, senza troppe pretese: due sconosciuti che intrecciano le loro esperienze di vita aprendosi a vicenda.
Io, con tono pacato e gentile, ascolto la sua richiesta che ben presto si trasforma in un racconto.
Mi narra della sua vita passata in Africa, della sua voglia di continuare a credere che l'uomo no, non è cattivo per natura e del suo lavoro di una vita, crollato via come case di fronte di un uragano, in pochi mesi.
Lo ascolto attenta e tra me e me penso come può sembrare così tranquillo dopo aver perso tutto. Lui continua a raccontarmi rapito della sua vita, fino a quando si accorge dal mio accento, delle mie origini; mi esprime quanto amore provasse verso la mia terra.
E io lo ascolto, ancora e ancora, fino a quando mi dice :
" Stiamo parlando quasi da un'ora e come uno sciocco non ti ho chiesto come ti chiami?"
"Mi chiamo Giulia signore."
Si allontana dalla porta improvvisamente, come se si fosse svegliato dalla piccola illusione che le sue parole stavano raccontando.
"Giulia devo scappare ma ti voglio dire un'ultima cosa, non mollare che il mondo ha bisogno di persone come te e ti auguro di realizzare tutti i sogni che tieni, che dagli occhi tuoi si capisce che devono essere grandi."
Incredula lo ringrazio e resto per un istante ferma a fissare la porta.
Lo chiamerò l'uomo travestito da angelo.
Uno sconosciuto che in un mio momento di estremo sconforto, ancor prima di entrare dalla porta, sapeva già cosa dire.
Aspetto che passino le ore, sperando che il tempo mi dia le risposte che cerco.
Nel frattempo un rumore assordante frastuona la mia mente.
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Che fine fa la malinconia quando scompare?
Ficción General"Sembra come fosse ieri, il giorno in cui entrai in quell'agenzia di viaggi, malinconica e taciturna. Le valigie piene degli ultimi vent'anni della mia vita pronte a partire con me. Cento addii che non avrei mai voluto pronunciare eppure dovevo fa...