Capitolo 37. Lettera a me stessa.

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Non mi sono mai detta poi
così tante volte
ti voglio bene
dimenticavo che io
ci sono sempre stata per me:
nei pianti, i successi, i fallimenti e la solitudine.
Io ero sempre lì
a ripetermi di resistere.

Se ti dicessi che ce l'abbiamo fatta, ci crederesti?
Hai aspettato così tanto questo momento,
hai lottato così tanto per esser dove sei che questo traguardo quasi sembra visione.
I primi esami all'università sono andati bene e l'angoscia di non esser all'altezza di quello che sei, si affievolisce ora dopo giorno.
Hai zittito le voci degli altri che ti urlavano di non potercela fare, hai smentito il tuo passato.
Hai vinto, non è questo che forse volevi?
Dimostrarti che gli altri non avevano ragione.
Sapere di non essere, ciò che gli altri di te descrivevano, senza nemmeno sapere chi fossi.
Che si prova, dopo tante lotte?
Non è forse questa la pace che ti ostinavi a cercare?
Non è questa, almeno in parte, la vita che sognavi?
Ammira la vista che vedi dall'alto e si pronta a dover risalire le scale che ti porteranno su panorami diversi.
Si sale e si scende, come bene sai.
Non ti far cullare troppo dall'illusione momentanea e si pronta a nuove sfide:
la vita è questo, fare piccoli passi ,costantemente, per raggiungere grandi sogni.

Scrissi una banale lettera a me stessa per ricordarmi di quanto fosse importante,
imparare a celebrarmi, soprattutto da sola, imparare ad amarmi e costruire la mia autostima.
Leggendo quelle poche righe mi accorsi che tutta la sofferenza aveva preso forma sotto sembianza di senso, il dolore provato mi aveva permesso di amplificare la bellezza del traguardo raggiunto.
Essere fiera di me.
Troppe volte, dimentichiamo di costruirci.
Costruirci come si costruisce la nostra casa, il posto dove sentirci al riparo.
Siamo piante e ci scordiamo di innaffiarci e così spesso, appassiamo inerti.
Se solo ci volessimo più bene...

La lettera è frutto del tentativo che da annientarmi mi ha portato a comprendermi, ascoltarmi, volermi bene.
Io sono qui, ma migliaia di persone no.
E mi preme di dire parole che servano da motore per coloro i quali si sentono spenti, come spenta mi sentivo io.

"Lo so, che a volte, la vista s'annebbia e scompari.
Ti senti così leggero, vuoto e finisci per riempirti con le cose sbagliate pur di sentir qualcosa.
Aspetta un attimo e respira, alza gli occhi al cielo, piangi e urla se ne senti il bisogno e poi contempla il mare poiché lui ti comprende, disperati e ascoltati, amati.
Pensati tuo amico, abbracciati se ti senti solo.
Parla di ciò che ti sta uccidendo, non tenerlo per te nell'attesa che ti soffochi.
È solo un periodo no, esistono giornate più tristi e momenti più bui di altri, lo sai, non soffrirai in eterno, resisti.
Ricorda che anche se cadi potrai in qualsiasi momento trovare la forza di rialzarti, datti tempo.
Abbraccia quei pensieri buii, non respingerli ma piangi insieme a loro.
La vita ti aspetta, non ignorarla. Sei forte più di quanto credi.
Pensa a tutte le volte le quali non pensavi ce l'avresti fatta e invece? Hai superato quei momenti, puoi farlo ancora. Lo so che sei stanco.
Potrai sempre ricominciare, non è mai troppo tardi, scendi da quella finestra e torna dentro."

Che fine fa la malinconia quando scompare? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora