Capitolo 32. Il passato costruisce il presente?

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Sono così legata a ogni dettaglio che l'abbia formato che riesco a lasciarlo andare solo a tratti rari.

Tra poco finirò di lavorare,
leggo il suo messaggio in anteprima:
"Stasera ceniamo insieme?"
"Si, ti ricordi di quella volta al mare?"
"Quale delle tante?"
"La volta in cui abbiamo capito di essere complici."
"Si, sono passati quanti anni ormai? Tre, quattro?"
"Quattro."

Posso salvare un pezzetto del mio passato perché ha viaggiato nel presente insieme a me.
Mentre ripenso ai ricordi da salvare, mi accorgo di quanto io sia stata ossessionata dall'amore e cerco di evitare le immagini che mi riaffiorano in mente:

Avevo forse quattordici anni.
Mi innamorai perdutamente di un ragazzo ricciolino con i capelli neri, che chiamerò mister x.
Sentivo dentro me il bisogno innato di dover passare le mie ore al suo fianco.
Sentivo di amarlo nonostante io non lo conoscessi. Amore platonico forse?
Dopo anni di amore non corrisposto, ( figuriamoci se ai tempi avevo il coraggio di dichiararmi) qualcuno dal mio telefono in un momento di euforia, gli scrisse ti amo.
E lì sprofondai, capii che quel ti amo che io coltivavo in silenzio dentro me con cura, non aveva più peso.
Era troppo più grande del vero.
Lui mi rispose grazie ma... possiamo essere amici se vuoi.
Inutile negare quanto ci restai male, fu la mia prima delusione d'amore.
Tutte le mie fantasie crollate come mattoncini del jenga.

La seconda volta che mi innamorai invece ero sicuramente più consapevole di cosa fosse l'amore ma decisamente più stupida, accecata dal primo sentimento corrisposto.
Non ricordo chi iniziò la conversazione ma ricordo soltanto che nel pub dove uscivo di solito, notai un ragazzo con un cappotto scuro, imponente, che mi fissava e borbottava come se stesse parlando di me:mesi dopo mi confesso che la mia intuizione era giusta.
Fú il mio primo fidanzatino, a sedici anni.
Inutile dire quanto la mia vista fosse annebbiata.
Subivo discorsi del tipo la laurea? Tu non ci vai all'università andremo a vivere insieme quando terminerai il liceo.
Gelosia morbosa.
Silenzi lunghi e litigi neri.
Dopo più di mezzo anno mi accorsi che lo stesso sentimento che io chiamavo amore non lo era affatto e così decisi di lasciarlo e di riprendermi me stessa.
Da quel momento in poi mi promisi che nessuno potrà avere facoltà di scelta sulla mia vita e sul mio futuro se non io.
Da quel momento in poi le mie insicurezze esplosero.
Da quel momento in poi imparai a conoscermi veramente.

La terza volta che mi innamorai, lo feci per davvero. Senza avere al mio fianco una persona pronta a tagliarmi le ali.
La terza volta che mi innamorai, mi innamorai veramente anche di me.

E così facendo sto imparando cosa voglia dire amare incondizionatamente qualcuno tra alti e bassi, nella tempesta e al mare.

Che fine fa la malinconia quando scompare? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora